BACK HOMEPAGE ARCHITETTURA PITTURA FILOSOFIA FONDAZIONE

C.1.2.33


Indice ARTE E PSICHE
Presentazione dei Quadri

IL VUOTO NELLA PITTURA
I quadri esprimono diverse letture del vuoto:

1980 Vuoto cosmicovedi Incontro 13

Un vuoto astratto, un vuoto assoluto, non collegato a un'esperienza umana.

1976.24 La notte e l'albavedi Incontro 13

Il vuoto che è nel centro della spirale è un momento di nascita. Il concetto di nascita è tutt'uno con quello di vuoto.

1981.10 Nascita o morte vedi Incontro 15

Questo è un vuoto nel senso di essere svuotati, anche di speranza, anche di vita. E' qualcosa che sta nascendo o il residuo di una vita, due aspetti che si toccano

1982.02 Il Sé sommersovedi Incontro 15

...quando da noi qualcosa emerge da un naufragio interiore, sopra il pelo delle acque, emerge come vuoto, crea in se stesso questo un vuoto di gestazione, di elaborazione.

1987.07 La piccola anima vedi Incontro 15

Il ricercare in noi stessi il vuoto interiore, guardando al nostro cuore, dove c'è una piccola luce.

1990.04 L'anima e il corpo vedi Incontro 17


1990.08.22 Aurora vedi Incontro 18

In questo quadro e in quello precedente, il vuoto si legge anche come spazio: Uno spazio interno al quadro, che si disegna entro dei confini, come se fosse una geografia.

1990.07.30 La nascita di un amorevedi Incontro 18

Una persona che si innamora vede di fronte a sé uno spazio, un vuoto di possibilità..

1993.05.20 L'insostenibile leggerezza dell'essere vedi Incontro 18

C'è uno spazio vuoto fra una situazione terrena di abbandono e quella di una divinità aerea (è stata evocata per essa la Dea Nut), con dei vaghi segni e dei colori discordanti che esprimono l'incomunicabilità fra due esseri...

1994.01.17 La forza dell'amorevedi Incontro 19

Anche questa è un'espressione del vuoto, che ha però qui una grande potenza. E' un centro di amore fra un uomo e una donna, quasi la prefigurazione del grembo in cui potrà nascere il figlio.

1994.02.14 Il sognovedi Incontro 19

Qui le figure sono assorbite in un rapporto inconscio, come se l'anima dormisse, mentre fra di loro c'è il vuoto, nel cui centro spunta l'alba di una nascita interiore.

1994.07.24 La porta vedi Incontro 19

In molti quadri il vuoto è espresso come una porta, ma mai come una porta chiusa. Essa è invece aperta come un varco di luce. Cosa c'è al di là? C'è un'aurora, l'anelito alla nascita spirituale è sempre annunciato come un'aurora .

1994.11 La chiocciolavedi Incontro 19

Il vuoto come elaborazione interiore, come se l'anima, al di là degli incidenti della vita che sono espressi in tutti questi oggetti casuali e nella confusione che la circonda, costruisca il suo mondo, che poi è il vuoto. Il vuoto è il divino. Non dobbiamo cercarlo al di fuori di noi, ma riconoscerlo in noi.

1997.02.23 L'aurora interiore vedi Incontro 19

Questo è il quadro-icona di questo seminario che appunto, ancora una volta, è il vuoto interiore, il vuoto aurorale.

2000.02.07 Liberazionevedi Incontro 20

Il quadro, che è qui esposto, era letto come una liberazione ma, al punto in cui siamo, dobbiamo darne un senso più profondo. C'è una parte fisica in noi, un'altra che anela al divino, e le due parti sono espresse nel quadro. Se però guardiamo oltre, possiamo immaginare che l'anima continui il suo volo uscendo dalla tela, e che il corpo si accasci privo di vita e finalmente scompaia. Che cosa rimarrà allora? Il centro vuoto, che è il vero protagonista, l'unica e vera realtà.

