| Il Seminario comprende quattro argomenti, ognuno dei 
        quali fa oggetto di tre incontri.
 
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    | LA RIFONDAZIONE DELLA CITTA'  
        
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    | Un impulso per ripensare la città al di là 
        del degrado attuale, ritrovandone i valori fondanti e delineando una visione 
        per il suo futuro. 1Per una rifondazione della città: dal passato al futuro
 Conversazione di Vittorio Mazzucconi  Il cammino dal passato al futuro deve essere focalizzato nel presente, 
        perché qui non si guarda alle città del passato, ma al nostro 
        compito di rifondare la città, oggi. La sua situazione di degrado 
        e di esplosiva complessità è sotto gli occhi di tutti, soprattutto 
        se guardiamo alle grandi metropoli del mondo. Quanto ai modi con cui si 
        cerca di gestire questa realtà, vediamo in essi non solo un'inadeguatezza 
        ma la totale carenza di un pensiero fondato sull'uomo, come espressione 
        non solo dei suoi bisogni concreti ma della sua anima. Nel ripensare la città, dovremo quindi in primo luogo recuperare 
        quell'equilibrio fra "ragione e sentimento", che è inerente 
        alla natura umana ma anche, in forme diverse, alla costituzione della 
        città., e che è andato oggi perduto in una drammatica scissione.
 Collegheremo così e integreremo la razionalità e l'altra 
        e fondamentale realtà, che possiamo chiamare cuore, o sentimento, 
        o semplicemente umanità. Ma potremo chiamarla anche natura, di 
        cui l'uomo deve sentirsi parte integrante, natura anch'esso, e non il 
        suo sfruttatore e distruttore..
 Come gli antichi, nel fondare una città, guardavano al cielo per 
        desumerne un orientamento e un auspicio, così anche la nostra opera 
        di nuovi fondatori deve ispirarsi a dei valori spirituali. E' un orientamento 
        interiore che va ritrovato, non solo nella città, ma nell'uomo..
 Per esemplificare il vero senso di questa "rifondazione" Vittorio 
        Mazzucconi presenta alcuni cenni sui suoi progetti di architettura e urbanistica, 
        che ritroveremo poi lungo tutto il Seminario, come testimonianze e quasi 
        come personaggi di un grande racconto. 
 
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    | 2La metropoli contemporanea
 Conversazione di Agostino Petrillo, in dialogo con Vittorio Mazzucconi Agostino Petrillo spiega come il concetto di metropoli evolva oggi in 
        quello di megalopoli, giungendo a una realtà indifferenziata e 
        portatrice di enormi problemi, senza che ci sia tuttavia una teoria condivisa 
        sul modo di definirla e di gestirla. A fronte di questo stato di cose, 
        Vittorio Mazzucconi propugna che non si debba più pensare a delle 
        città smisurate, ma che esse siano da articolare in vere e proprie 
        federazioni di piccole città, con un particolare riguardo all'identità 
        di ognuna. Pone poi in primo piano il caso di Milano, la cui area comprende 
        molte cittadine che, in assenza di un piano lungimirante, si salderanno 
        presto in una megalopoli indifferenziata. E' determinante il concetto di identità, sia su un piano locale, 
        che su quello di un'appartenenza culturale e globale. E' indispensabile 
        ancorarlo alle memorie del passato ma, ove questo non esista, lo si può 
        "progettare". Il riferimento al passato è infatti un'esigenza 
        connaturata alla psiche umana che lo riconosce e produce in se stessa, 
        come si vede nei progetti di Mazzucconi.
 
