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C.1.1.6 |
il Lavoro Spirituale La Rifondazione della città Incontro n° 1 del 25 marzo 2009 Conversazione di Vittorio Mazzucconi Per una rifondazione della città: dal passato al futuro |
Indice IL LAVORO SPIRITUALE |
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Il titolo di questa conversazione, “Per una rifondazione della città:
dal passato al futuro”, è incompleto, perché manca il “presente”. E'
infatti nel presente che bisogna rifondare la città. Ma, quale che sia il valore delle sue scoperte, si può dire che la
scienza renda l'uomo migliore o più felice? E che renda più belle e
più degne di essere vissute le nostre città? Sarebbe poi quasi ridicolo
credere che l'urbanistica sia una scienza. A proposito di questa e della
scienza in generale, non è forse vero che le nostre antiche città, così
ricche di storia, di umanità, di bellezza, erano l'opera di tempi in
cui non esisteva neppure l'idea di scienza? Così come è vero che le
città costruite invece nell'epoca della scienza sono così brutte e disumane!
Ciò ci può perlomeno far capire che la scienza, ossia un approccio esclusivamente
razionale, è lungi dall'essere idoneo al compito non dico di costruire
ma anche solo di pensare la città. |
La Città a Immagine e Somiglianza dell’Uomo | ||
LA CITTA’ A IMMAGINE
E SOMIGLIANZA DELL’UOMO è il titolo di un mio vecchio libro,
che propone la visione di una nuova metropoli, non semplicemente “a misura
d'uomo” come vorremmo che fossero tante cose, ma a sua “immagine e somiglianza”,
cioè con un'aderenza su un piano molto più sottile e profondo, come quella
del testo biblico a cui si fa riferimento, in cui questa aderenza, questa
identità, è fra l'uomo e Dio. Ne discende una filosofia della città, di cui parleremo in un altro incontro, ma mi preme adesso accennarvi solo per mettere in evidenza il principio della rifondazione che il libro propone per la città in generale e per Milano in particolare. Esso si rifà alla nascita della città, all' incrocio di cammini campestri che era una volta Milano, per poi ripercorrerne lo sviluppo nella storia, fino al nostro tempo e al suo superamento in una visione del futuro. In questo studio, si acquisisce il senso di una precisa identità, ci si identifica anzi con essa, mettendosi così in condizione non di sovrapporre una teoria alla realtà ma di essere voce e respiro di questa realtà. Può sembrare e lo è un principio misterioso, ma serve a farci capire che la rifondazione di cui parliamo non è un ricominciare da capo con una tabula rasa, ma è un comprendere, un essere in ascolto, un identificarsi, e un riprendere tutto ciò in nuova forma grazie al nostro mutamento interiore, il nostro nuovo orientamento. |
Aix-Etoile | ||
AIX-ETOILE
è il progetto di una città satellite vicino a Parigi: non un pezzo in
più della banlieue ma una vera e propria città. Il suo piano urbanistico
si fa interprete di una storia immaginaria: un luogo in cui la ferrovia
che lo traversa con una profonda trincea sia come un fiume, una città
rettangolare di fondazione romana su un lato di esso e, dall'altra parte
un borgo dalla forma spontaneamente circolare, come negli antichi borghi..
Si esemplificano così due modi di fare una città chiamando l'uno classico
o razionale, e l'altro organico, che corrispondono alle due fondamentali
categorie della ragione e del sentimento di cui abbiamo prima parlato.
Le due città sono collegate da un ponte che scavalca la trincea della
ferrovia, prendendo appoggio su una piccola isola intermedia, in cui è
stata trasformata la stazione. Si richiama così l'Ile de la Cité e la
storia di Parigi. Chiameremo Aix il borgo al di là del fiume e Etoile
la città classica. In questa leggeremo il perimetro ben definito come
fosse una cinta di mura, i due assi principali, cardo e decumano, che
si incrociano nella piazza centrale, come in un vero e proprio Foro circondato
di portici, gli isolati con gli allineamenti delle case lungo le strade
e gli spazi interni a verde. Rispetto agli assi ortogonali della città, si evidenzia un asse obliquo, lungo il quale è progettata la chiesa. E' un principio religioso che tutte le chiese siano rivolte a Oriente, al sole nascente come simbolo del divino, e così lo fa anche la nostra chiesa, mentre il resto della città è orientato secondo la conformazione del terreno, il tracciato della ferrovie e altri vincoli. Questo esemplifica il rapporto fra la realtà in cui viviamo e l'orientamento interiore da ricercare in dialogo con essa. L'aspirazione spirituale non deve estraniarsi dalla realtà ma interagire con essa come un impulso, una diversa e essenziale orientazione. Lungo questo asse che mira all'oriente, ci sono nel progetto due edifici: oltre alla chiesa che ha la forma di una