1999.11.06 La goccia vedi Incontro 20

Il lavacro dell'acqua che scende sulla figura, sull'anima, è come se scendesse dal cielo come una grazia, una benedizione. Era un vuoto, che è stato appunto colmato di grazia. Nel quadro ci sono altre figure, dipinte in un periodo successivo, che mostrano il dolore e la confusione in cui tuttavia ci dibattiamo. .

Per la pittura stasera non vi faccio vedere altro, ma vediamo altre espressioni del vuoto in altre forme, nell'architettura e nella città.


IL VUOTO NELL'ARCHITETTURA E NELLA CITTA'

La facciata dell'Avenue Matignon a Parigi

L'idea un po' convenzionale che l'architettura sia un'armonia di vuoti e di pieni è vissuta qui in modo molto più drammatico. Si crea un vuoto nel centro della composizione, da cui "esplode" il pieno che lo circonda. Il pieno e il vuoto si fanno espressione del materiale e dello spirituale. Questo vuoto è poi aperto verso l'alto, da cui scende un qualcosa, nello stesso modo in cui esso invece sale (come nel quadro della Goccia) Questo doppio movimento ci dice le stesse cose su cui stiamo parlando stasera. Creando in noi il vuoto, come un grembo, si sviluppa da esso la nostra vera natura che tende a salire verso il divino, così come questo scende in noi come la luce, come la grazia. L'architettura è fatta di pietre, di ferro, di vetro, ma i suoi materiali possono essere usati come pensieri, come parole, che esprimono la verità dell'anima.

La Città Nascente vedi Incontro 22

Un altro discorso sul vuoto l'abbiamo fatto la volta scorsa- ne ripeto qui solo tre o quattro immagini - e si applica a una vera città, Firenze. Per chi non c'era, ne mostro il centro attuale, in cui si vedono gli edifici costruiti a cavallo fra otto e novecento, che occupano il terreno in cui sorgeva una volta l'antica Florentia. Immaginando la loro demolizione, abbiamo creato ancora una volta il vuoto. Può certo sembrare utopistico, anche se sarebbe invece del tutto realistico e molto utile alla città, ma porterei l'argomento su un altro piano, facendo un paragone con quello che accade nella nostra vita. E' chiaro a tutti che la morte giungerà e ci porterà a fare in noi tutti questo vuoto, ma si può pensare che sarebbe bello, santo, un vero dono all'umanità se, in luogo di aspettare che giunga la morte naturale per liberarci dal corpo, questo fosse possibile farlo durante la vita al servizio di un ideale, di una fede. Lo fa infatti chi dona per questo la sua vita o che rinuncia ad essa anche in altre forme, entrando per esempio in un ordine monastico, e abbracciando quindi il cammino dello spirito. In tal modo, egli crea appunto un vuoto in sé stesso, liberandosi da tutto ciò che lo occupa nella vita esteriore, e accogliendo in se solamente il principio spirituale. Tornando al nostro progetto, una simile liberazione dagli aspetti contingenti e deteriori, porterebbe ugualmente ad accogliere e realizzare un ordine spirituale. (vedi La Città Nascente, Edizioni Dedalo 1985) Non a caso si vede nel progetto la croce, non nel senso cristiano, ma in quanto incrocio degli assi di fondazione della città, che avevano però. un significato profondamente religioso. Questo progetto, che sembra una grande utopia, è in fondo una bellissima scommessa: come appunto è un Santo o un eroe chi non aspetta che la morte faccia cadere il castello di illusioni della nostra vita, ma sceglie di morire per il suo ideale, come insegnano l'iniziazione antica e il messaggio cristiano, così, anche nel caso di un mediocre centro come quello di Firenze, non bisognerebbe aspettare che vada in rovina dopo aver imprigionato per secoli gli uomini nella sua bruttezza, ma riconoscere invece oggi la reale possibilità di un rinnovamento al servizio di un'idealità, come quella di destinare il nuovo centro all'arte alla cultura, come un campus aperto ai giovani di tutto il mondo..
L'immagine della spirale racconta come è nato il progetto. E' nato proprio da una spirale, che è poi fatta di forme che fanno pensare ai frattali che sono stati evocati in uno dei nostri incontri. Nel suo movimento, la spirale parte dal centro, dove gli antichi aruspici scavavano una fossa votiva, e poi si espande non solo a tutta l'area ma addirittura a tutto l'universo. E da tutto l'universo possiamo immaginare che ritorni fino al punto dell'incrocio sacro, in cui non solo c'era la fossa che metteva in contatto la vita con l'ombra, cioè con l'oscurità, con la morte, con gli inferi, ma passava la verticale che metteva in contatto anche con il cielo. Vi avevo poi presentato l'immagine dell'angelo nell'Annunciazione di Leonardo, in cui l'angelo tocca questo centro sacrale, da cui si sviluppa una spirale che è ormai concretata, realizzata in un edificio, attraverso la sequenza armonica di una serie di auditorium ottagonali, la cui copertura fa pensare al Fiore, di cui abbiamo tanto parlato. Oltre la funzionalità dell'edificio e oltre anche l'immagine del Fiore, è l'irraggiamento della croce il vero significato del progetto. L'incrocio degli assi di fondazione della città è identificato con la croce in un senso cristiano, anzi meta-cristiano, cioè con la croce che è un simbolo universale, è la nostra centratura nel mondo, è il nostro centro, il nostro essere, o è anche, in un ulteriore senso, l'incrocio fra l'orizzontale della vita terrena e la verticale della vita spirituale.