 
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    | 3La Città a immagine e somiglianza dell'uomo
 Conversazione di Vittorio Mazzucconi L'incontro fa riferimento al libro La Città a Immagine e Somiglianza 
        dell'Uomo ( Hoepli 1967) dello stesso autore. L'opera è composta di due parti:- una prima parte che studia la città su molteplici piani: la storia, 
        l'arte, la sociologia, l'urbanistica, per giungere a una visione che è 
        insieme una filosofia e una poetica della città. Essa si dedica 
        alla ricerca di come la città dovrebbe essere nella sua essenza, 
        o forse anche in un futuro, che esso sia il day after o comunque il giorno 
        di un risveglio spirituale dell'umanità
 - la seconda parte invece verte su Milano: lo stesso pensiero che aveva 
        delineato una città ideale si cala nella realtà di una vera 
        città per trasformarla. Come si opera questa trasformazione? Riprendendo 
        il filo che dalla nascita della nostra città in un tempo remoto 
        conduce al suo sviluppo fino ad oggi, nel tempo e nello spazio, ponendosi 
        all'ascolto della sua identità profonda, progettando con coraggio 
        il futuro..
 Da un sogno poetico, quindi, al progetto di un nuova metropoli che ne 
        affronta e risolve i problemi. In ambedue le parti è all'opera 
        un impulso molto lontano da quello dell'urbanistica corrente.. Esso persegue 
        un intento di guarigione dalla scissione che si è operata nell'animo 
        dell'uomo e che dà luogo alla crisi del mondo contemporaneo.
 Al termine dell'incontro, si parla anche dell'Arca del Duomo, come edificio 
        simbolo della rinascita di Milano.
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    | UN'ARCHITETTURA PER L'UOMO  
        
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    | Per case e cittā che siano a immagine dell'uomo e 
        non dei demoni del denaro, del potere, dell'ideologia o della tecnologia 
        fine a se stessa.  In una serie di tre conversazioni, Vittorio Mazzucconi parla di un suo 
        modo di concepire questo essere "a immagine dell'uomo", che 
        abbiamo già visto nella sua visione della città. E lo fa, 
        da una parte richiamandosi alla primaria esigenza di un rinnovamento interiore, 
        e dall'altra con la viva testimonianza delle sue opere. ... 4Dal classico ad oggi: Il senso dell'architettura
 In questi giorni di apertura del salone del mobile, si parla molto della 
        creatività di cui fanno prova i designers. Una creatività 
        che si è appunto rifugiata nei mobili, negli oggetti, invece di 
        esprimersi in stupende città come quelle di un tempo, nelle loro 
        cattedrali, in monumenti insigni e anche nelle case e nelle opere d'arte 
        minori, ma pur sempre ricche di una loro dignità e bellezza. C'è quindi da chiedersi dove siano andate le qualità che 
        permettevano tutto questo e che oggi producono invece sedie, imbottiti 
        o effimere installazioni...chiederci qual'è il senso dell'architettura, 
        un senso perduto o almeno molto trasformato.
 Non vorremmo quindi parlare di design, ma dell'architettura vera, non 
        dell'effimero ma del perenne. Guarderemo dapprima all'architettura classica, 
        in cui un primo e miracoloso equilibrio fra le facoltà dell'uomo 
        e fra la tecnica e il divino si è espresso nel tempio mentre, successivamente, 
        le sue forme sono state messe al servizio del potere di Roma e, dopo ancora, 
        dei poteri politici e finanziari di mezzo mondo. Guarderemo poi anche 
        all'architettura gotica, vedendo anche in essa un'unione fra la tecnica 
        e un anelito religioso. Ma cosa accade oggi, in cui ogni trascendenza 
        è perduta?.
 Che oggi noi non costruiamo più templi o cattedrali, ma edifici 
        pubblici e privati delle più svariate destinazioni, è un 
        dato di fatto, facilmente spiegabile con lo sviluppo sociale e culturale 
        del nostro tempo. Che, quando scarseggia la possibilità di realizzare 
        tali opere, come avviene in Italia, prenda uno straordinario sviluppo 
        la creazione di mobili e oggetti, è ugualmente spiegabile, ma c'è 
        qualcosa di più profondo che ci fa pensare. Noi non costruiamo 
        templi non solo perché non siamo più religiosi, oltre che 
        occupati nella costruzione di mille altre opere più utili, ma perché 
        è venuta a mancare in noi quella originaria unione fra cuore e 
        intelletto, come fra natura e civiltà che, generando un'armonia, 
        si poneva in spontanea sintonia con il divino che, in sé, è 
        appunto armonia.
 Come recuperarla? Come ristabilire un rapporto fecondo fra l'umano e il 
        divino, fra la terra e il cielo? Come ritrovare il centro interiore?.
 