vela, c'è la casa della comunità o municipio che ha invece la forma di una barca, ricordando anzi l'arca di Noé. Ciò vuol significare che, nel nostro tempo, l'impulso spirituale è ormai una vela che non sospinge più la barca del mondo da cui è anzi strappata, mentre questa assomiglia ormai sempre di più all'arca di un imminente diluvio. Questi accenni mettono in evidenza alcune cose: la prima è che un vasto programma immobiliare può essere concepito non come un ulteriore estensione della periferia o come un insieme commerciale ma come una vera e propria città, con una sua precisa identità. L'altra è di legare tale identità a una memoria storica, al punto di immaginarsela e ricrearla dove essa non esiste in reali vestigia del passato. Non è forse vero che la vera e feconda memoria deve essere in noi stessi e non nelle pietre del passato? La terza cosa è quindi l'importanza della immaginazione, direi anzi dell'interpretazione poetica della realtà. Le città antiche ci appaiono come opere di immaginazione, di creatività artistica, anche se sappiamo bene che esse furono costruite in rapporto a precise esigenze e funzioni, militari, economiche, politiche. Ne derivava il bello nello stesso modo in cui tutti i prodotti della natura sono belli, in quanto la loro forma è il risultato della loro funzione, ma questo bello che oggi noi possiamo leggere come una opera d'arte in sé, quando le funzioni che lo hanno prodotto si sono da tempo spente, come possiamo sperare di trovarlo nelle opere della nostra civiltà, che si è staccata da un processo naturale, per diventare astrazione, tecnologia fine a se stessa, macchina disumanizzante? Le funzioni della società e della città di oggi non producono il bello come quelle di una volta ma dei mostri, a meno che, con un'immaginazione creativa, non riusciamo a volgerle alla creazione del bello, oltre che del giusto e del vero. In un pensiero completo e armonico sulla città, l'impulso estetico sarà tutt'uno con quello etico e non subordinato a quello sociale e economico, se vogliamo compiere lo sforzo di trasformare la realtà in un senso spirituale. Rifondare la città vuol dire anche cominciare a pensare in questo modo. |
Les Halles | ||
Anche il progetto per LES
HALLES di Parigi è un progetto di rifondazione. Dopo l'infausta
demolizione dei padiglioni di Baltard, si è creato un enorme spazio vuoto
nell'antico cuore della città. Più che da un punto di vista urbanistico,
che si limita a ricucire la ferita e a dare un senso a questo spazio,
il progetto va visto come intensa presenza dell'identità di Parigi. Nasce
con esso l'idea del vascello, legato a una interpretazione drammatica
del nostro tempo e a un'aspirazione salvifica, che ispirerà poi molti
altri miei progetti, ed è un'idea misteriosamente legata all'emblema di
Parigi, anche se ne sono divenuto cosciente solo molto tempo dopo (il
vascello nelle acque della Senna, l'Ile de la Cité che è come un vascello,
ne hanno anche scolpita la prua a una sua estremità) L'antica chiesa di
Saint'Eustache che è prospiciente lo spazio vuoto delle Halles, viene
assunta come testimone e veicolo di tale identità e suggerisce di fatto
le proporzioni dell'Arca, quasi essa ne fosse una misteriosa reincarnazione.
Anche questo è un senso della rifondazione della città: il ritrovarne
la memoria, la cifra segreta, che serve come chiave di una sua rinascita. |
La Zone du Canal | ||
Nel progetto per La ZONE
DU CANAL a Nancy, è questa volta la storia della città e non
la mia immaginazione a mostrarci una coppia di città, l'una razionale-rinascimentale
e l'altra organico—medioevale, costruite una accanto all'altra, con la
separazione di un fosso. Ci ricorda proprio la trincea della ferrovia
e le due città del progetto Aix-Etoile di alcuni anni prima! In questo
caso, la storia è stata più creativa dell'immaginazione, poiché il Re
Stanislas realizzò nel Settecento l'unione fra le due città in una sola,
costruendone il centro comune nello spazio interstiziale adiacente al
fosso che prima le separava. Il destino di questa città, di una separazione
fra due entità diverse, si è però riprodotto con la realizzazione del
grande canale derivato dalla Meurthe che separa lo splendido centro del
Re Stanislas dall'estensione successiva della città. Con il mio progetto,
se ne studia quindi una nuova integrazione in cui, come era già accaduto
una volta, uno spazio vuoto di separazione diventa l'opportunità di una
nuova integrazione. Anche questo è un rifondare una città, il comprenderne
cioè il modo di sviluppo e portarlo a forme nuove e contemporanee, ma
pur sempre coerenti con l'identità originaria. |
La Nuova Agora | ||
LA NUOVA AGORA
di Atene è un centro commerciale e di uffici a cui ho voluto dare l'impronta
dell'Agora, di quella dell'antica città, ispirandomi in tal modo alla