La Piramide del Palatinovedi Incontro 22

Un altro caso di "vuoto" che abbiamo visto l'altro giorno - anche di questo vi faccio vedere solo qualche immagine - è quello del Palatino. Le foto mostrano come lo si vede oggi, sia dalla Via dei Fori Imperiali sia dall'aereo. Quest'ultima vista mostra tutta la distesa delle rovine, che metto a confronto con un plastico della Roma antica in cui se ne vede invece tutta la magnificenza....quale migliore illustrazione del dramma della storia, che conosce la stessa alternanza della vita e della morte che viviamo sul piano individuale!
Nello stesso luogo dei palazzi imperiali sorgeva una volta la Roma di Romolo. Ho cercato di rintracciare gli assi della sua fondazione, che dovevano incrociarsi in un punto che mi sembra di riconoscere nel centro stesso dei palazzi imperiali ma questo per me, come sapete, va molto al di là di un'osservazione di tipo archeologico, perché mi riporta al segno della croce e al centro stesso del nostro essere. Vi ho poi raccontato dell'intento di celebrare con un nuovo edificio la memoria dell'antico impero e soprattutto di riviverne l'antica nascita in un senso magico, propiziatorio. Le nascite sono infatti cicliche, e il comprenderne, il farne proprio il ritmo, conduce a una libera e consapevole creatività, quella appunto che mi permette di immaginare senza remore un progetto così audace. Per trasferire realmente questo sogno sul terreno archeologico, senza alterarlo, ho pensato a un edificio che lo toccasse solo in un punto, come il vertice di una piramide rovesciata. Esso si appoggerebbe in questo punto, nel mezzo di una piccola distesa d'acqua che, con il suo riflesso, suggerirebbe la forma di un'immensa clessidra, immagine del tempo. Ho spiegato anche come la piramide evolve poi nell'idea di vela, che porta con sé quella di una barca, una nave, la cui chiglia si dirige verso oriente ed ha quindi un senso sacrale come tutti i templi, tutte le chiese. L'immagine culminante di questo processo è infine la croce, con cui questo edificio, visto da una certa angolazione, rivela la sua vera natura. Come cioè in ogni vicenda umana, in ogni grande opera d'arte, nell'umanità vera, nell'umanità più bella, si scopre questo filo d'oro che è la sacralità interiore, il divino in noi, così questi progetti io li sogno, li porto avanti, finché non si fanno rivelatori appunto del filo d'oro, della croce interiore, del senso del tutto.