 
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    | 5Dal razionalismo al tecnologismo e oltre
 Uno sguardo di insieme sull'architettura del nostro tempo.  L'accenno al salone del mobile come a una manifestazione di creatività 
        molto dispersiva e in un certo senso deviata rispetto all'impegno che 
        gli architetti dovrebbero poter svolgere nella città e in progetti 
        di vera architettura, ha coinciso, proprio negli stessi giorni, con la 
        pubblicizzazione dei nuovi e grandiosi edifici in progetto a Milano. E' 
        allora questa la vera architettura, la vera creatività di cui lamentavamo 
        la mancanza?. Sono le grandi opere di una civiltà matura? Senza fermarci alla contingenza, nell'incontro si dà uno sguardo 
        di insieme molto sintetico al percorso dell'architettura moderna e contemporanea, 
        a partire dal razionalismo, con cui si rifiutavano le forme della vecchia 
        architettura in nome di una ragione congelata e dell'amore per la macchina, 
        a cui si pensava di equiparare la casa dell'uomo. L'inizio di una nuova 
        civiltà suscitava in molte anime e in diversi campi – basta 
        pensare al futurismo - un grande e abbastanza ingenuo entusiasmo, ma è 
        sotto gli occhi di tutti il suo successivo sviluppo che, dall'esplosione 
        in ogni campo al delirio tecnologico, rischia oggi il collasso globale. 
        Il razionalismo non è stato quindi che uno degli aspetti del materialismo 
        e dell'indirizzo scientifico del nostro tempo, con cui si è operata 
        la scissione del binomio costitutivo dell'uomo e della città stessa. 
        Il suo "cuore" è sinonimo di radice, di continuità 
        storica, culturale, architettonica, portata avanti dagli stessi abitanti 
        della città (non con degli edifici paracadutati dall'alto come 
        nel caso dei grattacieli storti della zona Fiera) mentre, per “ragione”, 
        intenderemo un vero pensiero sull'insieme della città, non solo 
        un'analisi sociologica e territoriale, o la mera espressione di una politica, 
        di un'economia, di un'astratta razionalità, di una tecnologia d'avanguardia, 
        di ambizioni ...
 Senza sottovalutare quindi i nuovi edifici in costruzione a Milano, non 
        sembra proprio che essi si fondino su un pensiero e tanto meno su una 
        radice. Non parliamo poi di un intento spirituale a cui il rapporto fra 
        pensiero e radice dovrebbe ispirarsi.
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    | 6Una poetica per l'architettura
 Si dirà che parlare di pensiero, di radice, di spirito, ha più 
        a che fare con la poesia che con la città reale, in cui l'architettura 
        è chiamata a intervenire. Cosa ha in comune la poesia con la città 
        reale? Può aiutare a comprenderla, o addirittura a trasformarla? 
        Quali erano le qualità che facevano la bellezza della città 
        antica e che non ritroviamo più nella città di oggi? Pensate 
        al senso religioso, alla continuità storica, all'emergere di grandi 
        personalità interpreti della città, a un senso del tempo 
        che era permeato di aspirazione all'eternità....pensate invece 
        solo al tempo per noi cortissimo degli investimenti economici o degli 
        impegni elettorali, alla corsa all'esteriorità, al potere, agli 
        affari, alle ambizioni...In una città simile si brucia tutto, non 
        si costruisce per le future generazioni ma per l'interesse immediato, 
        non si fanno monumenti a un ideale umano o divino ma solo al denaro, al 
        potere, al successo.
 Ma non vorremmo neppure chiudere gli occhi sulle nuove poetiche di tanti 
        architetti, sul fascino delle tecnologia, sul campo del virtuale. Sono 
        le prime forme del futuro ma vorremmo che il futuro comprendesse anche 
        un giusto rapporto fra le realizzazioni d'avanguardia, spesso fine a se 
        stesse, e l'arte di costruire le case e le città degli uomini, 
        che deve essere anche umile, ispirata a buon senso e non alle archi-ambizioni.
 
