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C.1.2.29

Arte e Psiche
La Nascita Spirituale

La VICENDA DELL'ANIMA
in dialogo con Vittorio Mazzucconi
e la sua pittura

Incontro n° 22 del 2 dicembre 2009


Indice ARTE E PSICHE

 

Nel dibattito sono intervenuti anche: Luisa Gonella, Alessandra del Ri, Silvana Olmo, Pat Sophie Graja, Giorgio Fedeli, Paolo Gonella, Danilo Gava, Ettore Lariani.

Vittorio Mazzucconi

Siamo arrivati alla fine delle nostre fatiche, cioè, a dire il vero, della vostra pazienza e della mia fatica....
Abbiamo percorso o almeno accennato nelle grandi linee la vicenda dell'anima attraverso diversi miti - l'ultimo è stato quello di Psiche - e l'abbiamo letta attraverso gli aspetti problematici dell'amore, prima nell'unione di due esseri e poi nella loro separazione. Il percorso è infine sfociato nell'assunzione di Psiche fra gli Dei, che è metafora del fatto che l'anima umana scopre la sua divinità: il fine più bello, più vero, più santo della nostra vita. L'ultima volta ci siamo chiesti: cosa vuol dire essere assunti fra gli Dei, scoprire la nostra divinità? Forse uno si alza la mattina e dice "io sono Dio"? Non credo proprio che sia così, ma piuttosto che uno scopra a poco a poco una realtà interiore, che però non è neppure l'anima propriamente detta. Noi ci facciamo sull'anima delle idee non molto chiare, ma in qualche modo l'anima non è un'entità superiore ma forse solo un vascello, un veicolo, che ci porta verso la vera entità superiore, che è il Sé che abbiamo in noi. Quindi l'ultimo incontro era dedicato a questo Sé, che chiamiamo anche il Testimone, che è in noi ma al tempo stesso è staccato da noi, è staccato cioè dalla nostra personalità, mentre è noi stessi nel senso di essere il nostro vero essere. Il senso di tutto il cammino dell'evoluzione umana è di scoprirlo e di identificarsi con questo - diciamo - personaggio, con questo essere spirituale. Quello che chiamo il Sé è lo stesso che gli induisti chiamano l'Atrman, e l'Atman è identico a Dio. E' lo stesso concetto: Dio è la sostanza spirituale dell'universo, che poi si manifesta in ogni creatura, in ogni forma, in ogni tempo, e si presenta anche in noi, che non solo siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio come dice la bibbia ma siamo noi stessi il Dio nel suo farsi, il Dio in fieri. Questo essere spirituale guarda in qualche modo le nostre azioni, le azioni della personalità, e ne è staccato, almeno fino al punto in cui noi, invece di essere completamente persi nella vicenda umana, nelle passioni, nella corsa al denaro e in ogni altra cosa, non riusciamo un po' alla volta a orientarci, prendendo infine coscienza di questo Sé interiore.

Nell'ultimo incontro ci siamo divertiti a vedere diversi modi, anche un po' naif, in cui la mia pittura rappresenta questo Sé. L'abbiamo visto come un vecchio saggio, o come un compagno di viaggio, l'abbiamo visto come l'amato o l'amante, l'essere maschile a cui tende il femminile, o il femminile a cui tende il maschile, e per finire l'abbiamo visto come il Cristo perché, in un'ottica tutta diversa da quella orientale, nella nostra religione è il Cristo la nostra centralità. Ricordate quello che diceva San Paolo: "io non vivo più per me stesso, ma è Cristo che vive in me", è cioè il concetto che la nostra personalità dovrebbe essere completamente cancellata per mettere in luce il vero protagonista, quello che sopravvive alla morte, che ha la vita eterna, e questo, secondo la nostra religione, è appunto il Cristo. L'avvicinamento al Sé, in oriente, si fa con delle pratiche rituali, delle meditazioni, con dei mantra, mentre nel cristianesimo lo si fa con una esperienza molto più radicale. Paolo, che cade sulla strada di Damasco e viene folgorato, è un po' il modello della rivelazione in ognuno di noi del Cristo, quando e come potrà manifestarsi. L'ultima volta, mi è accaduto di parlare di questa interpretazione mostrando il quadro "Lettura Dantesca", che io appunto leggo in questo modo. Il quadro fa parte di un trittico molto ma molto grande. (ho sempre cominciato i progetti di architettura, anche per dei grandi complessi, con dei piccolissimi schizzi, una volta, quando fumavo, addirittura sul retro di pacchetti di sigarette durante l'attesa in qualche aeroporto, mentre, quando dipingo, mi butto d'impeto e con una gestualità diretta su delle tele molto grandi...)