La Città a Immagine e Somiglianza dell'Uomo

Dopo il Palatino, vorrei parlarvi un momento anche di Milano. Cosa se ne può dire? Io avevo scritto quasi cent'anni fa.... un libro dal titolo "La Città a immagine e somiglianza dell'uomo" (Hoepli 1967), parafrasando il detto biblico con cui l'uomo è a immagine e somiglianza di Dio. Già nella sua copertina, vedo che questo senso dell'incrocio sacrale, in cui l'umano e il divino si toccano, era molto vivo in me. Se ci portiamo sul terreno, la pianura in cui sorge Milano, ne leggiamo la naturale estensione fra due fiumi, il Ticino e l'Adda. Sorgono fra di essi molti nuclei abitati, piccoli o grandi, alcuni con una loro storia, altri con caratteristiche meno interessanti, senza parlare degli insediamenti industriali e della periferia indifferenziata in cui essi vanno sempre più confondendosi. L'area è percorsa da una fitta rete di strade che convergono al comune centro, oltre alle autostrade tangenziali.



Il mio progetto urbanistico - non voglio adesso parlarvene in un modo tecnico - consiste nel principio di rispettare la morfologia di Milano, con il suo tracciato viario simile a quello di una tela di ragno, portandolo però a una scala metropolitana. Integrando le tangenziali con altre e nuove autostrade, si formerebbe una rete tale da consentire a ogni punto delle metropoli, o per mezzo di una circolare o per mezzo di una radiale, di raggiungerne qualunque altro. In questa rete si formerebbero delle maglie, che è un po' il concetto degli isolati determinati da quattro strade, ma che sarebbero nel nostro caso di dimensioni molto maggiori, in modo da permettere al loro interno lo sviluppo dei singoli abitati e di vere e proprie città, che cercheremo di ridisegnare e comporre in unità omogenee, ognuna separata dalle altre da spazi verdi, con grande attenzione alla loro identità, alle istituzioni locali, alle scuole. In luogo di una massa amorfa e indifferenziata, come diventerebbe la nostra città, al pari di altre metropoli, in assenza di un piano lungimirante, si avrebbe invece un sistema armonico fatto di cento cittadine federate nell'ambito della grande metropoli.





Il sistema giungerebbe poi al centro, che non sarebbe però più il centro puntiforme della Milano attuale. Le radiali si arresterebbero contro una grande strada anulare, come una diga, che potrebbe essere la Cinta dei Bastioni, all'interno della quale si formerebbe un vuoto. Ancora una volta non mi si venga a dire che è un'utopia, nessuno pensa a demolire oggi le vostre case, ma io sto parlando di una città che ha una storia pluri-millenaria e che vivrà altrettanto a lungo anche in futuro. Oltre a comprenderne lo spazio naturale, che è molto più vasto di quello amministrativo, dobbiamo comprendere la dimensione del tempo della vita di una città, enormemente più grande di quella dei nostri interessi contingenti. Quante cose possono accadere, in questo tempo e in questo spazio, quante occasioni per orientare lo sviluppo della città. L'idea di creare un vuoto nel cuore della metropoli è una prospettiva per un futuro che si appoggia però fin da adesso su considerazioni pratiche: la pressione del traffico, dei valori immobiliari, del commercio, della finanza che viene oggi esercitata sul centro richiede di essere alleggerita fin da adesso ma, in futuro, dovrebbe essere risolutamente spostata in tutta la corona esterna all'autostrada anulare della Cinta dei Bastioni, all'interno della quale si produrrebbe quindi un "vuoto". Milano si aprirebbe così a una nuova e grande dimensione, dopo secoli in cui essa ha sempre distrutto il suo cuore a causa della sua conformazione radio-centrica che non ha permesso uno sviluppo aperto o orientato, come in altere città, da un fiume o da altre caratteristiche del sito.

Per ciò che riguarda il "vuoto", cominciamo a vederlo come un parco interno che collegherebbe il Parco Sempione, i Giardini Pubblici di Via Palestro e molti altri giardini privati che una volta effettivamente occupavano quest'area, formando un anello verde alla "città dei Navigli".



