Nel dibattito sono intervenuti anche Giorgio Fedeli, Anna Lucina, Bernardo Tomi.
      
      Vittorio Mazzucconi  
      Nei due cicli precedenti di incontri sulla Città e sull'Architettura,  abbiamo molto insistito su quella scissione fra cuore e intelletto, che è  all'origine della crisi del nostro tempo.
Bisogna intendersi sulle parole: parlare di cuore a proposito della città  può sembrare strano, ma io intendo ciò che è alla radice della città, il luogo  in cui è nata, la sua storia, il suo popolo, la sua identità profonda, l'arte,  mentre riferirei alla ragione le sue attività economiche e politiche, i  problemi tecnici e amministrativi, tutto quello che fa oggi parte di una  società adulta, attiva, al maschile, tanto quanto invece il cuore ha a che  vedere con la casa e la vita famigliare, l'educazione dei figli, la tutela  dell'ambiente, e anche l'amore  del  passato, anzi l'amore nel senso più ampio del termine.  E' sotto gli occhi di tutti il conflitto fra  queste due categorie e la necessità di risolverlo in una nuova integrazione. 
Se vogliamo parlare adesso di arte e in particolare delle arti visive, la  scissione fra cuore e intelletto  è ancor  più evidente. Per “cuore” intenderemo le stesse cose dette prima e, in più,  l'inconscio, i sentimenti, la natura e   la terra in noi, la nostra parte femminile. Mentre per “intelletto”  vorremmo intendere una luce, una comprensione illuminata, ma troveremo più  spesso in noi un'arida razionalità,   irrigidita in varie conformazioni culturali. 
L'unione fra sentimento e ragione, come quella fra femminile e maschile,  genera la vita e, nello stesso modo, l'opera d'arte. Se non  avviene questa unione, un'arte intesa come  opera vivente è impossibile, proprio come sarebbe impossibile la nascita di  ogni creatura. Se poi si pensa che, nel momento in cui viene concepito un  essere umano, ci sia un quid, un'anima che entra nell'embrione, riteniamo che  la stessa cosa debba accadere nella nascita di un'opera d'arte.
Questo quid è l'ispirazione artistica. Ogni vero artista ne sente la  presenza e anzi, più è grande,  e più  sarà conscio di non essere il vero autore della propria opera, perché c'è una  forza superiore, chiamiamola Spirito, che entra in lui e, attraverso di lui, si  esprime.
L'arte del nostro tempo, ahimè, è figlia di una società e di una cultura  che non  vogliono sentir parlare di  Spirito. Sarà quindi un'arte senza ispirazione, un'arte che non sarà un  messaggio o un'incarnazione dello Spirito ma un' invenzione intellettuale.  Crederà di trovare la sua ispirazione in tanti aspetti della vita, anche  nell'attenzione all'uomo, a dei problemi sociali, o in una militanza culturale,  ma tutto ciò non è appunto ispirazione (che a che fare con un soffio, un  respiro, un impulso spirituale) ma solo informazione: come leggere il giornale  invece che un grande poeta.
La grande, vera arte ha sempre espresso il sacro, beninteso anche quando  non raffigurava soggetti religiosi. Il sacro è appunto in questo mistero della  generazione, in cui due opposti si congiungono e ne nasce il figlio, che non è  però la loro opera ma quella dello Spirito, che in essa si incarna. Non  vogliamo sentir parlare di questo mistero? Invece di pensieri fecondi avremo  allora delle mere invenzioni intellettuali, invece di creature viventi delle  macchine, invece di un'arte vera, sacra nel suo principio al pari della vita,  avremo giocattoli, mode, design, mercato e quant'altro ci viene proposto in un  mondo alla deriva.
      Il nostro Seminario, che ha il titolo “Il Lavoro Spirituale”, è articolato  in una serie di incontri di cui questo è dedicato all' ARTE COME CAMMINO  INTERIORE. Cos'è? 
