Il Seminario comprende quattro argomenti, ognuno dei
quali fa oggetto di tre incontri.
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LA RIFONDAZIONE DELLA CITTA'
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Un impulso per ripensare la città al di là
del degrado attuale, ritrovandone i valori fondanti e delineando una visione
per il suo futuro.
1
Per una rifondazione della città: dal passato al futuro
Conversazione di Vittorio Mazzucconi
Il cammino dal passato al futuro deve essere focalizzato nel presente,
perché qui non si guarda alle città del passato, ma al nostro
compito di rifondare la città, oggi. La sua situazione di degrado
e di esplosiva complessità è sotto gli occhi di tutti, soprattutto
se guardiamo alle grandi metropoli del mondo. Quanto ai modi con cui si
cerca di gestire questa realtà, vediamo in essi non solo un'inadeguatezza
ma la totale carenza di un pensiero fondato sull'uomo, come espressione
non solo dei suoi bisogni concreti ma della sua anima.
Nel ripensare la città, dovremo quindi in primo luogo recuperare
quell'equilibrio fra "ragione e sentimento", che è inerente
alla natura umana ma anche, in forme diverse, alla costituzione della
città., e che è andato oggi perduto in una drammatica scissione.
Collegheremo così e integreremo la razionalità e l'altra
e fondamentale realtà, che possiamo chiamare cuore, o sentimento,
o semplicemente umanità. Ma potremo chiamarla anche natura, di
cui l'uomo deve sentirsi parte integrante, natura anch'esso, e non il
suo sfruttatore e distruttore..
Come gli antichi, nel fondare una città, guardavano al cielo per
desumerne un orientamento e un auspicio, così anche la nostra opera
di nuovi fondatori deve ispirarsi a dei valori spirituali. E' un orientamento
interiore che va ritrovato, non solo nella città, ma nell'uomo..
Per esemplificare il vero senso di questa "rifondazione" Vittorio
Mazzucconi presenta alcuni cenni sui suoi progetti di architettura e urbanistica,
che ritroveremo poi lungo tutto il Seminario, come testimonianze e quasi
come personaggi di un grande racconto.
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2
La metropoli contemporanea
Conversazione di Agostino Petrillo, in dialogo con Vittorio Mazzucconi
Agostino Petrillo spiega come il concetto di metropoli evolva oggi in
quello di megalopoli, giungendo a una realtà indifferenziata e
portatrice di enormi problemi, senza che ci sia tuttavia una teoria condivisa
sul modo di definirla e di gestirla. A fronte di questo stato di cose,
Vittorio Mazzucconi propugna che non si debba più pensare a delle
città smisurate, ma che esse siano da articolare in vere e proprie
federazioni di piccole città, con un particolare riguardo all'identità
di ognuna. Pone poi in primo piano il caso di Milano, la cui area comprende
molte cittadine che, in assenza di un piano lungimirante, si salderanno
presto in una megalopoli indifferenziata.
E' determinante il concetto di identità, sia su un piano locale,
che su quello di un'appartenenza culturale e globale. E' indispensabile
ancorarlo alle memorie del passato ma, ove questo non esista, lo si può
"progettare". Il riferimento al passato è infatti un'esigenza
connaturata alla psiche umana che lo riconosce e produce in se stessa,
come si vede nei progetti di Mazzucconi.
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3
La Città a immagine e somiglianza dell'uomo
Conversazione di Vittorio Mazzucconi
L'incontro fa riferimento al libro La Città a Immagine e Somiglianza
dell'Uomo ( Hoepli 1967) dello stesso autore.
L'opera è composta di due parti:
- una prima parte che studia la città su molteplici piani: la storia,
l'arte, la sociologia, l'urbanistica, per giungere a una visione che è
insieme una filosofia e una poetica della città. Essa si dedica
alla ricerca di come la città dovrebbe essere nella sua essenza,
o forse anche in un futuro, che esso sia il day after o comunque il giorno
di un risveglio spirituale dell'umanità
- la seconda parte invece verte su Milano: lo stesso pensiero che aveva
delineato una città ideale si cala nella realtà di una vera
città per trasformarla. Come si opera questa trasformazione? Riprendendo
il filo che dalla nascita della nostra città in un tempo remoto
conduce al suo sviluppo fino ad oggi, nel tempo e nello spazio, ponendosi
all'ascolto della sua identità profonda, progettando con coraggio
il futuro..