Ma esiste questa città? Da quando si sono sciaguratamente coperti i Navigli e l'affarismo e la volgarità dei nostri giorni hanno invaso e deturpato l'antico centro, si è persa anche una percezione poetica della città. . E' quindi bello ricordare, come ho fatto tante volte, che la cerchia dei Navigli fu anticipata dal vescovo Ambrogio che ne tracciò il cerchio con un intento religioso: quello di edificare lungo di esso, all'esterno del perimetro della città romana, tutte le basiliche che si vedono ancora oggi. Un gesto che costituì quasi una rifondazione di Milano, in seguito alla quale è sorta la città racchiusa entro la cerchia dei Navigli, la città di una civiltà futura rispetto a Ambrogio, ma ormai passata per noi. .C'è un carattere segreto di Milano a cui mi piace pensare, non solo con dei riferimenti storici, ma con un'attenzione speciale alla costituzione del suo nucleo. Io la leggo come quella di un seme, individuando addirittura in esso le due cotiledoni che lo compongono, da una parte e dall'altra dello spazio interstiziale in cui è nata la città e si è poi sviluppata uscendone, come una pianta esce dal seme. Immaginando una città in cui questo seme, questo spazio sia riportato a uno stato di vuoto, vedremo addensarsi al suo esterno tutta la vita industriosa della metropoli, con i suoi grattacieli e, più lontano, le piccole città a misura d'uomo, fondate sui valori della vita famigliare, della scuola, del lavoro. E' sulla base di questi valori che possiamo leggerne anche l'espressione, in un certo senso delegata, nel grande sviluppo edilizio del nuovo centro a corona che sorgerebbe lungo la Cinta dei Bastioni. Amiamo i grattacieli, amiamo la vitalità economica, ma essa deve essere separata da quella che è la radice, la nostra identità profonda, che verrà simboleggiata in quello che rimarrà della vecchia Milano.


Tutto questo si può riassumere in un diagramma, che potrebbe essere anche assunto come modello di uno sviluppo auspicabile del mondo. Qualunque fenomeno sembra volgere oggi, come si vede nella curva ascendente del diagramma, a un accrescimento indefinito, per esempio lo sviluppo demografico o quello della scienza o quello di moltissimi altri aspetti che sembrano puntare alla verticale. Penso invece che dovremmo renderci conto che questa spinta ascensionale deve essere fermata a un certo punto e che semmai possa continuare oltre ma in un'altra dimensione, che è appunto la dimensione spirituale. Cioè non più la crescita ad ogni costo, perché la crescita utile si ferma a un certo punto e quella successiva non può essere più misurata in valori economici o anche scientifici, presi in sé, ma è una questione di valori, di miglioramento del livello civile, di approfondimento, di elevazione spirituale. Nel centro del diagramma, in piccolo, si vede il tempio, si vede il Duomo perché il diagramma nasce dallo studio su Milano. Vediamo quindi le strade circolari e radiali del progetto, oltre alla corona di grande densità edilizia che si forma in corrispondenza alla cinta dei Bastioni e, all'interno di essa, il vuoto interiore, e nel centro del vuoto la memoria, la storia, l'università, la cultura, tutti valori che prescindono dall'andamento materialistico del mondo.



L'Arca del Duomo


Il prossimo passo è quello che altre volte abbiamo evocato: l'Arca del Duomo. Per raccontarvela, comincerei con la pianta di Mediolanum, in cui si vede anche la basilica di Santa Tecla col suo battistero, che fu poi distrutta, pensate voi, nel Rinascimento, per ricavare una piazza davanti al Duomo in costruzione. La piazza, che era quindi un vero e proprio calco della basilica, rimase poi intatta fino all'ottocento, sembrava la piazza di un paese. Con il nuovo sviluppo economico e sociale di Milano, si pensò allora di realizzare una piazza più grande. Nel progetto dell'architetto Mengoni, che fu poi in parte realizzato, la piazza doveva comunque conservare le proporzioni di quella originaria, rispettandone l'allineamento, e prevedendo in particolare un edificio davanti al Duomo, che non fu poi costruito. Il suo scopo era appunto di mettere in valore l'aspetto monumentale del Duomo, in rapporto con uno spazio misurato, mentre è evidente che, se si fa il contrario, più grande è lo spazio antistante e più piccolo sembra l'oggetto che si vuole ammirare. In realtà, si è invece creato questo piazzale, questa specie di enorme contenitore senza senso.



