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 1976.11 
        Nascita vedi Incontro 13  
        
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    | Cosa può voler dire questo quadro, 
        uno dei miei primissimi, che io chiamo proprio “Nascita”? Può essere magari 
        naif di rappresentarsela così, però la prima cosa che vedo nella nascita 
        è qualcosa che comincia in un piccolo punto e poi si espande come una 
        spirale. Nella nascita, anzi nel concepimento, si uniscono il maschile 
        e il femminile, questo lo sappiamo tutti, ma si uniscono anche la terra 
        e il cielo, il fuoco e l’acqua, il sole e la luna, si uniscono perfino 
        le stelle. In qualche modo è una specie di quadro di natività, di oroscopo, 
        in cui si legge la presenza cosmica di tanti elementi. E' forse per voi 
        difficile di vedere dei volti in un'immagine che sembra astratta, ma questo 
        qui, in alto, potrebbe essere il sole, quello a sinistra la luna, questa 
        potrebbe essere la Terra nel suo farsi, queste le stelle. Diciamo che 
        è una specie di mandala, che indica il significato universale della nascita. 
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 1976.24 La notte e l'albavedi Incontro 13  
        
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    | Questo invece è un aspetto che ci 
        può essere più vicino:vediamo infatti una madre con il suo bambino, in 
        una luce di tenerezza, di amore. Ma possiamo immaginare anche la notte 
        cosmica, e il centro di luce che si crea in essa, da cui parte una spirale 
        che si svolge all'infinito. La nascita è un fatto cosmico: non vedere 
        che la testa della madre è coronata di stelle e pianeti come un cielo? 
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 1976.25 Madonna con bambinovedi Incontro 13  
        
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    | Anche qui la nascita è vista in un'ottica 
        che trascende l'evento materiale. Oltre al corpo che si forma nel grembo 
        della madre, vediamo la testa del bambino che è però il nucleo di una 
        luce, di uno spirito che viene evidentemente da un’altra dimensione. Quando 
        pensiamo alla nascita non dobbiamo pensare solo all’unione del maschile 
        e del femminile che l'ha resa possibile, e neppure solo a quella della 
        terra e del cielo ma all'unione fra la materia e lo spirito, fra la nostra 
        vicenda terrestre, limitata, mortale, e un insieme cosmico.  | 
   
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 1983 Nativitàvedi Incontro 15  
        
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    | In un'altra lettura della nascita, 
        di tanti anni dopo, si evoca il Sé, il Cristo interiore che genera e va 
        evolvere la nostra anima, in un processo che sembra qui letto al contrario. 
        E' la nostra anima che, come una madre, genera Dio, partorisce il divino 
        in noi, in qualche modo ne è tutrice e fattrice.Possiamo allora immaginare che sia proprio nel grembo dell’umanità, nella 
        storia del nostro essere uomini, che nasce e si realizza un principio 
        spirituale, come un angelo che noi stessi diventiamo e anzi siamo, e che 
        è appunto il Sé.
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    | 
 1986 Natività del Signorevedi Incontro 15  
        
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    | Qui lo si vede in un’altra forma, 
        come se una Madonna generasse una creatura, che però non è il bambino 
        un po' paffutello del presepe: questa volta è una specie di sole roteante, 
        che è ancora una volta il Sé, il Cristo.Come poteva la Madonna immaginare che il suo bambino potesse essere il 
        sole? E' quanto si pensa da un punto di vista esoterico, che non è però 
        molto lontano dall'idea di un Figlio unigenito di Dio che ci insegna la 
        Chiesa. Non è forse un essere solare, meraviglioso, che esce dal grembo 
        della Madonna come dal grembo dell’umanità esce il divino?
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    | 
 1987.07 Piccola anima vedi Incontro 15  
        
       | 
   
    | Molto più in piccolo, nel nostro 
        intimo essere, il quadro ne mostra la nascita in noi: l’anima è incurvata 
        su se stessa, e nel suo cuore spunta un principio nascente. | 
  
   
    | 
 1989.11.07 Aurora  
        
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    | Anche questo è un modo di sentire 
        la nascita. E' come se questa creatura, quasi galleggiante in un mare 
        cosmico, si risvegliasse dalla notte o dalla morte stessa, davanti a un 
        sole che però è ancora oscuro Ci sono altre due figure nel quadro: una 
        è l'inconscio che sembra spingerla al di fuori delle sue acque profonde, 
        e l'altra è un angelo, anzi il Testimone, che presiede ad ogni nascita, 
        come a una sua propria manifestazione. Quando noi nasciamo, non è certo 
        solo un'operazione chimica o qualcosa che avviene per caso, ma una congiunzione 
        misteriosa in cui tutto si unisce, come nel quadro: il sole dello spirito, 
        l'anima che si incarna, l'inconscio da cui proviene, il Sé che è il vero 
        protagonista della vicenda.  | 
   
    | 
 1989.08 La lucciola vedi Incontro 17  
        
       | 
   
    | Ci sono delle nascite non di una 
        persona ma di un amore: momenti in cui nasce un amore, nello stesso modo 
        in cui si accende una luce.  | 
   