        Noi viviamo in un mondo di oscurità e di ignoranza e cerchiamo di  sollevarci da esso verso la luce, la conoscenza. Tutta l'umanità procede in  questa direzione, compiendo sforzi immani in tutti i campi, in tutti i tempi.  Non c'è bisogno di pensare a un Dio, si dice, per vedere e condividere un  cammino che non è la sua creazione, ma la fatica, la sofferenza e anche il  merito di quest'umanità che, a poco a poco, si solleva, creando opere straordinarie,  la cultura, la scienza e, almeno fino a poco tempo fa, anche l'arte.
        Il percorso che l'uomo compie dall'oscurità alla luce è però anche un  cammino interiore, quello che riguarda la nostra coscienza, un nostro segreto  destino. I grandi progressi dell'umanità non ci aiutano a comprenderne la  direzione. Dobbiamo guardare al nostro cuore per tentare di decifrarla e qui,  in questo centro interiore, che cosa troviamo? Troviamo qualcosa che non  avevamo accettato come un Dio onnipotente, autore dei cieli e della terra, con  un suo progetto incomprensibile, ma che questa volta non possiamo eludere  poiché siamo noi stessi questo Dio, o almeno una sua scintilla. Nel cammino  dall'oscurità alla luce, essa ci può essere molto utile...Qualunque sia la  nostra attività, la consapevolezza di questa verità interiore può farci infatti  da guida e dare un senso alla nostra vita. Ma se poi ci occupiamo di arte, la  guida è davvero preziosa perché, anche se non crediamo a un Creatore, ci  troviamo ad essere noi stessi dei procreatori. L'opera d'arte, nel suo farsi,  nel suo significato, è un esercizio, o se volete un esperimento di laboratorio,  in cui si ricrea la vita. Si unisce infatti il maschile e il femminile, cioè il  sentimento e la ragione e da questa unione nasce un'opera vivente, proprio  perché si è prodotta la scintilla.
        Dallo scoccare di questa scintilla procede l'elaborazione dell'opera, fino  alla sua realizzazione. L'arte, ossia il farsi di tale opera, è proprio come un  cammino, e sarà un cammino interiore se coinciderà con la vita interiore, con  la verità dell'anima dell'artista. E' questo che oseremo perciò chiamare un  “lavoro spirituale” anche se un vero artista saprà che il grande e vero lavoro  spirituale è quello del “padrone”, nella cui bottega egli fa il garzone o al  massimo l'apprendista.
       Detto questo, come si fa a sapere se un'opera  d'arte è tale o se non è un falso? Parlo evidentemente di falso in un senso  diverso da quello del mercato. Guardando alla sua spiritualità? Ma qui il  pericolo di imbatterci in dei falsi è ancora maggiore. Vediamo quindi un po':  l'arte era giudicata una volta sul metro dell'imitazione della natura, più la  raffigurazione del soggetto  era fedele e  più un quadro veniva lodato;   successivamente se ne sono apprezzati i valori esclusivamente  formali,  non solo la fedeltà al soggetto  ma le qualità più propriamente pittoriche o plastiche con cui veniva  raffigurato;  quindi i valori astratti,  senza alcun soggetto, ma per il puro piacere delle forme e dei colori; per  giungere infine all'annullamento di ogni valore. A questo punto, basta una tela  bucata o qualunque altro segno a cui, a mio avviso convenzionalmente , si  attribuisce un significato, un pregio, per parlare di un'opera d'arte e anche  per venderla ad altissimo prezzo. 
        Come potremmo proporre oggi un'arte ad “imitazione” dell'anima”?, un'arte  che non voglia cioè imitare alcun soggetto, né esprimere dei valori formali né  liberarsi anche di questi ma essere solo l'espressione dell'anima? Ci sono due  risposte. Una, polemica, è che l'anima non c'è più. L'altra è che la vera arte  è sempre stata un'espressione dell'anima. A questo punto si tratterebbe solo di  eliminare la falsa arte. L'arte contemporanea che non è espressione dell'anima  ma di falsi valori è quindi una falsa arte? o al massimo una produzione di  oggetti decorativi, o un' espressione dell'inconscio dei suoi autori, o una  serie di costruzioni concettuali? Stiamo aprendo un vaso di Pandora, da cui  possono uscire infiniti tentativi di dare una risposta a questa domanda. 