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    | ARTE COME CAMMINO INTERIORE  
        
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    | Per ritrovare il. senso profondo di un'arte che esprima 
        la nostra anima e non le trovate effimere dell'arte contemporanea.    7Il punto di vista spirituale nell'arte (dall'arte del 
        passato all'arte moderna)
 Conversazione di Vittorio Mazzucconi La scissione fra cuore e intelletto, che abbiamo visto parlando della 
        città e dell'architettura, è ancor più evidente nel 
        campo dell'arte e in particolare delle arti visive. Per “cuore” 
        intenderemo le stesse cose dette prima e, in più, l'inconscio, 
        i sentimenti, la natura e la terra in noi, la nostra parte femminile. 
        Mentre per “intelletto” vorremmo intendere una luce, una comprensione 
        illuminata, ma troveremo più spesso in noi un'arida razionalità, 
        irrigidita in varie conformazioni culturali. Il rapporto fra queste due componenti dell'uomo ci fa pensare anche a 
        quello fra femminile e maschile, che genera la vita e, nello stesso modo, 
        l'opera d'arte. Se non avviene questa unione, un'arte intesa come opera 
        vivente è impossibile, proprio come sarebbe impossibile la nascita 
        di ogni creatura. Se poi si pensa all'anima di questa creatura, sarà 
        ben difficile trovarne traccia in gran parte dell'arte del nostro tempo. 
        Essa è, ahimè, figlia di una società e di una cultura 
        che non vogliono sentir parlare di anima. Sarà quindi un'arte senza 
        anima, un'arte che sarà solo un' invenzione intellettuale.
 La grande, vera arte ha invece sempre espresso il sacro, beninteso anche 
        quando non raffigurava soggetti religiosi. Il sacro è appunto in 
        questo mistero della generazione, in cui due opposti si congiungono e 
        ne nasce il figlio, che non è però la loro opera ma quella 
        dello Spirito che in essa si incarna. Non vogliamo sentir parlare di questo 
        mistero? Invece di pensieri fecondi avremo allora delle mere invenzioni 
        intellettuali, invece di creature viventi delle macchine, invece di un'arte 
        vera, sacra nel suo principio al pari della vita, avremo giocattoli, mode, 
        design, mercato e quant'altro ci viene proposto in un mondo alla deriva.
 Come vorremmo invece che fosse "l'arte come cammino interiore" 
        ci cui parliamo?
 Un'arte che ritrovi la radice profonda dei sentimenti umani, e che di 
        essi nutra un vero pensiero creativo. Un'arte che, attraverso questo lavoro, 
        sappia accogliere, esprimere, incarnare lo Spirito, seguendo così 
        il vero cammino dell'uomo, anzi di tutta la creazione, dalla materia allo 
        spirito.
 
 
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    | 8Dal futurismo all'arte contemporanea
 Conversazione di Giorgio Seveso, in dialogo con Vittorio Mazzucconi Giorgio Seveso esordisce manifestando un'idea diversa sull'arte. "Siamo 
        due mondi diversi, due sponde diverse...Mazzucconi è teso alla 
        ricerca di un senso spirituale, l'essere nel mondo, e io sono al contrario 
        convinto che gli uomini sono la risultante di una serie di questioni molto 
        pratiche, molto pragmatiche, molto tecniche...io sono agnostico, sono 
        un marxista"Il dibattito fra queste due posizioni fa scintille. Riportandolo però 
        all'argomento del Futurismo e di ciò che ha seguito nell'arte contemporanea, 
        Mazzucconi mette in evidenza che il Futurismo è stato la scuola 
        dei miti della velocità, della violenza, della tecnica, che sono 
        poi sfociati non solo in regimi totalitari ma in quel tipo di civiltà 
        di cui viviamo oggi la crisi. "Mi colpisce poi molto, nel Futurismo, 
        il suo stesso nome, che paragono a un'altra parola: contemporaneo. Mentre 
        ai tempi del Futurismo, sia pure in un modo utopistico ed anche tragicamente 
        anticipatore, si guardava con entusiasmo al futuro, oggi non sappiamo 
        più guardare a nulla, e quindi siamo tutti arroccati a questa idea 
        del contemporaneo, come unico valore di presenza, di appiattimento sul 
        presente" Seveso parla di un'altra lettura del contemporaneo, affermando 
        che "la dimensione dell'arte e delle sue istituzioni si è 
        oggi ristretta a un insieme di stili, linguaggi, a cui l'arte deve somigliare 
        per essere definita contemporanea, altrimenti non è arte. Cioè, 
        questo concetto di contemporaneo è diventato una specie di manierismo 
        e va abbattuto, perché contemporaneo è un termine che dovrebbe 
        indicare tutto ciò che accade, nel bene e nel male, nelle sue contraddizioni 
        e connotazioni".
 Il dibattito sul contemporaneo si amplia, ma Mazzucconi conclude che, 
        al di là di esso, bisogna "saper guardare al perenne". 
        Perenne è la verità dell'anima. L'arte non può fondarsi 
        solo su un' informazione storica, culturale, o una militanza sociale, 
        deve saper rispondere a un'urgenza di rinnovamento spirituale..
 