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 1990.08.22 Aurora vedi Incontro 18  
        
       | 
   
    | In questo quadro, che abbiamo già 
        visto, la nascita è vissuta nel senso di una “aurora”.Non solo la nascita 
        è come l'aurora della vita, ma è un'aurora anche e soprattutto quella 
        con cui la nostra anima si risveglia a un messaggio divino. Quando poi 
        si parla di aurora, è qualcosa che viene dalla notte, come la nascita 
        dalla morte, e quindi queste figurazioni da una parte guardano alla luce, 
        ma dall’altra sono impregnate di oscurità.  | 
   
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 1992 Aurora 3vedi Incontro 18
  
        
       | 
   
    | In questo quadro è invece come se 
        tutto il nostro essere diventasse un’aurora: la luce non è solo all’esterno, 
        come un possibile annuncio del levarsi del sole, ma in noi c’è una luminosità 
        che ci trasforma.  | 
   
    | 
 1994.11 La chiocciolavedi Incontro 19
  
        
       | 
   
    | Qui l’anima in qualche modo elabora 
        il suo proprio mondo, la sua propria armonia, sempre come un fatto di 
        luce, e gli oggetti qui raffigurati possono rappresentare le casualità 
        della vita o quello che ci lasciamo dietro…un vaso, una conchiglia, spazzatura 
        varia: sono questi gli accidenti del mondo, però sostanzialmente l’anima, 
        nel suo ciclo, costruisce se stessa, elabora la sua armonia.  | 
   
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 1995.03.08 Concepimento 2vedi Incontro 19
  
        
       | 
   
    | In questo dipinto, l'armonia è anche 
        drammatica: questo è un momento di generazione, ne abbiamo già parlato 
        altre volte, è addirittura una pre-nascita, in qualche modo il momento 
        del concepimento…si vede nel grembo della donna un feto che si forma, 
        si vede questa luce interiore, questa specie di penetrazione in una cavità 
        che è anche femminile…il tutto nella notte, che è la notte cosmica ed 
        è anche la notte della morte, dove però nasce questa circolarità della 
        vita. Ed è come vedete, una grande spirale, come sempre...  | 
   
    | 
 1994.03.10 La nascitavedi Incontro 19
  
        
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    | E' il quadro che è esposto stasera 
        nella parete al vostro fianco e si chiama proprio "Nascita". Leggiamolo 
        insieme. Si vede una coppia che, con un gesto, dà nascita a un essere, 
        che però non è un bambino, è un adulto. Quindi egli non nasce ma rinasce, 
        è un uomo morto che rinasce, l'angelo lo solleva da una stato di caduta, 
        di morte, ed è come se riportasse poi questa nuova vita alla coppia con 
        un grande gesto, che sembra abbracciare e coinvolgere tutte le figure 
        in un movimento ciclico, come una danza. Nel quadro si vedono anche, l'abbiamo 
        già notato un'altra volta, tante piccole facce che mi fanno pensare a 
        delle anime ansiose di rinascere. Guardavo oggi che questa testa qui, 
        scura - forse la notate - è uguale a quella più a destra marroncino chiara, 
        come se fosse la stessa testa in movimento.....la nostra amica Silvana, 
        che è psicologa e si occupa in particolare di regressione, potrebbe vedere 
        in questa testa qualcuno che fu magari ucciso - se ne vede il sangue, 
        in mezzo a una grande oscurità - e che si avvicina con la testa più chiara 
        alla nascita, che si vede poi in una terza posizione, quella della testa 
        dell'uomo che viene sollevato, non a caso illuminata da una sua magica 
        luce...Non voglio perdermi in fantasticherie ma diciamo che, in modo intuitivo, 
        il quadro ci mostra la circolarità del tutto, come la divina danza della 
        vita.  | 
   
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 SPIRALE
 
 Nel corso del Seminario abbiamo parlato molto della spirale, come di un 
      concetto chiave dell'evoluzione del tutto. Ci era apparsa dapprima, senza 
      possibilità di dubbio, la ciclicità della vita, senza però che questo com- 
      portasse alcuna idea di ripetizione. E' appunto la spirale che infonde alla 
      ciclicità una spinta che la fa evol- vere in un movimento infinito. E' una 
      legge che è insieme naturale e spirituale. Nelle mie opere, è presente sia 
      come generatrice della loro composizione, sia come segno, presenza vivente 
      del divino, come di un sole.
 