        La risposta più semplice e che io ritengo vera è che una vera arte non può  che essere il frutto di una integrazione fra sentimento e ragione, beninteso  servita da un'adeguata disciplina tecnica, altro punto dolente in un panorama  artistico invaso da chi non sa affatto dipingere o scolpire, anche se saprà  magari fotografare o fare delle installazioni. Dal vaso di Pandora esce adesso  un nugolo di proposte..E' d'altra parte evidente che le tecniche cambiano, la  pittura non è certo l'unica possibile,   ci sono moltissime e diverse strade. 
        Ma a noi interessa una sola strada, quella del cammino interiore di cui  parlavamo prima. Senza smarrirne la direzione, come possiamo scegliere fra  tante possibilità e in tanta confusione? Quali sono i modi contemporanei di  realizzare in noi l'eterno binomio sentimento-ragione e di metterlo al servizio  di una vera arte?
        E che cos'è l'arte, al di là delle forme che essa può assumere in tempi e  contesti diversi? 
        E' l'espressione dell'anima umana, dai suoi impulsi profondi e inconsci a  delle forme in cui la ragione ha un   ruolo complementare, costruttivo e illuminante. Quando gli impulsi sono  però negativi, quando la ragione scade o al contrario si auto-glorifica, quando  manca una disciplina tecnica, quando prevale la logica del mercato, quando  manca una committenza illuminata o anche un'utilità pratica ....l'arte decade.
        E' quanto accade nel nostro tempo, per una serie di ragioni che non è  possibile esplorare a fondo in questa sede, mentre possiamo e dobbiamo  chiederci: cosa si intende per “arte come cammino interiore”?
        Un'arte che ritrovi la radice profonda dei sentimenti umani, che giunga  alla chiarezza e al rigore dell'intelletto, che ne esprima l'unione con i  sentimenti mediante la padronanza della tecnica (non per nulla, in greco, arte  si dice: tekné), e la sua continua evoluzione. E che, attraverso questo  cammino, sappia accogliere, esprimere, incarnare  lo Spirito. Il cammino interiore (per  distinguerlo da quello esteriore, nel mondo, nell'ignoranza, nella libidine,  nella lotta per il potere e il successo...) è il cammino dell'uomo, anzi di  tutta la creazione, dalla materia allo spirito. 
      Dibattito
      Giorgio F.  
   
        Mi domando se è lecito giudicare l’arte  da un punto di vista spirituale. A mio parere la risposta è sì, però non solo e  non sempre: ci sono altre concezioni dell’arte altrettanto sostenibili, a  sostegno di artisti che veramente sono tali, sono stati determinanti nella  storia dell’arte (e quindi dell’uomo) e sono sentiti come tali, non solo dal  mercato dell’arte.
      Vittorio M.
      Il punto di vista spirituale non è quello del sacro o di una sua  rappresentazione, ma quello di una verità interiore e della sua espressione. Se  l'artista l'ha in sé e la esprime, questo è arte.
      Giorgio F.
   
        Per esempio, non si può negare  l'importanza storica di un Manzoni nel mettere in discussione il sistema  dell’arte
      Vittorio M.
      Sarebbe come dire: se il mondo  dell'arte oggi è una m. ecco la mia m.: una provocazione, una denuncia (anche  se si è rivelata in pieno accordo con quello che voleva denunciare, come ha  subito riconosciuto il mercato), non arte. Un conto è poi la storia dell'arte e  un altro la storia delle provocazioni, un conto la storia della filosofia e un  altro quella delle stupidaggini, sarà semmai una storia del malcostume o, in  generale della commedia umana, in cui ci sono le cose più alte e le peggiori.  Certi dicono poi che l'arte è spesso una provocazione ma io penso che questo  non debba mai accadere per partito preso ma solo perché delle opere intense e  rivoluzionarie possono sembrare delle provocazioni a dei ben pensanti.  Comunque, non per questo ogni provocazione  sarà arte!