Da un sogno poetico, quindi, al progetto di un nuova metropoli che ne
affronta e risolve i problemi. In ambedue le parti è all'opera
un impulso molto lontano da quello dell'urbanistica corrente.. Esso persegue
un intento di guarigione dalla scissione che si è operata nell'animo
dell'uomo e che dà luogo alla crisi del mondo contemporaneo.
Al termine dell'incontro, si parla anche dell'Arca del Duomo, come edificio
simbolo della rinascita di Milano.
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UN'ARCHITETTURA PER L'UOMO
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Per case e cittā che siano a immagine dell'uomo e
non dei demoni del denaro, del potere, dell'ideologia o della tecnologia
fine a se stessa.
In una serie di tre conversazioni, Vittorio Mazzucconi parla di un suo
modo di concepire questo essere "a immagine dell'uomo", che
abbiamo già visto nella sua visione della città. E lo fa,
da una parte richiamandosi alla primaria esigenza di un rinnovamento interiore,
e dall'altra con la viva testimonianza delle sue opere. ...
4
Dal classico ad oggi: Il senso dell'architettura
In questi giorni di apertura del salone del mobile, si parla molto della
creatività di cui fanno prova i designers. Una creatività
che si è appunto rifugiata nei mobili, negli oggetti, invece di
esprimersi in stupende città come quelle di un tempo, nelle loro
cattedrali, in monumenti insigni e anche nelle case e nelle opere d'arte
minori, ma pur sempre ricche di una loro dignità e bellezza.
C'è quindi da chiedersi dove siano andate le qualità che
permettevano tutto questo e che oggi producono invece sedie, imbottiti
o effimere installazioni...chiederci qual'è il senso dell'architettura,
un senso perduto o almeno molto trasformato.
Non vorremmo quindi parlare di design, ma dell'architettura vera, non
dell'effimero ma del perenne. Guarderemo dapprima all'architettura classica,
in cui un primo e miracoloso equilibrio fra le facoltà dell'uomo
e fra la tecnica e il divino si è espresso nel tempio mentre, successivamente,
le sue forme sono state messe al servizio del potere di Roma e, dopo ancora,
dei poteri politici e finanziari di mezzo mondo. Guarderemo poi anche
all'architettura gotica, vedendo anche in essa un'unione fra la tecnica
e un anelito religioso. Ma cosa accade oggi, in cui ogni trascendenza
è perduta?.
Che oggi noi non costruiamo più templi o cattedrali, ma edifici
pubblici e privati delle più svariate destinazioni, è un
dato di fatto, facilmente spiegabile con lo sviluppo sociale e culturale
del nostro tempo. Che, quando scarseggia la possibilità di realizzare
tali opere, come avviene in Italia, prenda uno straordinario sviluppo
la creazione di mobili e oggetti, è ugualmente spiegabile, ma c'è
qualcosa di più profondo che ci fa pensare. Noi non costruiamo
templi non solo perché non siamo più religiosi, oltre che
occupati nella costruzione di mille altre opere più utili, ma perché
è venuta a mancare in noi quella originaria unione fra cuore e
intelletto, come fra natura e civiltà che, generando un'armonia,
si poneva in spontanea sintonia con il divino che, in sé, è
appunto armonia.
Come recuperarla? Come ristabilire un rapporto fecondo fra l'umano e il
divino, fra la terra e il cielo? Come ritrovare il centro interiore?.
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5
Dal razionalismo al tecnologismo e oltre
Uno sguardo di insieme sull'architettura del nostro tempo.
L'accenno al salone del mobile come a una manifestazione di creatività
molto dispersiva e in un certo senso deviata rispetto all'impegno che
gli architetti dovrebbero poter svolgere nella città e in progetti
di vera architettura, ha coinciso, proprio negli stessi giorni, con la
pubblicizzazione dei nuovi e grandiosi edifici in progetto a Milano. E'
allora questa la vera architettura, la vera creatività di cui lamentavamo
la mancanza?. Sono le grandi opere di una civiltà matura?
Senza fermarci alla contingenza, nell'incontro si dà uno sguardo
di insieme molto sintetico al percorso dell'architettura moderna e contemporanea,
a partire dal razionalismo, con cui si rifiutavano le forme della vecchia
architettura in nome di una ragione congelata e dell'amore per la macchina,
a cui si pensava di equiparare la casa dell'uomo. L'inizio di una nuova
civiltà suscitava in molte anime e in diversi campi – basta
pensare al futurismo - un grande e abbastanza ingenuo entusiasmo, ma è
sotto gli occhi di tutti il suo successivo sviluppo che, dall'esplosione
in ogni campo al delirio tecnologico, rischia oggi il collasso globale.