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 1976.25 Spiritusvedi Incontro 13
  
        
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    | E' uno dei primi quadri che vorrebbe 
        rappresentare un essere spirituale. Lo si immagina come se venisse dalla 
        luce. Se ne vede l'incesso, la potenza irradiante dal suo centro come 
        da un grande chakra, e la testa, che è appunto una spirale, generatrice 
        di armonie e di mondi...  | 
   
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 1976.24 La notte e l'albavedi Incontro 13
  
        
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    | L'immagine che abbiamo già visto 
        come nascita, ma che è anche una spirale. La nascita è infatti l'inizio 
        di una spirale.  | 
   
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 1977.06 Iside
  
        
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    | E' l'immagine di Iside, un quadro 
        singolare di alcuni decenni fa. Iside, come dea della luna, regola la 
        vita della vegetazione e di ogni creatura, solleva a sé le anime come 
        pesci che escono dal mare... Se la spirale è un principio di unità e di 
        armonia, la deformazione inerente alla natura umana ce la può però far 
        leggere anche in forme separate e antagoniste. Mentre il quadro 1976.11 
        Nascita...mostrava la dualità di tutte le cose, ma nell'ambito di un'armonia 
        che tutte le riassorbe nell'unità, c'era qui forse in me una sorte di 
        manicheismo che mi faceva percepire queste due polarità come se ci fossero 
        due principi separati, uno di oscurità e l'altro di luce. Era in realtà 
        l'esperienza del dolore a suggerirmi questa separazione. Il dolore è, 
        in sé, esperienza di separazione.  | 
   
    | 
 1984.09 Jonico (Yng e Yang)
  
        
       | 
   
    | Le due volute di un capitello ionico, 
        ci raccontano appunto la storia di questi due principi e del loro fluire 
        uno nell'altro.  | 
   
    | 
 1982.20 Tempesta
  
        
       | 
   
    | Qui la divisione è fra un principio 
        spirituale e la realtà che invece porta a un naufragio nella vita  | 
   
    | 
 1997.09.02 I due impulsivedi Incontro 20
  
        
       | 
   
    | Questa è una divisione fra un impulso 
        spirituale e un impulso fisico, fra il vortice della vita nel mondo e 
        un' influsso superiore, con l'uomo che fa da ponte fra i due, ma non è 
        un ponte così facile da percorrere, è una situazione di tensione, di strappo 
       | 
   
    | 
 1989.06.14 Metamorfosivedi Incontro 15
  
        
       | 
   
    | Sempre questo senso di divisione, 
        lo si vede qui dove l'angelo o il Sé che parla alla nostra anima e lei 
        si volta dall'altra parte.  | 
   
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 1992.03.22 L'armonia interiorevedi Incontro 18
  
        
       | 
   
    | Qui invece si vive la vita dell'anima 
        come se il nostro essere interiore guardasse se stesso e dall'interno 
        di se stesso facesse evolvere un'armonia. A fronte del caos esterno del 
        mondo, questa armonia è un in impulso di nascita, un po' come nei quadri 
        in cui si legge l'anima come una madre che partorisce il divino.  | 
   
    | 
 1994.03.13 Benedizionevedi Incontro 19
  
        
       | 
   
    | Qui si vede invece la divisione che 
        è pronta a un ricongiungimento fra due persone che si amano o addirittura 
        fra una parte divina in noi e l'anima che si proietta nella persona amata. 
       | 
   
    | 
 1994.07.24 L'adorazione della donna amata vedi incontro 19
  
        
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    | L'apoteosi di questo ricongiungimento. | 
   
    | 
 2005.01 La dipartita 
  
        
       | 
   
    | Questo è un quadro che mi riporta 
        a una grande tristezza, E' anzi il mio ultimo quadro, che ho fatto qualche 
        anno fa, quando è morta mia moglie, da cui ero divorziato da vent'anni... 
        Nel quadro si esprime la sua dipartita, come un'ombra che si dissolve 
        mentre, contemporaneamente, si irraggia la grande forza, la grande luce 
        della vita. Lo mostro oggi perché, al di là del dolore che lo ha ispirato, 
        sento che mi dice la cosa a cui io credo di più: la grande, radiosa, solare 
        centralità dello spirito. E vedo nell'ombra della mia compagna scomparsa 
        anche la mia propria ombra, Come vorrei che anch'essa svanisse, non solo 
        nella morte che tutti ci attende, ma in una vita intesa come un processo 
        di purificazione. Questa è la mia confessione.  | 
   
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        LA CITTA NASCENTE
         
        (Il progetto è pubblicato nel libro "La Città Nascente", Edizioni Dedalo 
        1985 e nel nostro sito Internet)
         
        Dopo la presentazione dei quadri, passiamo per una volta a un po' di architettura. 
        Vi presento in poche parole il progetto della "Città Nascente" per un 
        nuovo centro di Firenze, che vi racconterò solo nelle grandi linee con 
        qualche immagine, perché in esso è centrale il concetto di nascita.  
        Prima di tutto di dove viene questa nascita? L'anima di Firenze è molto, 
        molto antica. In questa immagine si vede da una parte una scultura etrusca, 
        l'Apollo di Veio, e dall'altra il San Giovanni di Leonardo che proprio 
        in questi giorni è esposto a Milano. E' la stessa virtualità in forme 
        e tempi diversi. Come c'è un'anima in noi, così c'è un'anima anche in 
        una città, in un popolo, che, di generazione in generazione, e addirittura 
        di civiltà in civiltà, giunge fino a noi..
        