sua antica fondazione. Anche nei limiti di un programma immobiliare è
stato possibile pensarlo come una città: oltre all'agora, essa ha un edificio
memore dell'architettura classica, sia pure in forme moderne, delle tracce
delle mura di protezione dall'esterno, e perfino il tempio, che guarda
con devozione al suo modello: l'antico Teseion. |
La Città Nascente | ||
LA CITTA' NASCENTE
è il progetto di un nuovo centro di Firenze, da edificare in luogo di
quello attuale. Per quanto Firenze abbia la reputazione di una città molto
bella, non bisogna infatti dimenticare che essa ha uno dei centri più
brutti e privi di interesse, che fu realizzato a cavallo fra ottocento
e novecento con la demolizione del centro antico. Durante gli scavi dei
lavori, si trovarono però delle tracce dell'antica Florentia romana, che
ci permettono di ricostruirne la pianta, anche senza che ne sia visibile
alcuna parte. E' su questa base che nasce l'idea di demolire i tronfi
e insulsi palazzoni del centro per ritrovare la radice della città. Per
farne un vuoto archeologico nel centro di Firenze? Certamente no, ma per
prenderne auspicio per una rifondazione di Firenze, con un nuovo contenuto
civile. Progettando un nuovo centro, non penseremo ai consueti centri
di banche, edifici amministrativi e commerci ma un campus universitario,
poiché vorremmo che Firenze diventasse consapevole della sua funzione
di città dell'arte, aperta ai giovani e agli studiosi di tutto il mondo,
più che alle orde di turisti che la affliggono oggi. E' un pensiero che
ripercorre la storia e non solo quella dell'antica città di fondazione
romana e di anima etrusca, ma quella del medioevo di Dante, o del Rinascimento
del Brunelleschi e di tanti altri sommi artisti, con un impulso capace
di esprimerne una nuova creatività. Anche in questo caso, vediamo all'opera
l'identità misteriosa che, di nascita in nascita, come in successive incarnazioni,
è sempre fedele a se stessa. L'edificio del Fiore che vedete nel centro
del progetto, con l'apertura dei suoi petali che forma una piazza leggermente
concava, è proprio come il vicino Cupolone, simbolo di Firenze, che sembra
al confronto un bocciolo chiuso. Ne apriamo i petali in un fiore finalmente
sbocciato, simbolo dell'apertura dello spirito di Firenze al mondo. |
La Piramide del Paladino | ||
LA PIRAMIDE DEL
PALATINO è un progetto centrato nel preciso luogo della fondazione
di Roma. Esso individua il punto dell'incrocio dei due assi originari,
che coincide con il centro dei palazzi imperiali. Da questo punto si slancia
una piramide rovesciata, la cui forma è dettata appunto dall'esigenza
di toccare solo con il suo vertice il terreno archeologico. Il progetto
vuole rievocare sia la mitica fondazione della Roma quadrata di Romolo
sia l'Impero che ne è seguito, ma va oltre questa celebrazione. La piramide
si trasforma su due dei suoi lati in un'immensa vela di marmo bianco,
e il vascello virtuale di questa vela punta con la sua chiglia verso Oriente,
rivelando così la sua sacralità. E' quindi un atto di ideale rifondazione
di Roma, di una nuova Roma che segua a quella pagana e a quella cristiana,
e soprattutto alla Roma di oggi, che è nello stesso tempo ingessata nella
conservazione e nella politica, e alla deriva di una incontinente e fasulla
modernità. |
L'Arca del Duomo | ||
Veniamo infine all'ARCA
DEL DUOMO, che propone il rinnovamento della piazza del duomo di
Milano, e lo fa sia recuperando la memoria della città sia lanciando un'idea
di forte contemporaneità. Il progetto conclude il cammino di un lungo studio
su Milano, iniziato negli anni '60 con il mio libro La Città a Immagine
e Somiglianza dell'Uomo, a cui vi ho già accennato e di cui ci occuperemo
nell'incontro dell'8 aprile, vedendo insieme come si possa veramente rifondare
Milano. Dobbiamo farne la Metropoli Ambrosiana estesa dal Ticino all'Adda,
consapevole delle sue memorie, aperta a un'espansione in tutte le sue attività
e nella sua cultura, una città che viva, che funzioni e che sia bella, come
è bello un volto che sa esprimere l'anima. Il cammino che va dal passato
al futuro passa però per il presente, per l'hic et nunc. E' per questo che
ci poniamo al centro della nuova metropoli con l'ARCA, un progetto che si
fonda su valori perenni ma che coglie l'appuntamento con la realtà di oggi,
anche in vista dell'Expo, che ne può permettere la realizzazione. Sarà un
simbolo di rinascita per tutta la città e per ognuno di noi, poiché non
si può dare vero rinnovamento senza operarlo nello stesso tempo in noi stessi.
E' quindi questa la rifondazione della città interiore e, a sua immagine,
della città in cui viviamo e del mondo. torna all'inizio dell'Incontro n° 1 il dibattito può proseguire on line scrivendoci: arcadelduomo@gmail.com |