Nel progetto (non voglio farvelo vedere in modo analitico ma solo nell'ambito di un più grande discorso), si comincia con lo scoprire che in una parte di questa piazza, al livello della stazione della metropolitana, ci sono ancora le rovine dell'abside dell'antica basilica. Si possono mettere in evidenza scoprendole e facendone un angolo paesaggistico e archeologico, per poi immaginare il resto della basilica distrutta, materializzandolo con un tracciato e con una distesa di acqua, in modo da evocare quasi magicamente questa antica presenza nella città.. Un'altra magia è in atto alla sommità del nuovo edificio, in cui propongo un piccolo anfiteatro che permetta di vedere la facciata del Duomo in modo centrale, con una vista straordinaria, ma la magia è che questo semicerchio lo si ritrova a tutti i piani sottostanti ma diversamente orientato, in modo da poter leggere nella loro sequenza il movimento di una spirale ascendente. E' ancora una volta il fiore, lo stesso fiore di cui ho parlato a lungo l'altra volta nel progetto del centro di Firenze: un simbolo assolutamente universale. Il raggiungimento, il conseguimento dell'intento della nostra vita, della nascita spirituale a cui essa tende, è proprio come un fiore, un fiore che deve aprirsi, e che poi si lega intimamente al concetto di spirale e a quello di nascita.


L'edificio ha lo forma di una piramide rovesciata. Ne abbiamo visto un precedente nel progetto di Roma ma, in questo caso, l'idea nasce di nuovo dalla forma stessa della facciata del Duomo, che è coperto a capanna, con un grande timpano triangolare. Potete iscrivere nella facciata un quadrato, anzi una losanga, per scoprire poi che la metà inferiore di questa losanga è un altro triangolo, rovesciato e complementare al primo, e che esso suggerisce naturalmente la forma della piramide rovesciata che io propongo.



Nell'ultimo incontro abbiamo parlato molto del concetto di rovesciamento, che non ha nulla di anarchico ma è semplicemente un auspicio di qualcosa di fondamentale. Nella storia tutto è stato sempre chiuso, la storia è stata l'espressione di una chiusura di potere, certe volte anche legata a una chiusura religiosa quando la religione è servita anche a giustificare questo potere. Pensiamo solo alle piramidi egiziane che erano forme di morte, forme di potere, mentre invece io mi faccio patrocinatore, non solo in questo progetto ma in molti altri, dell'idea del totale rovesciamento, senza nulla di programmatico, di teorico ma semplicemente perché dentro di me c'è qualcosa che vuole aprirsi. Un fiore non si caccia a testa in giù ma vuole aprirsi verso la luce. Potrei occuparvi molto a lungo facendovi vedere quante volte ho espresso questo tema di cui il progetto di Milano è un esempio

...delle voci chiedono di rivedere l'immagine notturna...

Vi parlo di un pensiero, di un sentimento che viene da lontano, lontano, però dove arriva? Arriva alla realtà di oggi o dell'immediato domani: c'è l'Expo in vista per cui, anche se solo all'ultimo momento di questo lungo studio,.mi sono reso conto che avrei potuto cogliere questa coincidenza: l'appuntamento con l'hic et nunc! L'Arca potrebbe essere infatti un edificio per l'Expo, magari provvisorio se la gente si spaventa all'idea di averlo per sempre, ma che potrebbe essere la vera icona, la lampada dell'Expo, per esempio un super centro di informazione nel cuore della città.. Lasciatemi qui immaginare addirittura la festa di quando essa sarà inaugurata.