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    | Ai tempi degli Etruschi, ecco com'era il mondo: c'era l'aspetto civile, 
        urbano, di cui ci parla la statua dell'arringatore e c'era l'aspetto della 
        campagna, come viene evocato dall'immagine di questi buoi e del contadino 
        che li porta ad arare i campi. Quest'ultima scena mi fa però pensare a 
        qualcosa di molto più importante, cioè la fondazione della città. Io mi 
        sono molto occupato di urbanistica, non nel senso giuridico, professionale, 
        amministrativo che si intende con questa parola ma nel senso di lavorare 
        a una vera e propria "rifondazione" della città, che è stato poi l'argomento 
        principale del nostro primo Seminario: "Il Lavoro Spirituale". La città 
        va veramente rifondata, richiede un nuovo assetto non solo fisico ma sociale, 
        non solo sociale ma filosofico, non solo filosofico ma profondamente umano, 
        profondamente metafisico, religioso.
 Una volta le città venivano infatti fondate con un intento religioso oltre 
        che politico e amministrativo, ed è questo che in qualche modo io penso 
        che vada fatto anche oggi, come un antidoto al caos del mondo e della 
        città. L'Arca del Duomo di cui abbiamo tanto parlato è proprio un piccolo 
        gesto fondativo, permeato da un senso religioso.
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    | Ecco com'era la città ai tempi di Dante. Notavo proprio ieri in questa 
        immagine come, in cima al monte del Purgatorio, ci sono Adamo ed Eva, 
        e mi dicevo che, in fondo, tutta la storia che abbiamo raccontato sul 
        maschile e il femminile, sulla loro divisione e sul finale ricongiungimento 
        nell'unità divina, non è molto lontana dal senso del poema.
 Questa è invece Firenze ai tempi di Roma. La vera città etrusca era Fiesole 
        ma, quando Fiesole fu vinta, i Romani fondarono Firenze che divenne poi 
        la vera culla della nuova Etruria, che risorse in seguito col Rinascimento, 
        in una nuova e straordinaria fioritura dell'antico ceppo. Com'era questa 
        città? Senza addentarmi in documenti tecnici, vedete qui una pianta del 
        centro di Firenze, con il corso dell'Arno e, in sovrapposizione, il tracciato 
        dell'antica Florentia. Quelli che vedete in scuro sono i tratti di strada 
        che sono stati effettivamente ritrovati, oltre ai frammenti del tempio 
        capitolino, delle terme, di varie cose qua e là nella città, e di tracce 
        delle sue porte.
 
 
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 Ecco il centro attuale: è indicato in nero quello che è stato ricostruito 
        dopo le distruzioni dell'ultima guerra, e in grigio quello che era stato 
        invece fatto a cavallo fra ottocento e novecento, qualche decennio dopo 
        che Firenze era diventata capitale provvisoria d'Italia. Si pensò allora 
        di buttare giù il vecchio centro, tanto brutto e povero da essere chiamato 
        il ghetto, e di costruire in suo luogo i brutti palazzoni che ci sono 
        ancora adesso. L'impianto delle strade è però rimasto quello dell'antica 
        città romana, come pure la piazza attuale, prima intitolata al Re e poi 
        alla Repubblica, che era nella vecchia città la piazza del mercato popolare 
        e una volta il Fòro della città etrusco-romana.
 
 
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    | La piazza in una foto del secolo scorso. Oggi è tale e quale salvo che 
        è stato tolto il monumento al Re, come io mi auguro si faccia anche per 
        quello della Piazza del Duomo di Milano.
 Immaginiamo quindi di creare un vuoto in questa città. Prescindete per 
        favore da considerazioni pratiche o economiche, tipo "come si fa a pensare 
        di buttar giù tutti questi palazzi?"...beh, cent'anni fa si buttò giù 
        tutto quello che c'era al loro posto!...i palazzi sono come le macchine, 
        sono investimenti finanziari, hanno un certo periodo di vita e poi si 
        può fare un investimento migliore demolendoli e facendo così spazio a 
        qualcosa di più utile. Mettendo da parte queste considerazioni, a me interessa 
        soprattutto il concetto di creare il vuoto, che poi esploreremo nel prossimo 
        incontro. Perché, senza un vuoto, che è come un grembo materno, non si 
        può nascere, una nascita può formarsi solo in qualcosa che sia come un 
        grembo. Questo luogo è proprio il grembo di Firenze, da cui la città è 
        nata in antico. Come in una magica identità con un suo particolare destino, 
        essa non è poi nata una volta sola, ma è rinata con il "Rinascimento" 
        che ha preso inizio a Firenze, e può rinascere domani con la "Città Nascente".Io 
        le attribuisco, quasi in un modo propiziatorio, il senso di una fioritura 
        ricorrente, di una reincarnazione, di cui ho lungamente esplorato il significato 
        nel libro che ho scritto sul progetto. (a)
 