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    | 9Arte come cammino interiore
 Conversazione di Andrea Del Guercio, in dialogo con Vittorio Mazzucconi Se nella vita di ogni uomo deve esserci un cammino interiore di crescita 
        e di consapevolezza, esso si deve leggere anche nell'opera di un artista 
        che, senza indulgere a tentazioni di moda e di superficialità, 
        riesca a trovare il filo del rapporto con la propria anima e ne dia quindi 
        un'autentica espressione. Quest’arte interiore si pone quindi sul sentiero della spiritualità, 
        del sacro, ma non è necessariamente un’arte sacra: sarebbe 
        bellissimo che le due cose combaciassero, ma viviamo in un periodo di 
        grande scissione, di grande tormento, che non lo permette.
 Del Guercio ci parla invece della sua esperienza di critico d'arte molto 
        attento all'arte sacra, particolarmente dei giovani (vedi il suo libro 
        "Arte Cristiana contemporanea") Ci espone poi l'idea che un'opera 
        d’arte abbia una sua "vita interiore" che la porta, dopo 
        essere uscita dallo studio dell'artista, a incontrare diverse valenze 
        nel tempo e negli spazi in cui sarà collocata. Lo spazio sarà 
        determinante, addirittura per leggere come sacra un'opera, se collocata 
        in uno spazio sacro. "La cripta fa la differenza" .
 Mazzucconi risponde che il percorso interiore è da attribuire 
        all'uomo, all'artista e non all'opera. Non è la vicenda con cui 
        un'opera si presta a diverse valenze e letture nel tempo, ma "il 
        processo profondo, doloroso, con cui un uomo prende coscienza di sé, 
        passando da pulsioni vitali, dal mondo dei sentimenti o anche dalle sue 
        costruzioni mentali, a una visione chiarificata, ascendendo e avvicinandosi 
        a una vita spirituale" Quanto al luogo. egli sostiene che "il luogo è principalmente, 
        anzi solamente, una questione interiore. Il luogo sacro è il luogo 
        del nostro cuore, quindi non una cosa esterna, è il cammino interiore 
        di cui parlo, è quello di costruire, trovare, inventare nel senso 
        latino di invenire, il luogo interiore, e questa è la mia opera, 
        il mio intento, il fare di se stessi il tempio, realizzando questa aspirazione 
        in ogni occasione."
 Si riparla poi dell'arte contemporanea, facendo seguito al dibattito del 
        precedente incontro, e Del Guercio ne dà una bella definizione:contemporaneo 
        "non in un senso temporale ma nel senso di qualcosa che all'improvviso 
        trova il suo contatto con l'urgenza del suo tempo".
 Rispondendo poi a Del Guercio che cita delle parole di Luzi su Santa Maria 
        del Fiore, Mazzucconi menziona il suo progetto della Città Nascente 
        per il centro di Firenze, il cui edificio più significativo è 
        un simbolo di apertura: "è anzi come se fosse il Cupolone, 
        che è oggi un bocciolo chiuso e rovesciato, ma che finalmente si 
        apre e sboccia....questa apertura viene dallo stesso impulso che opera 
        in ogni pianta del mio giardino, è come la nostra anima che, qualunque 
        sia il luogo, che ci siano altari o no, reliquie o no... segue il bisogno 
        insopprimibile di aprirsi. Mi sembra questo il senso vero di un cammino 
        interiore e dell'arte che lo esprime".
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    | IL RINNOVAMENTO DELL'UOMO  
        