Il razionalismo non è stato quindi che uno degli aspetti del materialismo
e dell'indirizzo scientifico del nostro tempo, con cui si è operata
la scissione del binomio costitutivo dell'uomo e della città stessa.
Il suo "cuore" è sinonimo di radice, di continuità
storica, culturale, architettonica, portata avanti dagli stessi abitanti
della città (non con degli edifici paracadutati dall'alto come
nel caso dei grattacieli storti della zona Fiera) mentre, per “ragione”,
intenderemo un vero pensiero sull'insieme della città, non solo
un'analisi sociologica e territoriale, o la mera espressione di una politica,
di un'economia, di un'astratta razionalità, di una tecnologia d'avanguardia,
di ambizioni ...
Senza sottovalutare quindi i nuovi edifici in costruzione a Milano, non
sembra proprio che essi si fondino su un pensiero e tanto meno su una
radice. Non parliamo poi di un intento spirituale a cui il rapporto fra
pensiero e radice dovrebbe ispirarsi.
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6
Una poetica per l'architettura
Si dirà che parlare di pensiero, di radice, di spirito, ha più
a che fare con la poesia che con la città reale, in cui l'architettura
è chiamata a intervenire. Cosa ha in comune la poesia con la città
reale? Può aiutare a comprenderla, o addirittura a trasformarla?
Quali erano le qualità che facevano la bellezza della città
antica e che non ritroviamo più nella città di oggi? Pensate
al senso religioso, alla continuità storica, all'emergere di grandi
personalità interpreti della città, a un senso del tempo
che era permeato di aspirazione all'eternità....pensate invece
solo al tempo per noi cortissimo degli investimenti economici o degli
impegni elettorali, alla corsa all'esteriorità, al potere, agli
affari, alle ambizioni...In una città simile si brucia tutto, non
si costruisce per le future generazioni ma per l'interesse immediato,
non si fanno monumenti a un ideale umano o divino ma solo al denaro, al
potere, al successo.
Ma non vorremmo neppure chiudere gli occhi sulle nuove poetiche di tanti
architetti, sul fascino delle tecnologia, sul campo del virtuale. Sono
le prime forme del futuro ma vorremmo che il futuro comprendesse anche
un giusto rapporto fra le realizzazioni d'avanguardia, spesso fine a se
stesse, e l'arte di costruire le case e le città degli uomini,
che deve essere anche umile, ispirata a buon senso e non alle archi-ambizioni.
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ARTE COME CAMMINO INTERIORE
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Per ritrovare il. senso profondo di un'arte che esprima
la nostra anima e non le trovate effimere dell'arte contemporanea.
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Il punto di vista spirituale nell'arte (dall'arte del
passato all'arte moderna)
Conversazione di Vittorio Mazzucconi
La scissione fra cuore e intelletto, che abbiamo visto parlando della
città e dell'architettura, è ancor più evidente nel
campo dell'arte e in particolare delle arti visive. Per “cuore”
intenderemo le stesse cose dette prima e, in più, l'inconscio,
i sentimenti, la natura e la terra in noi, la nostra parte femminile.
Mentre per “intelletto” vorremmo intendere una luce, una comprensione
illuminata, ma troveremo più spesso in noi un'arida razionalità,
irrigidita in varie conformazioni culturali.
Il rapporto fra queste due componenti dell'uomo ci fa pensare anche a
quello fra femminile e maschile, che genera la vita e, nello stesso modo,
l'opera d'arte. Se non avviene questa unione, un'arte intesa come opera
vivente è impossibile, proprio come sarebbe impossibile la nascita
di ogni creatura. Se poi si pensa all'anima di questa creatura, sarà
ben difficile trovarne traccia in gran parte dell'arte del nostro tempo.
Essa è, ahimè, figlia di una società e di una cultura
che non vogliono sentir parlare di anima. Sarà quindi un'arte senza
anima, un'arte che sarà solo un' invenzione intellettuale.
La grande, vera arte ha invece sempre espresso il sacro, beninteso anche
quando non raffigurava soggetti religiosi. Il sacro è appunto in
questo mistero della generazione, in cui due opposti si congiungono e
ne nasce il figlio, che non è però la loro opera ma quella
dello Spirito che in essa si incarna. Non vogliamo sentir parlare di questo
mistero? Invece di pensieri fecondi avremo allora delle mere invenzioni
intellettuali, invece di creature viventi delle macchine, invece di un'arte
vera, sacra nel suo principio al pari della vita, avremo giocattoli, mode,
design, mercato e quant'altro ci viene proposto in un mondo alla deriva.