 Questi assi sono gli assi della fondazione originaria della città. Sono 
        anche gli assi con cui le città venivano riferite in modo rituale al cielo 
        e sono quindi orientati secondo i quattro punti cardinali. L'aruspice 
        incedeva in un senso, poi nell'altro, e nell'incrocio - questo è un fatto 
        molto importante, spero che dopo ne parleremo - scavava una fossa e depositava 
        in essa delle offerte alle potenze degli inferi. Ora, tutto il discorso 
        sull'ombra che abbiamo fatto - ci ha occupato moltissimo cominciando dalla 
        caverna oscura - lo si ritrova anche qui. Cioè, come un essere umano nel 
        suo cammino di individuazione, deve conoscere la propria ombra per poi 
        scoprire in sé la luce, così anche un pensiero fondante sulla città, un 
        pensiero urbanistico, sociale, filosofico, deve riconoscere questo punto 
        profondo di collegamento con la terra, come con noi stessi e con il nostro 
        passato. Qui si fonda una città proprio prendendo coscienza della sua 
        ombra, del suo punto di contatto con gli inferi, e quello che abbiamo 
        visto nel mito di Proserpina ha un collegamento segreto e profondo con 
        questo ordine di pensieri.
 
 Ecco, da questo incrocio immaginiamo di veder partire una spirale. E' 
        un impulso che mi ha condotto a fare il progetto proprio sulla base del 
        suo tracciato e soprattutto del suo significato. Essa nasce nel punto 
        dell'incrocio e si allarga poi sempre di più, espandendosi virtualmente 
        in tutto l'universo. Oppure, da tutto l'universo si riavvolge e giunge 
        di nuovo a questo punto. Abbiamo scavato la fossa che ci mette in contatto 
        con gli inferi ma che è anche il punto di collegamento con il cielo. Passa 
        da essa l'asse verticale della nostra evoluzione.
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 Avete visto l'angelo dell'Annunciazione di Leonardo che in qualche modo 
        si avvicina al centro sacrale e lo benedice. Gli antichi assi del cardo 
        e del decumano sono come le due braccia di una croce, ed è dal centro 
        di questa croce che si irradia la spirale. In uno dei nostri incontri 
        sono stati menzionati i frattali, che fra l'altro io non conoscevo, ma 
        mi accorgo adesso che sono proprio alla base del progetto del Fiore: ne 
        vedete la piccola forma ottagonale che poi troverete ripetuta innumerevoli 
        volte in un organismo sempre crescente, che, come abbiamo visto prima, 
        è costruito con la spirale. Si vedono appunto i vari quadrati in progressione. 
        Su un piano funzionale, il progetto prevede una serie di auditori coperti 
        da una piazza sopraelevata ma, su un piano più essenziale, può essere 
        letto anche come un irraggiamento, proprio l'irraggiamento della croce.
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    | Ecco l'antico Fòro ritrovato, a un livello più basso di tre, quattro metri 
        rispetto alla città attuale. Il cardo e il decumano sono interpretati 
        come dei camminamenti con cui gli studenti, a cui è dedicato tutto il 
        progetto, giungono nel centro della piazza, che ha una leggera concavità, 
        come la piazza del Campo di Siena. Potete immaginarli nelle sere d'estate 
        a suonare la chitarra e riunirsi in piccoli gruppi qua e là sulle gradinate 
        della piazza. La sua forma, generata dalla spirale, l'associo anche a 
        quella di un fiore, e chiamo quindi questo edificio "Il Fiore". E' una 
        fioritura che ha un rapporto, ho avuto occasione di dirlo altre volte, 
        con il Cupolone, che è una specie di bocciolo chiuso e rovesciato, mentre 
        invece nel progetto del Fiore esso viene finalmente aperto, come mi auguro 
        che vengano aperti la mente e il cuore degli uomini. E' un'idea, una speranza 
        fondamentale per il mondo. Quante cose si sono faticosamente evolute nella 
        sua storia, per giungere oggi o domani, finalmente, a un'apertura, a una 
        fioritura. E' quello che ho cercato di fare anche con l'Arca del Duomo, 
        che è una piramide non più chiusa, come lo erano una volta le piramidi, 
        ma aperta appunto come un fiore, come la speranza di una nuova nascita...
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        Nel resto del progetto, se vi fa piacere fare un giretto, questo è appunto 
          l'antico Fòro, questo è quello che rimane del tempio capitolino, praticamente 
          solo la base, questi sono vari edifici, tutti progettati salvo, ovviamente, 
          Santa Maria del fiore, il Battistero, Palazzo Strozzi e Orsanmichele. 
          Il progetto richiederebbe molto tempo per essere illustrato ma lo evoco 
          qui solamente per il suo valore, diciamo, di "realizzazione". Ma come 
          dobbiamo intendere tale realizzazione? L'abbiamo intuita come una nascita 
          interiore, inserita nel grande ciclo cosmico, l'abbiamo vista nel rapporto 
          con la morte e con la rinascita: ma tutto questo non è solo un impulso 
          mistico personale, deve essere letto e vissuto anche in impegni molto 
          reali, molto concreti. Questo progetto sarebbe bellissimo, del tutto 
          fattibile e di enorme vantaggio per la città, sia culturalmente che 
          economicamente, però è ovvio che la classe dirigente che abbiamo, politica 
          ma anche culturale, non è assolutamente alla sua altezza. Parlo quindi 
          di una realizzazione interiore ma non purtroppo di quella che dovrebbe 
          rifletterla e concretarla anche nel mondo esteriore.
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    | Qui si vede il Fiore dall'alto: non è solo un concetto astratto ma è molto 
        integrato alla vita della città. Oltre al Fòro su cui il Fiore si affaccia, 
        si vede le "Spianata", un grande spazio ottenuto con l'unione di due strade, 
        la Via Calzaioli e la Via Roma, corrispondente all'antico Cardo. Esso 
        è limitato da un allineamento di antiche facciate, da Orsanmichele e dal 
        "Villaggio", un insieme di case e di torri che farebbe da filtro fra il 
        nuovo spazio e la Piazza del Duomo, anch'essa profondamente rinnovata 
        dal progetto.
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    | Alcune vedute della piazza attuale, quella che era un tempo l'antico Fòro 
        e successivamente il vecchio mercato. Il progetto ne apre completamente 
        la visuale, facendo vedere molti monumenti che oggi sono nascosti dall'ingombro 
        di questi palazzi. .L'edificio del Fiore appare come un'arca, seguendo 
        un impulso che ho espresso in molti altri progetti. Un'arca di salvezza, 
        un'arca in cui i tesori della nostra città, della nostra umanità vengono 
        idealmente posti e preservati dalla rovina che possiamo purtroppo temere.
 In primo piano l'antico Fòro, che è circa tre metri e mezzo sotto il livello 
        della città attuale. Ne potrà essere recuperata qualche pietra, mentre 
        il resto riceverebbe una nuova e splendida pavimentazione marmorea.
 