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    |  Conferenza di Dario Sacchi, in dialogo con Vittorio 
        Mazzucconi Il lavoro su noi stessi è il nostro compito più importante 
        al fine di riportare a un'armonia le deviazioni della ragione e delle 
        pulsioni oscure e distruttive del nostro tempo.
 10La filosofia nella storia
 L'intervento erudito e molto completo di Dario Sacchi, con una carrellata 
        sulla storia della filosofia dall'antica Grecia ad oggi, non può 
        purtroppo essere riassunto. Ne possiamo però cogliere gli aspetti 
        conclusivi quando ci parla di una filosofia contemporanea il cui sviluppo 
        sembra allontanarsi dalla percezione comune. Il linguistic turn sposta 
        l'attenzione dal pensiero al linguaggio, mentre il conoscere si trasforma 
        in un processo interpretativo, annullando così in fondo ogni certezza.. 
        Ci eravamo posti l'istanza di un rinnovamento dell'uomo, al fine di fronteggiare 
        l'evoluzione catastrofica del mondo, cercando di realizzarlo in noi, attraverso 
        uno sviluppo di coscienza, e nella città, attraverso un pensiero 
        così maturato, ma sembra che la filosofia non possa esserci di 
        molto aiuto. A un occhio non specialistico essa sembra dibattersi nella 
        rete di un pensiero sempre più complesso e autoreferenziale che 
        essa stessa ha costruito e che non ha più un contatto con l'anima 
        dell'uomo.
 Quando poi Sacchi parla della polis, come luogo del rapporto fra libertà 
        e legge e dei cruciali problemi posti da una società multietnica, 
        possiamo seguirlo richiamando per?ò l'esigenza di un vero pensiero 
        sulla città, che sappia andare molto al di là delle idee 
        che ci si fa sull'accoglienza e la multi-culturalità. Bisogna dire 
        che il problema del rapporto fra diverse culture non si pone purtroppo 
        solo fra persone di diversa etnia ma fra noi stessi, politici, filosofi, 
        architetti, uomini di diversi studi, a causa della mancanza di una conoscenza 
        comune.
 Mazzucconi evoca di nuovo il progetto della "Città a immagine 
        e somiglianza dell'uomo", ma lo fa questa volta proponendolo come 
        come modello filosofico. In esso sono infatti espressi in modo emblematico 
        alcuni aspetti cruciali: il rapporto fra libertà e legge, fra ragione 
        e sentimento, fra città e natura, il modo di intendere la crescita, 
        il vuoto come centro dell'essere ecc.
 