Come vorremmo invece che fosse "l'arte come cammino interiore"
ci cui parliamo?
Un'arte che ritrovi la radice profonda dei sentimenti umani, e che di
essi nutra un vero pensiero creativo. Un'arte che, attraverso questo lavoro,
sappia accogliere, esprimere, incarnare lo Spirito, seguendo così
il vero cammino dell'uomo, anzi di tutta la creazione, dalla materia allo
spirito.
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Dal futurismo all'arte contemporanea
Conversazione di Giorgio Seveso, in dialogo con Vittorio Mazzucconi
Giorgio Seveso esordisce manifestando un'idea diversa sull'arte. "Siamo
due mondi diversi, due sponde diverse...Mazzucconi è teso alla
ricerca di un senso spirituale, l'essere nel mondo, e io sono al contrario
convinto che gli uomini sono la risultante di una serie di questioni molto
pratiche, molto pragmatiche, molto tecniche...io sono agnostico, sono
un marxista"
Il dibattito fra queste due posizioni fa scintille. Riportandolo però
all'argomento del Futurismo e di ciò che ha seguito nell'arte contemporanea,
Mazzucconi mette in evidenza che il Futurismo è stato la scuola
dei miti della velocità, della violenza, della tecnica, che sono
poi sfociati non solo in regimi totalitari ma in quel tipo di civiltà
di cui viviamo oggi la crisi. "Mi colpisce poi molto, nel Futurismo,
il suo stesso nome, che paragono a un'altra parola: contemporaneo. Mentre
ai tempi del Futurismo, sia pure in un modo utopistico ed anche tragicamente
anticipatore, si guardava con entusiasmo al futuro, oggi non sappiamo
più guardare a nulla, e quindi siamo tutti arroccati a questa idea
del contemporaneo, come unico valore di presenza, di appiattimento sul
presente" Seveso parla di un'altra lettura del contemporaneo, affermando
che "la dimensione dell'arte e delle sue istituzioni si è
oggi ristretta a un insieme di stili, linguaggi, a cui l'arte deve somigliare
per essere definita contemporanea, altrimenti non è arte. Cioè,
questo concetto di contemporaneo è diventato una specie di manierismo
e va abbattuto, perché contemporaneo è un termine che dovrebbe
indicare tutto ciò che accade, nel bene e nel male, nelle sue contraddizioni
e connotazioni".
Il dibattito sul contemporaneo si amplia, ma Mazzucconi conclude che,
al di là di esso, bisogna "saper guardare al perenne".
Perenne è la verità dell'anima. L'arte non può fondarsi
solo su un' informazione storica, culturale, o una militanza sociale,
deve saper rispondere a un'urgenza di rinnovamento spirituale..
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Arte come cammino interiore
Conversazione di Andrea Del Guercio, in dialogo con Vittorio Mazzucconi
Se nella vita di ogni uomo deve esserci un cammino interiore di crescita
e di consapevolezza, esso si deve leggere anche nell'opera di un artista
che, senza indulgere a tentazioni di moda e di superficialità,
riesca a trovare il filo del rapporto con la propria anima e ne dia quindi
un'autentica espressione.
Quest’arte interiore si pone quindi sul sentiero della spiritualità,
del sacro, ma non è necessariamente un’arte sacra: sarebbe
bellissimo che le due cose combaciassero, ma viviamo in un periodo di
grande scissione, di grande tormento, che non lo permette.
Del Guercio ci parla invece della sua esperienza di critico d'arte molto
attento all'arte sacra, particolarmente dei giovani (vedi il suo libro
"Arte Cristiana contemporanea") Ci espone poi l'idea che un'opera
d’arte abbia una sua "vita interiore" che la porta, dopo
essere uscita dallo studio dell'artista, a incontrare diverse valenze
nel tempo e negli spazi in cui sarà collocata. Lo spazio sarà
determinante, addirittura per leggere come sacra un'opera, se collocata
in uno spazio sacro. "La cripta fa la differenza" .