 
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    | Un altro aspetto della piazza è quello che è oggi caratterizzato dal grande 
        e tronfio arco con, in fondo, quel poco di Palazzo Strozzi che a malapena 
        emerge e che nel progetto invece sarebbe pienamente visibile. Nel disegno 
        si vede anche lo scenario di un tempio, con cui si rievoca l'antico tempio 
        di età Augustea della Firenze romana. Una cosa meravigliosa che vorrei 
        menzionare è che si è ritrovata l'ara del tempio. Voi sapete che i riti 
        pagani non si svolgevano all'interno del tempio, come nelle nostre chiese, 
        ma davanti ad esso. Il sacerdote si rivolgeva alla gente e nello stesso 
        tempo guardava ad oriente, cioè al sole nascente. L'antica ara, su cui 
        venivano fatti i sacrifici, è qui davanti a noi. La cosa che mi ha molto 
        commosso è che l'ara è ottagonale, l'archetipo degli ottagoni che vedete 
        ripetuti in tutta l'architettura fiorentina. E' ottagonale il Battistero, 
        è ottagonale il Cupolone, sono infiniti i casi in cui questo si ripete. 
        E anche l'edificio che vi ho fatto vedere prima, il Fiore, è pensato appunto 
        come una serie di ottagoni che si inseguono uno con l'altro.
 
 
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    | Il progetto interesserebbe gli isolati che sono indicati in marrone nella 
        foto aerea. Sono dei palazzoni dell'otto-novecento, veramente privi di 
        interesse, salvo qualche frammento incorporato, che abbiamo però proposto 
        di recuperare in un'altra sistemazione.
 Potete paragonare la foto con la veduta aerea del modello. L'Arno è ancora 
        al suo posto...anche se, sotto il suo letto, il progetto prevede la realizzazione 
        di una autostrada e di una linea della metropolitana, ambedue destinate 
        a collegare una grande opera sotterranea, comprendente le stazioni del 
        metro, degli autobus, dei taxi e i relativi parcheggi. La Città Nascente 
        è infatti un meraviglioso sogno che sa però anche integrare delle realtà 
        operative e tecnologiche. Esso si proietta poi nell'idea di una metropoli 
        estesa all'intera regione, in cui la Firenze attuale e rinnovata costituirebbe 
        un polo storico e culturale, da dedicare in particolare all'università 
        Nella filosofia della Città Nascente, il cui centro sarebbe un campus 
        universitario aperto ai giovani di tutto il mondo, Firenze diventerebbe 
        veramente una delle capitali mondiali della cultura e non sollo una città 
        d'arte invasa dai turisti.
 