      Giorgio F.
        .
        L’arte è stata definita anche in base ad altre logiche che non siano quelle  del connubio tra ragione e sentimento. Posso così apprezzare Manzoni come  stimolo al pensare cosa può essere l’arte. Arte è (anche) il modo migliore per  capire l’epoca in cui vivo, per trarne le logiche più intime, il sentire più  vero del mio tempo, dove, e questo è verissimo, lo Spirito è assente, dando i  risultati di degradazione morale e culturale che tutti conosciamo.
        Mi dà anche la possibilità di sentire questa assenza, queste difficoltà,  quest’ingrigirsi dell’anima e per me questo è uno dei valori (delle concezioni,  delle ipotesi) dell’arte di oggi.
      Vittorio M.
        Arte come espressione del proprio tempo, come lo è sempre stata in ogni  tempo, una registrazione, una interpretazione (come quella di un attore) Quando  parlo di un'arte da riportare alla spiritualità, lo  faccio in nome dell'istanza di riportare  l'uomo e il mondo a tale spiritualità. Arte non solo come espressione di un  mondo in terribile crisi, ma come anticipazione di un mondo che esca da tale  crisi e ritrovi la bussola dello spirito..
      Giorgio F.
        Accanto a questa, c’è poi l’arte come ricerca puramente pittorica, che mi  affascina per l’investigazione in sé del medium pittorico. Non è imparando ad  amare le diversità che ci si congiunge all’unità?
      Vittorio M.
      L'arte contemporanea è piena di ricerche in sé interessanti e valide, di  diversità, di esplorazioni ma il fatto è che si cerca più nei modi del  linguaggio che nel contenuto. Si cercano le parole ma non si sa che cosa dire.  Si cerca ma non si trova perché la sola vera ricerca è quella che uno compie  nella propria anima, è il cammino interiore di cui parlo.
      Anna L.
      Quali sono gli artisti che hanno percorso questo cammino e l'hanno indicato  come il  significato dell'arte? Con quali  risultati, per quale pubblico? E' poi una ricerca personale o è qualcosa di  condivisibile, universale e che, come tale, abbia una possibilità di  espressione artistica?
      Vittorio M.
      Girerei la domanda a tutti i veri artisti, in ogni tempo, che hanno  espresso nella loro opera la loro autentica, interiore verità. Questa è la  risposta, che molti artisti e critici del nostro tempo purtroppo non  conoscono.. E, per ciò che riguarda il vero artista di un nuovo tempo, mi  piacerebbe che meritasse le parole di Aurobindo: 
          “Più la sua visione sarà ampia e comprensiva, più conterrà in sé il senso  del Divino celato nell'umanità e in tutte le cose; più si eleverà alla vita  spirituale, più l'arte che scaturirà da questo alto motivo sarà luminosa,  fluida, profonda e potente. Ciò che distingue tale artista (che è uno yogi)  dagli altri uomini è il fatto che egli vive in una più alta e più vasta coscienza  spirituale; tutta la sua opera di conoscenza o di creazione attinge a quella  fonte e non ad un'idea prodotta unicamente dalla mente. C'è una verità ed una  visione più grandi di quelle dell'uomo mentale che egli ha da esprimere e che  insiste per essere espressa attraverso di lui, onde egli modelli le sue opere  non per la sua soddisfazione personale, ma per un fine divino”.
      Giorgio F.
      Io ritengo che arte sia semplicemente  “comunicazione”, il dono di comunicare qualcosa di diverso elargito a pochi  fortunati. 
      Vittorio M.
      Si parla molto oggi di comunicazione, ma che cosa si vuole comunicare? Il  nulla, poiché ci si è persi in mille aspetti ingannevoli e si è perso di vista  il nocciolo dell'essere.
      Giorgio F.
      Un qualcosa che cambia appunto identità nel tempo, nelle culture, a seconda  dei punti di vista, che può scuotere ragione e intelletto nei secoli, mutando  pelle a seconda di chi vi si avvicini. 