Mazzucconi risponde che il percorso interiore è da attribuire
all'uomo, all'artista e non all'opera. Non è la vicenda con cui
un'opera si presta a diverse valenze e letture nel tempo, ma "il
processo profondo, doloroso, con cui un uomo prende coscienza di sé,
passando da pulsioni vitali, dal mondo dei sentimenti o anche dalle sue
costruzioni mentali, a una visione chiarificata, ascendendo e avvicinandosi
a una vita spirituale"
Quanto al luogo. egli sostiene che "il luogo è principalmente,
anzi solamente, una questione interiore. Il luogo sacro è il luogo
del nostro cuore, quindi non una cosa esterna, è il cammino interiore
di cui parlo, è quello di costruire, trovare, inventare nel senso
latino di invenire, il luogo interiore, e questa è la mia opera,
il mio intento, il fare di se stessi il tempio, realizzando questa aspirazione
in ogni occasione."
Si riparla poi dell'arte contemporanea, facendo seguito al dibattito del
precedente incontro, e Del Guercio ne dà una bella definizione:contemporaneo
"non in un senso temporale ma nel senso di qualcosa che all'improvviso
trova il suo contatto con l'urgenza del suo tempo".
Rispondendo poi a Del Guercio che cita delle parole di Luzi su Santa Maria
del Fiore, Mazzucconi menziona il suo progetto della Città Nascente
per il centro di Firenze, il cui edificio più significativo è
un simbolo di apertura: "è anzi come se fosse il Cupolone,
che è oggi un bocciolo chiuso e rovesciato, ma che finalmente si
apre e sboccia....questa apertura viene dallo stesso impulso che opera
in ogni pianta del mio giardino, è come la nostra anima che, qualunque
sia il luogo, che ci siano altari o no, reliquie o no... segue il bisogno
insopprimibile di aprirsi. Mi sembra questo il senso vero di un cammino
interiore e dell'arte che lo esprime".
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IL RINNOVAMENTO DELL'UOMO
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Conferenza di Dario Sacchi, in dialogo con Vittorio
Mazzucconi
Il lavoro su noi stessi è il nostro compito più importante
al fine di riportare a un'armonia le deviazioni della ragione e delle
pulsioni oscure e distruttive del nostro tempo.
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La filosofia nella storia
L'intervento erudito e molto completo di Dario Sacchi, con una carrellata
sulla storia della filosofia dall'antica Grecia ad oggi, non può
purtroppo essere riassunto. Ne possiamo però cogliere gli aspetti
conclusivi quando ci parla di una filosofia contemporanea il cui sviluppo
sembra allontanarsi dalla percezione comune. Il linguistic turn sposta
l'attenzione dal pensiero al linguaggio, mentre il conoscere si trasforma
in un processo interpretativo, annullando così in fondo ogni certezza..
Ci eravamo posti l'istanza di un rinnovamento dell'uomo, al fine di fronteggiare
l'evoluzione catastrofica del mondo, cercando di realizzarlo in noi, attraverso
uno sviluppo di coscienza, e nella città, attraverso un pensiero
così maturato, ma sembra che la filosofia non possa esserci di
molto aiuto. A un occhio non specialistico essa sembra dibattersi nella
rete di un pensiero sempre più complesso e autoreferenziale che
essa stessa ha costruito e che non ha più un contatto con l'anima
dell'uomo.
Quando poi Sacchi parla della polis, come luogo del rapporto fra libertà
e legge e dei cruciali problemi posti da una società multietnica,
possiamo seguirlo richiamando per?ò l'esigenza di un vero pensiero
sulla città, che sappia andare molto al di là delle idee
che ci si fa sull'accoglienza e la multi-culturalità. Bisogna dire
che il problema del rapporto fra diverse culture non si pone purtroppo
solo fra persone di diversa etnia ma fra noi stessi, politici, filosofi,
architetti, uomini di diversi studi, a causa della mancanza di una conoscenza
comune.
Mazzucconi evoca di nuovo il progetto della "Città a immagine
e somiglianza dell'uomo", ma lo fa questa volta proponendolo come
come modello filosofico. In esso sono infatti espressi in modo emblematico
alcuni aspetti cruciali: il rapporto fra libertà e legge, fra ragione
e sentimento, fra città e natura, il modo di intendere la crescita,
il vuoto come centro dell'essere ecc.
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Riunire il sentimento e la ragione
Conversazione di Vittorio Mazzucconi
In questo incontro si giunge a una conclusione del lavoro svolto
durante il Seminario ( il prossimo e ultimo incontro sarà invece
dedicato alla proiezione di immagini e al dibattito su di esse).
Per quanto il Seminario sia stato articolato in quattro gruppi di incontri
dedicati a temi specifici, il filo del pensiero è fondamentalmente
lo stesso e non può essere sempre e facilmente diviso nei rispettivi
argomenti.