 Il concetto di nascita e quello di spirale sono quindi apparsi come intimamente 
        uniti, e la loro unione si è anche rivelata molto feconda per far appunto 
        nascere in noi l'idea di una nuova realtà, che ha la sua radice in un 
        passato tanto profondo e oscuro da poterlo associare al nostro inconscio, 
        e il suo sviluppo in una nuova coscienza, sia sul piano dell'arte e della 
        città che su quello di una spiritualità riconquistata...
 
 
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        LA PIRAMIDE DEL PALATINO 
         
        (Il progetto è pubblicato sulla brochure "La Piramide del Palatino" e 
        sul nostro sito Internet) 
         
        Lo stesso concetto ve lo faccio leggere in un altro mio progetto - e poi 
        avremo terminato - ed è quello per Roma. Non so se ricordate di aver visto 
        il Palatino dalla Via dei Fori Imperiali, come si vede in questa foto. 
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    | Questa è invece l'immagine di Roma come era ai tempi dell'Impero. Vedete 
        in primo piano il Circo Massimo e i palazzi degli imperatori che sorgevano 
        sulla sommità del Palatino.
 
 
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    | Ecco cosa ne rimane oggi: un enorme campo di rovine e qualche rudere.
 La pianta delle rovine e l'incrocio degli assi della fondazione di Roma...
 
 
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    | Gli studi che ho fatto - io vado sempre alla ricerca dell'inizio delle 
        città, del loro momento nascente - mi hanno portato a cercare le tracce 
        della Roma primitiva in un sito che è stato largamente alterato nei secoli 
        e che ha preso infine la forma dei palazzi imperiali. La Roma di Romolo 
        è viva nella leggenda di una sua mitica fondazione, ma la storia ne ha 
        ripetuto il rito e il significato in tutte le fondazioni delle città antiche, 
        come ho evocato con l'immagine dell'aratro che traccia il solco delle 
        mura e con il tracciato degli assi che si incrociano nel centro sacro. 
        E' quanto abbiamo visto nell'evocazione dell'antica Florentia e che scopriamo 
        anche nel nostro animo, perché dobbiamo orientarci in rapporto al cielo, 
        e il centro di questo orientamento, la vera fossa votiva, è il nostro 
        essere, è il nostro cuore.
 Questo studio mi ha portato a concludere che il centro della Roma primitiva 
        e il centro dei palazzi imperiali, integrati in un unico insieme dall'architetto 
        Rabirio, coincidono, anche se il loro orientamento è difforme da quello 
        rituale di cui abbiamo parlato. E' comunque in questo centro che dobbiamo 
        lavorare, se vogliamo veder nascere da esso una nuova forma. Ma in che 
        modo? L'idea della piramide rovesciata è nata da qui. Come rivivere con 
        un'opera contemporanea l'antica fondazione e anche il suo sviluppo storico 
        nell'impero Romano, questa grande realtà di cui tutti siamo figli, senza 
        però toccare il terreno archeologico? Pensando a una costruzione che si 
        appoggi sul terreno solamente con il suo vertice come, appunto, una piramide 
        rovesciata.
 
 
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    | Il rovesciamento è d'altra parte sempre stato per me un impulso fondamentale: 
        è lo stesso del Cupolone del progetto per Firenze o di quello per la Defense 
        a Parigi, o infine dell'Arca del Duomo di Milano. Io ho continuamente 
        proposto il rovesciamento, non certo in un intento anarchico o in quello 
        di voler rovesciare le cose per partito preso, ma perché, se vogliamo 
        seguire dei valori nuovi, creativi, portatori di nascita, non potremo 
        che vedere i vecchi valori come qualcosa che ne è la negazione e che va 
        quindi rovesciato per ristabilire la verità.
 Tutto quello che si apre è il contrario di quello che si chiude, sembra 
        lapalissiano, ma bisogna insistere: quello che si apre è la nascita e 
        quello che si chiude è la morte. Quindi questa forma di piramide rovesciata 
        è in consonanza con la nascita, parte da un punto e si espande, mentre 
        la morte - non per nulla le piramidi erano delle tombe - parte da una 
        base e giunge al vertice di una totale chiusura.
 Quindi questo edificio che vedete evidenziato in marroncino è una piramide 
        rovesciata, non ha sul terreno l'ingombro che si legge nella pianta e 
        che è semmai solo quello di un volume nello spazio. Oltre al minimo punto 
        di appoggio del vertice della piramide, occorrono però dei setti strutturali 
        di controventamento, di cui uno sorgerebbe in una zona senza alcun interesse 
        archeologico e l'altro coinciderebbe con la diagonale del grande complesso 
        dei palazzi imperiali. Poiché esso è quadrato, il rivestimento del setto 
        diagonale con degli specchi ricreerebbe visualmente il quadrato, i suoi 
        spazi, i suoi portici, in una magica evocazione dei palazzi. Si pensa 
        di ricostruire alcune parti degli antichi edifici che, per effetto speculare, 
        si rifletterebbero, generando una specie di palazzo o di città virtuale.
 