Guardando la pianta della piazza, essa appare riequilibrata, centrata sulla galleria, grazie al nuovo edificio. Mi ha telefonato oggi un'amica dicendomi: "andando in piazza del Duomo, ho sentito come sarebbe stupendo il tuo edificio, sarebbe come un'altra cattedrale, due cattedrali una di fronte all'altra...". Io mi sono invece sentito un po' confuso, perché ho sempre considerato l'Arca più che una cattedrale un battistero. Non solo il battistero veniva infatti sempre costruito davanti alle chiese ma il vero significato del progetto è proprio quello di essere un auspicio di nascita, in tutti i sensi: nascita spirituale ma anche rinascita della città, nascita di una speranza, nascita di tutto nel nostro animo. Se guardate bene, sotto la piramide rovesciata c'è anche il fonte battesimale, che ha poi la stessa forma della barca, dell'arca....



Vi ho fatto vedere molto rapidamente questo progetto, ma adesso vorrei ricollegarlo al concetto iniziale. In tutto questo seminario abbiamo seguito lo sviluppo dell'anima fino a trovare la centralità divina in noi e, nel seno di questa centralità, il vuoto, ma nel vuoto cosa facciamo? Nel vuoto mettiamo un seme! Vi ho fatto vedere la Milano dei tempi romani, ovviamente del tutto distrutta, la Milano che è seguita, e infine la Milano di un progetto urbanistico che può sembrare del tutto utopistico. Sarà magari realizzato fra qualche secolo e, quando questo avverrà, sarà perché l'uomo avrà conseguito questo riconoscimento del nucleo dell'essere. Se chiamiamo la nuova Milano "la città a immagine e somiglianza dell'uomo" possiamo chiederci: ma di quale uomo? non certo l'affarista, non il politico, ma l'uomo interiore, l'uomo che guarda al proprio cuore. Quando si riscopre questo cuore, questo vuoto, si può capire questo piccolo edificio, piccolissimo rispetto alla visione della nuova metropoli, anche se lo troverete ingombrante rispetto alla piazza attuale, questo piccolo edificio che ha in sé il centro da cui nasce il fiore spirituale.

L'ho proposto anche a Firenze, a Parigi, a Atene, a Roma, dovunque mi è capitato di testimoniare questo bisogno di fioritura. Io vedo la realizzazione spirituale...se proprio dovessi visualizzarla e sentirla senza parole, senza neanche dipingerla, la immaginerei semplicemente come un fiore, un fiorellino giallo come quelli dell'insalata matta che vengono fuori in un campo, immaginate un campo strapieno di fiori gialli. Ecco, la realizzazione spirituale è essere uno di questi fiori gialli che si apre. Il mio modo di aprirmi, siccome non sono un'insalata matta....matto magari si ma non un'insalata..., il mio modo di aprirmi è questo, di testimoniare il bisogno di perforare, rompere l'asfalto, il cemento che non è poi solo nelle città ma è nella nostra mente, nel nostro animo, e testimoniare della possibilità, della libertà, dell'ineluttabilità di crescere spiritualmente. Il senso del vuoto è quindi quello di prenderne coscienza e di metterci un seme che poi in giorno germoglierà, dove come e quando verrà, non dipende proprio da noi. Un'altra linea di pensiero, che si associa a tutto questo, vede più da vicino l'Arca e ci porta a chiederci cos'è, di dove viene, dove va...Uno psicanalista potrebbe forse riflettere al perché io ho fatto una dozzina di progetti di arche, una più catastrofica dell'altra...l'arca si associa all'idea del diluvio, della catastrofe. In un tempo come questo, che cosa può fare un uomo? Può appunto, sentendo la tempesta in arrivo, apprestarsi a costruire l'arca, arca che è sinonimo di salvezza, sinonimo di rapporto con il cosmo - la falce della luna è già una barca, un'arca celeste - sinonimo di grembo materno, di scrigno in cui conservare le opere della civiltà che l'uomo ha fatto, di offerta votiva, l'arca ebraica custodiva le tavole della legge divina.. Quindi, eccomi qua: fabbrico le mie arche e ci metto dentro un semino, questo è il mio lavoro. Ho cercato di comunicarvelo come ho potuto....se volete contribuire, l'arca è aperta a tutti.