Parlando delle metropoli contemporanee, a fronte del groviglio dei loro
problemi sociali, economici, di inquinamento e alienazione, abbiamo affermato
la necessità di una vera e propria “Rifondazione della città”,
cioè di un intento che sappia ripensarla dalla base, con lo studio
di tutte le realtà in essa coinvolte, da unificare e orientare
verso una visione.
Questa visione non può nascere che da una vera conoscenza dell'uomo,
anzi dalla sua trasformazione. Occorre rifondare non solo la città
ma noi stessi, come dice in particolare il titolo di quest'ultimo gruppo
di incontri: "Il Rinnovamento dell'uomo”. .
In noi stessi e nel mondo troviamo l'evidenza della dualità: fra
materia e spirito, corpo e anima, maschile e femminile, fra pensiero e
sentimento, e fra mille altre cose. La scissione che si è creata
fra "pensiero e sentimento" (fra ragione materialistica e anima,
civiltà e natura), è stata un leitmotiv in tutti
questi incontri perché essa è proprio la radice dello stato
di crisi in cui viviamo. Ad ogni dualità c?orrisponde però
l'impulso a riunirla in un'unità: così si riuniscono il
maschile e femminile, dando nascita alla vita; così la materia
e lo spirito si fondono in ogni cosa, così la natura e la civiltà
devono ritrovare un equilibrio
Abbiamo visto che lo stesso avviene anche in una vera opera d'arte, dando
luogo a una vera e propria nascita. Questa integrazione e la nascita spirituale
che ne consegue sono il senso del "cammino interiore" a cui
ogni uomo e ogni artista sono chiamati, ma essa è purtroppo un'idea
del tutto estranea all'arte e alla ragione materialistica del nostro tempo.
Se la nostra istanza era quella di un'arte che esprima l'anima, che guardi
ai valori perenni, arte come meditazione, come medium di conoscenza, essa
non è stata sviluppata e compresa appieno, ma ciò sarà
fatto in un nuovo Seminario "Arte
e Psiche".
Nulla è infatti più urgente che orientare l'arte, come ogni
altra disciplina, verso la riscoperta dell'anima.
Se poi guardiamo alla storia, troviamo che l'equilibrio fra le facoltà
fondamentali dell'uomo è stato raggiunto nei suoi momenti più
felici. E' il caso dell'antica Grecia, che ci ha portato a parlare del
classico e dell'armonia che in esso si esprime. Con tale armonia, è
come se si fosse realizzata la sintesi di base che permette uno sviluppo
ulteriore verso un livello più alto. Come, per la colonna classica,
questo sviluppo è il capitello, e come lo è il fiore per
la pianta, così, in noi stessi, è la realizzazione del Sé,
cioè della personalità più grande e essenziale ch?e
è dentro di noi e che chiede di essere rivelata via via che riusciamo
a superare la divisione della dualità. .
A questa linea di meditazione, si accompagnano aspetti etici e politici.
Il discorso essenziale è quello del rapporto fra la persona e la
società, e quindi fra la libertà e la legge. In qualche
modo la libertà è da equiparare al sentimento – il
sentimento della libertà – così come la ragione è
da equiparare alla legge, che determina i limiti entro i quali si esercita
la libertà. Il discorso è quindi lo stesso: occorre trovare
un equilibrio fra le due forze, in modo da realizzare la società
e la città di un mondo migliore.
Come un uomo, dopo aver realizzato in se stesso un'armonia fra cuore
e intelletto, può grazie ad essa avvicinarsi all'intuizione del
divino, ossia della vera personalità superiore, così il
pensiero della "Città a Immagine e Somiglianza dell'Uomo"
giunge all'idea del "vuoto" interiore, che è insieme
cuore, luogo filosofico e grembo di una rinascita umana e civile. Non
a caso si propone di dedicare questo vuoto all'università, perché
l'educazione dei giovani deve essere il principio direttore di ogni sviluppo.
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Il lavoro spirituale
Come, in una pièce teatrale, tutti i personaggi ritornano in scena
nel finale, così, in questo ultimo incontro, si ripresentano tutti
i progetti. Le loro immagini erano appese alle pareti durante il Seminario
mentre adesso vengono proiettate con nuovi commenti, a cui segue un dibattito.
Potremmo discutere ancora del "Lavoro Spirituale", ma quando
si parla appunto di lavoro, è bene sostituire alle parole le opere.
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