E' una grande narrazione che comincia con Adamo ed Eva, nel vero senso della parola, che associo liberamente anche all'inferno cristiano, e poi, attraverso il purgatorio, si giunge finalmente a questa specie di intuizione del paradiso. Ma il paradiso come è visto? come un cadere, un arrendersi, anche se questo può apparire strano. Qui si vede la prua di una grande barca - il resto del quadro mostra che la barca è carica di umanità, fra la folla si vede perfino una donna che allatta un bambino -m ma il fine di questa navigazione è un naufragio. Lo è infatti per tutti noi, non dobbiamo farci delle illusioni, ma un conto è un naufragio subìto come fallimento delle ambizioni, dei progetti di vita basati sul nulla - noi viviamo assolutamente nel nulla - e un conto è invece l'arrendersi a Dio, quando uno capisce il rapporto fra la sua personalità, del tutto effimera, e il divino che è come questa grande rosa del quadro, come quella che Dante vedeva nell'ultimo canto del suo paradiso. Questo cadere, questo gesto di arrendersi con le braccia aperte è in fin dei conti anche il gesto del Crocifisso che abbiamo visto in altri quadri, non tanto come l'essere inchiodato a uno strumento di tortura, ma come un gesto di apertura spirituale, quasi di esultanza per la vittoria sulla morte. E' a questo che ci fa pensare il quadro.

Dopo averlo ricordato, in questa serata parliamo della nascita spirituale. Pensavo che forse avrei dovuto cambiare titolo e l'ho anche scritto nel biglietto di invito. Forse si poteva dire "verso la nascita spirituale" perché non è che noi qui stasera nasciamo spiritualmente, ma andiamo, diciamo, verso questa nascita. Questo, da un certo punto di vista, è un processo. Da un altro invece è vero anche il contrario, cioè che noi nasciamo in ogni momento. Quindi questo concetto di nascita dobbiamo trovare il modo di capirlo insieme. Non è un evento che si produce a un tratto, come si dice dell'illuminazione: uno nasce spiritualmente, capisce tutto, sfonda la barriera della nostra ignoranza, accede a un'altra sfera. E' un processo verso questo ma, nello stesso tempo, ogni momento di tale processo è autentico, cioè non è che noi oggi siamo in uno stato negativo o insufficiente, e che solo un giorno avremo l'illuminazione. Io tendo a credere che in ogni istante tutto è bello, tutto è necessario, armonico, e quindi noi nasciamo anche in questo momento in tutto quello che facciamo, è come essere sempre il seme di una possibilità di nascita. Poi bisogna distinguere: stiamo parlando di una nascita fisica o di una nascita spirituale? La nascita fisica la conosciamo tutti perché ne abbiamo fatto una piccola esperienza: sappiamo che ci conduce alla morte, anche se io sono convinto, e lo sono anche altri oltre a me, che dopo la morte seguirà una nuova nascita perché la vita è un fatto ciclico .E poi c'è la nascita spirituale, che uno può immaginare come una conversione, una rivelazione, un'illuminazione ma, come vi dicevo, io tendo ad avvicinarla alla nostra vita reale ed a scoprire in ogni momento di vita fisica, in carne ed ossa, questo principio di nascita. Basta saperlo vedere e dare a ogni cosa un valore nascente. Più avanti vi farò vedere un progetto che si chiama proprio "La città Nascente"e che vuole appunto rivelare e far vivere questo valore nella realtà, in un'intera città, ma, prima, continuiamo ancora a interpretarlo attraverso i quadri, in due letture che sono dedicate alla Nascita e alla Spirale...