        Le grandi opere d’arte si trasformano anche  nell’istante stesso in cui il fruitore vi si pone in ascolto, a sua volta  trasformato da quelle, nei modi e tempi a lui personalmente concessi, accedendo  ad un mondo oltre ed altro da se stesso e dalle consuetudini. 
      Vittorio M.
      Questo qualcosa è l'uomo, la sua mente, le sue passioni, i moventi elevati  o deteriori che le suscitano, e attraverso l'uomo è pur sempre lo spirito che  si manifesta, come attraverso e al di sopra delle nuvole c'è pur sempre il  sole, ma è questa la realtà prima, illuminante, assoluta, e non le nuvole che  ce ne coprono la vista. Quanta arte di oggi è “nuvola”, grigiore, assenza di  luce. 
        Che poi ci sia interazione, reciproca trasformazione e fecondazione, non  c'è dubbio, ma io tendo a credere che ci sia appunto una luce, un'ideale a cui,  attraverso infiniti mutamenti, l'arte cerca di dar corpo. Se si incontra anche  il brutto in questo cammino, non sarà compito dell'arte mostrarlo in modo  morboso e magari amarlo come tale, come si fa spesso oggi, ma il trasformarlo  in bello. 
      Anna L.
      Il bello mi sembra una categoria desueta e comunque vaga. Oltretutto, ne  può cambiare la percezione in diversi tempi, luoghi, culture.
      Giorgio F.
        . 
        Anche l'idea del sacro può essere discussa, e comunque l’arte non è  necessariamente l’espressione del sacro, ma semplicemente dell’uomo, ai più  alti livelli di ingegno e creatività. 
        Quanto a un intervento del sacro nell'opera dell'artista, come una  “partecipazione divina”, per così dire, non credo che, per molta critica ma  anche da parte degli stessi autori, ce ne sia alcun riconoscimento.
      Vittorio M.
      Infatti, se essa non c'è, come si potrebbe  riconoscerla? Ma un  artista autentico  (non un critico, non l'artista che cerca, cerca, mentre un vero artista trova  e, anzi, è “trovato”) saprà che non è lui il vero autore della sua opera, ma  che c'è dietro o dentro di lui una mano, una voce che lo ispira. Il fatto che  questo non sia normalmente percepito ci riporta a un discorso sull'ego, di cui  molti artisti sono dei narcisistici assertori. E' un fatto molto esasperato nel  nostro tempo, in cui l'assenza di un potere, un   ideale o una fede al cui servizio operare, porta l'artista ad essere al  servizio di se stesso e delle proprie pulsioni. Il recupero di una spiritualità  nell'arte vuol dire ritrovare la guida dello spirito, sentirla dentro di se,  dimenticare se stessi, talvolta anche ridimensionando quegli alti livelli di  ingegno di cui parlavi prima.
      Giorgio F.
      Vi è comunque anche una possibilità di arte come ascolto ed espressione di  un nocciolo mistico, di un cammino interiore, che sto imparando a conoscere  nelle sue varie forme e forze nei Suoi dipinti.
      Vittorio M.
      Altro che una possibilità! E' una necessità che  l'arte si ponga in ascolto della verità interiore e la esprima nel mondo. Altro  che nocciolo mistico! E' l'essenza divina che anima l'uomo e tutta la  creazione, e che le opere umane (e quindi anche l'arte) devono sforzarsi di  realizzare. (I miei dipinti sono un altro discorso: non pretendo che essi  realizzino questo impulso, se non in modo quanto mai imperfetto, né che siano i  soli a farlo, né che non ci siano altri modi di farlo)
      Giorgio F.
      Così ritengo che lo stesso proporre una concezione dell’arte come unione  tra sentimento e ragione possa divenire l’interessantissimo tema di questo  Seminario, che però sia aperto ad altre interpretazioni dell’arte 
      Vittorio M.
      Sentimento e ragione è come dire cuore e intelletto. Non c'è dubbio che  questa sia la costituzione dell'uomo e che le sue migliori espressioni, sia su  un piano interiore che su quello delle opere, si conseguano in quanto  equilibrio fra questi due fattori. Essi si ritrovano poi ad ogni livello:  femminile e maschile ne sono l'equivalente.