 
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    | 11Riunire il sentimento e la ragione
 Conversazione di Vittorio Mazzucconi In questo incontro si giunge a una conclusione del lavoro svolto 
        durante il Seminario ( il prossimo e ultimo incontro sarà invece 
        dedicato alla proiezione di immagini e al dibattito su di esse). Per quanto il Seminario sia stato articolato in quattro gruppi di incontri 
        dedicati a temi specifici, il filo del pensiero è fondamentalmente 
        lo stesso e non può essere sempre e facilmente diviso nei rispettivi 
        argomenti.Parlando delle metropoli contemporanee, a fronte del groviglio dei loro 
        problemi sociali, economici, di inquinamento e alienazione, abbiamo affermato 
        la necessità di una vera e propria “Rifondazione della città”, 
        cioè di un intento che sappia ripensarla dalla base, con lo studio 
        di tutte le realtà in essa coinvolte, da unificare e orientare 
        verso una visione.
 Questa visione non può nascere che da una vera conoscenza dell'uomo, 
        anzi dalla sua trasformazione. Occorre rifondare non solo la città 
        ma noi stessi, come dice in particolare il titolo di quest'ultimo gruppo 
        di incontri: "Il Rinnovamento dell'uomo”. .
 In noi stessi e nel mondo troviamo l'evidenza della dualità: fra 
        materia e spirito, corpo e anima, maschile e femminile, fra pensiero e 
        sentimento, e fra mille altre cose. La scissione che si è creata 
        fra "pensiero e sentimento" (fra ragione materialistica e anima, 
        civiltà e natura), è stata un leitmotiv in tutti 
        questi incontri perché essa è proprio la radice dello stato 
        di crisi in cui viviamo. Ad ogni dualità c?orrisponde però 
        l'impulso a riunirla in un'unità: così si riuniscono il 
        maschile e femminile, dando nascita alla vita; così la materia 
        e lo spirito si fondono in ogni cosa, così la natura e la civiltà 
        devono ritrovare un equilibrio
 Abbiamo visto che lo stesso avviene anche in una vera opera d'arte, dando 
        luogo a una vera e propria nascita. Questa integrazione e la nascita spirituale 
        che ne consegue sono il senso del "cammino interiore" a cui 
        ogni uomo e ogni artista sono chiamati, ma essa è purtroppo un'idea 
        del tutto estranea all'arte e alla ragione materialistica del nostro tempo. 
        Se la nostra istanza era quella di un'arte che esprima l'anima, che guardi 
        ai valori perenni, arte come meditazione, come medium di conoscenza, essa 
        non è stata sviluppata e compresa appieno, ma ciò sarà 
        fatto in un nuovo Seminario "Arte 
        e Psiche".Nulla è infatti più urgente che orientare l'arte, come ogni 
        altra disciplina, verso la riscoperta dell'anima.
 Se poi guardiamo alla storia, troviamo che l'equilibrio fra le facoltà 
        fondamentali dell'uomo è stato raggiunto nei suoi momenti più 
        felici. E' il caso dell'antica Grecia, che ci ha portato a parlare del 
        classico e dell'armonia che in esso si esprime. Con tale armonia, è 
        come se si fosse realizzata la sintesi di base che permette uno sviluppo 
        ulteriore verso un livello più alto. Come, per la colonna classica, 
        questo sviluppo è il capitello, e come lo è il fiore per 
        la pianta, così, in noi stessi, è la realizzazione del Sé, 
        cioè della personalità più grande e essenziale ch?e 
        è dentro di noi e che chiede di essere rivelata via via che riusciamo 
        a superare la divisione della dualità. .  A questa linea di meditazione, si accompagnano aspetti etici e politici. 
        Il discorso essenziale è quello del rapporto fra la persona e la 
        società, e quindi fra la libertà e la legge. In qualche 
        modo la libertà è da equiparare al sentimento – il 
        sentimento della libertà – così come la ragione è 
        da equiparare alla legge, che determina i limiti entro i quali si esercita 
        la libertà. Il discorso è quindi lo stesso: occorre trovare 
        un equilibrio fra le due forze, in modo da realizzare la società 
        e la città di un mondo migliore.  Come un uomo, dopo aver realizzato in se stesso un'armonia fra cuore 
        e intelletto, può grazie ad essa avvicinarsi all'intuizione del 
        divino, ossia della vera personalità superiore, così il 
        pensiero della "Città a Immagine e Somiglianza dell'Uomo" 
        giunge all'idea del "vuoto" interiore, che è insieme 
        cuore, luogo filosofico e grembo di una rinascita umana e civile. Non 
        a caso si propone di dedicare questo vuoto all'università, perché 
        l'educazione dei giovani deve essere il principio direttore di ogni sviluppo. 
       
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    | 12Il lavoro spirituale
 Come, in una pièce teatrale, tutti i personaggi ritornano in scena 
        nel finale, così, in questo ultimo incontro, si ripresentano tutti 
        i progetti. Le loro immagini erano appese alle pareti durante il Seminario 
        mentre adesso vengono proiettate con nuovi commenti, a cui segue un dibattito.Potremmo discutere ancora del "Lavoro Spirituale", ma quando 
        si parla appunto di lavoro, è bene sostituire alle parole le opere.
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