 
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    | Ecco il patio della residenza dell'imperatore e la sua ricostruzione. 
        Questo è invece lo stadio privato dell'imperatore e la sua ricostruzione.
 Qui si vede il rapporto intrigante fra le parti che io proporrei di ricostruire 
        e il loro riflesso virtuale, creando questa fantasmagoria di città tecnologica 
        ma nello stesso tempo radicata in un remoto passato. Dove appoggia il 
        vertice della piramide, immaginate un bacino che produce anch'esso un 
        effetto speculare. Leggereste così un'enorme clessidra, simbolo del tempo, 
        della storia, e anche del divino e del suo riflesso nell'umano e viceversa.
 
 
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    | Le piante dell'edificio sono come dei mandala, ma sono anche studiate 
        con grande attenzione a tutti i problemi, di organizzazione, strutture, 
        impianti, misure di sicurezza che si associano a un edificio di queste 
        dimensioni.
 
 
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    | Un altro aspetto del progetto è che la Piramide, a un certo momento, sembra 
        modificarsi e sposarsi a un'altra idea, che è quella della vela. In tutti 
        miei progetti, c'è la vela, o la barca a cui essa si associa, o infine 
        l'arca, forme che si trasmutano una nell'altra per esprimere un nocciolo 
        archetipico. Una grande vela di marmo bianco si lega al setto diagonale, 
        di cui abbiamo parlato prima, come a una chiglia e questa si volge all'oriente, 
        un'indicazione inequivocabile della sacralità di questo edificio. Vi sorprenderà 
        sapere che, in tutti i miei progetti, qualunque ne sia l'orientamento 
        imposto dal loro contesto, nasce a un certo momento un movimento interiore 
        che punta al vero orientamento, quello verso il sole nascente ad oriente. 
        Forse che in tal modo la piramide recupera il sacro orientamento della 
        fondazione di Roma, smarrito poi durante i secoli?
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    | Qui si vede la nuova Piramide fra le rovine dei palazzi imperiali, una 
        parte dei quali è ricostruita e visibile sotto la grande vela.
 
 Qui è la vista del Palatino, così è come io lo rovinerei con il nuovo 
        edificio....C'è stato però prima qualcun altro che l'ha rovinato....non 
        c'erano forse prima dei palazzi meravigliosi, che sono stati rasi al suolo? 
        Dalla via dei Fori Imperiali o dal parco sul Palatino si vedrebbe questo 
        edificio fantasmagorico, con la grande vela in marmo bianco e la chiglia 
        che si dirige verso l'oriente, ritrovando una sacralità nuova e insieme 
        perenne, in mezzo a una città e a un mondo che l'hanno perduta.
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    | Fra i tanti disegni di studio, c'è questo, che esprime ancora una volta, 
        come nel progetto di Firenze, l'irraggiamento della croce. La croce è 
        qualcosa di fondamentale, e non solo in un senso cristiano, poiché abbiamo 
        visto che i fondatori di città la tracciavano già, molto prima del cristianesimo. 
        Essa ha un valore archetipico iscritto nel nostro animo, quando prendiamo 
        coscienza del nostro orientamento nel mondo e del comandamento di ricongiungerne 
        gli opposti, come la nascita e il calare del sole, la vita e la morte, 
        sia nella dimensione orizzontale della nostra vita, sia fra questa e la 
        dimensione verticale, in cui vanno congiunti la terra e il cielo, la materia 
        e lo spirito.
 Tutti questi progetti giungono quindi a questo nucleo sacro, che è la 
        croce, e cercano di esprimerne l'irraggiamento come quello di un sole. 
        E' un concetto parente di quello dell'arrendersi a Dio, come Gesù ha fatto 
        proprio sulla croce. Quando ci avviciniamo al centro, nel centro troviamo 
        proprio questo: la vocazione divina dell'uomo, la sua sacralità. Ecco, 
        questo è il mio discorsino, a questo punto la cosa più bella sarà parlarne 
        con voi, cosa vi ha più colpito di queste sequenze di idee, di quadri, 
        di progetti?
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