        Arte come risultante di questo equilibrio, di questa congiunzione e della  vera e propria genesi che ne risulta. Un'opera solo tecnica, o solo  intellettuale non è arte, perché non è “nata”. Quando qualcosa nasce, si  manifesta e vive in essa lo spirito. Senza lo spirito, senza l'anima non  potrebbe nascere. 
        Quanto ad altre interpretazioni dell'arte, cosa dire ? Non parlerei di  forme ma del contenuto dell'arte. Dove esso non   c'è e non si esprime, non vive nell'uomo, ci sono solo varie forme di  attività para-artistica: ricerche, invenzioni, concetti, manualità, tecniche,  applicazioni nel design, nella fotografia, nella grafica ecc. o anche  provocazioni che smuovono dei tabù e fanno pensare .....
        Qual'è l'atteggiamento della critica rispetto a queste forme?
      Anna L.
      Direi che è per lo più un criterio storicistico, un artista va sempre  collocato nel suo tempo. Poi il linguaggio, che si apprezza sia per il suo  proprio valore che per la novità che può rappresentare.  Si fanno poi molti riferimenti incrociati ad  altri artisti, o anche delle costruzioni intellettuali auto-referenti, in cui  l'opera in sé diventa marginale. Infine l'arte viene vista come denuncia  socio-politica, o anche come provocazione...
      Vittorio M.
      Una volta, si guardava ad altri valori: la forma, ossia la bellezza; la  funzione, ossia la verosimiglianza, la rappresentazione, l'appropriatezza,  l'utilità; e infine l'esecuzione tecnica.
        Sono proprio gli stessi valori che, nell'architettura, venivano chiamati: venustas,  utilitas, firmitas
        Quanto al contenuto più vero e interiore, ossia il più vicino allo spirito,  non è definibile in sé (come non lo è l'anima senza un corpo) ma è presente e  trasmesso attraverso questi valori. Lo avverti subito in una vera opera d'arte.
  Si può dire che i valori attuali  (storicismo, linguaggio, riferimenti incrociati, intellettualismo, denuncia  sociale) siano ugualmente vicini allo spirito anche se in altre forme? O non  sono invece valori di segno negativo, falsi valori di un tempo di terribile  crisi? A dire il vero, rispetto alle dimensioni e alla drammaticità di questa,  tali valori sembrano, più che falsi, dei piccoli trastulli, dei giochi da  bambini. Infatti le opere contemporanee mi sembrano in gran parte dei  giocattoli.
        I musei di arte contemporanea sono pieni di questi giocattoli. Sono bambini  sia gli artisti che i visitatori, come gli “uomini bambini” di cui parlava  Sidharta. La condizione di immaturità e ignoranza dell'umanità c'è sempre  stata, ma oggi viene accentuata perché c'è un   rifiuto dell'insegnamento religioso e una volgarizzazione della cultura  elaborata dalle classi più elevate. Ne risulta una cultura molto più estesa e  generalizzata di quella di una volta,   ma  appiattita sulla massa,  diventando quindi il campo d'azione di pulsioni incontrollate, sciolte da una  visione universale e spirituale.
        Non parliamo poi del mercato, espressione di una deviazione globale in cui  vengono creati, venduti, scambiati i falsi valori. Si vede in questi giorni  come questo sia vero, non solo nel campo dell'arte, ma in tutta l'economia  mondiale, in tutta la tragedia del nostro tempo.  
        D'altra parte, è anche vero che la società di massa non può che avere  un'arte di massa, fatta di opere-beni di   consumo, opere-etichetta, opere che rispecchino i valori del  materialismo. 
        E' quindi arte anche questa? Arte espressione del nostro tempo,  storicizzata in tempo reale, arte comunicazione, arte provocazione, arte  stimolo, arte giocattolo per uomini che hanno perso i veri valori, arte bene di  consumo.
      Giorgio F.
      E' comunque un valore anche la denuncia sociale che è spesso dietro queste  forme di arte. Anche se indirettamente, può portare a capire meglio la realtà..
      Bernardo T.
      Oltre al valore di denuncia, io metterei in evidenza il fatto che l'arte  contemporanea è un'arte democratica. Entra o può entrare nelle case di tutti,  almeno con le riproduzioni. Guardiamo poi ai suoi soggetti:  fanno parte di un immaginario vicino a quello  della televisione e della pubblicità o a quello più assente ma non molto  distante da noi delle astrazioni o delle immagini oniriche. Non santi, madonne,  scene della bibbia o della mitologia che evocano una dimensione ormai così  lontana da noi, e tanto meno rappresentazioni dell'opulenza e del potere, come  quelle che ornavano i palazzi di una volta. La ricchezza di oggi, quando si  interessa di arte, lo fa attraverso il collezionismo e il mercato, certe volte  con investimenti enormemente più grandi di quelli dell'acquisto di qualche riproduzione,  ma senza alcuna differenza quanto alle immagini collezionate: gli originali  magari in un caveau e le riproduzioni in un appartamentino di periferia, cosa  cambia nella sostanza?
        Nello stesso tempo, la gente va nei musei, soprattutto in occasione di  esposizioni a tema, per ammirare l'arte del passato, la grande arte (grande nei  nomi, nelle tematiche, nelle tecniche, spesso anche nelle dimensioni), un'arte  che appartiene a tutti, a beneficio di tutti. Quindi tutta l'arte è diventata  democratica, non solo quella contemporanea: è diventato democratico l'approccio  all'arte. 
      Vittorio M.
      Io son d'accordo su questo. Allargherei anche il discorso ad altri tipi di  arte, che non siano pittura o scultura. Se queste sono  in crisi, per una serie di fattori a cui  abbiamo accennato, non  dimentichiamo la  letteratura e il cinema che ci offrono invece opere straordinarie.  L'arte contemporanea esprime senza dubbio il  nostro tempo, ma in modo diverso nei suoi diversi campi: risentendo della  scissione fra cuore e intelletto nelle arti visive, al punto da chiederci se è  possibile oggi una vera arte, o al contrario vivendo tale scissione o le  problematiche umane della sua dolorosa elaborazione con altri e potenti mezzi  espressivi, come appunto quelli della letteratura e del cinema.
        E perché lo possono fare? Perché esse sono in fondo delle arti  “figurative”, che pongono l'uomo al centro di una “rappresentazione”, proprio  così, mentre le arti visive sembrano essersi dimenticate dell'uomo,  sostituendolo con delle astrazioni concettuali ed altre deviazioni.
      Alla domanda “se è lecito giudicare l'arte da un punto di vista  spirituale?” io risponderei chiarendo una volta per tutte che il punto di vista  spirituale è quello dell'uomo, della più intensa aderenza all'uomo, alle sue  vicende ma soprattutto al suo nucleo interiore, che mi ostino a chiamare  divino.
        Io sono impegnato in prima persona in questo lavoro attraverso la mia  pittura, oltre che con  l'architettura,  ed è quindi in questo lavoro la mia vera risposta.
        Se poi guardo al di fuori del mio mondo, vedo che ci sono e continueranno  ad esserci molte altre forme di attività artistica che serviranno al bisogno di  comunicare per immagini, in mille diversi campi. Se credo, come fermamente  credo, allo Spirito, so anche che esso può prendere le forme più diverse, anche  apparentemente lontanissime da un intento cosiddetto spirituale.  Prende le forme che gli uomini hanno creato  nella loro storia, una volta magnificate in grandi ideali politici e religiosi,  oggi adattate alla modesta vita di ognuno di noi, una volta forme di una élite,  oggi della società di massa. 
        Ma se, fra tante forme, che siano in uno o in altro campo, dell'una o  dell'altra tendenza, di una o di un'altra epoca, ci sarà una vera opera d'arte,  essa dovrà parlare al mio cuore e alla mia mente, dovrà mostrarmi il senso  della vita, la vera immagine dell'uomo, ossia del Dio che è in noi.
        Sarà questo il punto di vista spirituale.
		
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