Incontro n° 2 del 14 aprile 2010
Nel dibattito sono intervenuti anche: Gerardo Palmieri, Silvana Olmo, Kendall Katze, Gualtiero Mocenni,
Silvia Guerriero, Paolo Scarton, Giulio Rentocchini, Piera Goldstein.
Vittorio Mazzucconi
Questo nuovo seminario, che ha preso inizio la volta scorsa, ha il
titolo "Sentimento e Ragione", e direi che è un titolo molto incauto.
Io l'ho adottato perché sempre, in tutte le mie opere, in tutti i miei
scritti, in tutti i i miei pensieri, ho molto insistito sul rapporto
fra il sentimento e la ragione, e questo in un mondo in cui una mentalità
diffusa, oltre alla scienza e a un certo tipo di arte, alla tecnologia
imperante e a molte discipline, va verso una direzione esclusivamente
razionale. A fronte della civiltà materialistica che ne deriva e in
cui viviamo, io mi riferisco da sempre a quell'altro lato della vita,
che è la natura, il sentimento, il cuore, l'anima, che oggi è molto
trascurato. Ci rendiamo però sempre di più conto che il sentimento deve
essere di nuovo recuperato, sviluppato, per riequilibrare il mondo.
Nasce e si sviluppa così un impulso a cui un sempre maggior numero di
persone e di idee fortunatamente convergono, in varie forme, come la
new age, l'ecologia, l'attenzione alle problematiche sociali, l'interesse
alle religioni orientali ecc, ma non ancora al livello di un impegno
generale, capace di trasformare la realtà in un senso spirituale. L'approccio
dominante è pur sempre quello materialistico. Se qui ci fosse per esempio
un filosofo, come ce ne sono stati negli altri seminari, non ci aiuterebbe
certo con la struttura teorica che si è sovrapposta al senso comune
ed anche all'antico intento della filosofia che riguardava l'essere
in armonia con se stessi, il conoscere se stessi, la propria anima,
mentre oggi si cerca invece di districarsi fra la complessità delle
idee stesse della filosofia, in un esercizio auto-referente e farraginoso.
Nei dibattiti fra filosofi è raro sentir parlare in modo autentico a
creativo dell'uomo, mentre ognuno menziona cosa ha pensato tale o talaltro
filosofo, chi Hegel, chi Kant, o chi volete, come fossero i personaggi
di un qualche spettacolo di marionette, che si fanno combattere una
con l'altra. Il senso di questo combattimento è tuttavia del tutto oscuro
e, in un esercizio puramente concettuale, sembra dimenticato proprio
il fine della filosofia, che è quello del conseguimento di un'armonia
in noi stessi. Questo senza voler diminuire, per carità, il valore di
tante ricerche e dello sviluppo del pensiero nella storia della filosofia,
ma solo per sottolineare l'importanza di ritornare, sia pure dopo l'arricchimento
che esso ha portato, a un nucleo di verità e di vita.
Questo nucleo è nell'unione di sentimento e ragione. E' come
dire mettere d'accordo il cuore e la mente. Ora, accade questo: che
il cammino fra il cuore e la mente è molto breve; però,
volendolo percorrere, si rivela il cammino di tutta la storia, di tutta
la vita, di tutto l'universo, con infinite valenze. E' a causa di tale
complessità che l'impegno di dedicare alcune serate a questo
tema è molto incauto, e che ci troviamo adesso in un'impresa
di estrema difficoltà.
Sembra semplice di dire: ma si, c'è il sentimento da una parte,
la ragione dall'altra, cerchiamo di metterli d'accordo. E, in effetti,
l'accordo fra queste cose sarebbe la perfezione, l'unità dell'uomo,
così come sarebbe altrettanto meravigliosa l'unità fra
natura e civiltà, come lo è fra il maschile e il femminile,
come lo è fra l'ombra e la luce; bastano questi accenni per vedere
che sono infiniti gli aspetti della dualità che dovrebbero bilanciarsi
e comporsi in un'unità. Tutto il loro insieme è poi come
un grande ciclo, come lo è quello del giorno e della notte, e
saremo portati a esplorare se anche il sentimento e la ragione non devono
essere compresi in modo altrettanto ciclico.
Per orientarci, vi avevo presentato nell'ultimo incontro uno specchietto...chi
l'ha già visto mi scuserà ma bisogna ripassare ed estendere
certe osservazioni a cui esso ci aveva condotti.
Un'immagine archetipica che ci soccorre è quella dell'albero.
(vedi incontro n.1, fig.2)
La prima osservazione che si può fare è che, rispetto
al tronco, la parte superiore dell'albero e quella inferiore delle radici
sono in qualche modo equivalenti. La parte superiore fa pensare alla
ragione. Essa riceve la luce e poi ci fa pensare a un aspetto fondamentale
della ragione, la divisione: ragione vuol dire divisione, fino ai limiti
della frammentazione e della specializzazione. La parte inferiore è
invece quella delle radici, e possiamo assimilarla al sentimento. Un'altra
cosa che suggerisce questo schema è che le due parti sono completamente
speculari e che il tronco è il luogo della loro unione, come
se ci fosse in noi il luogo di un equilibrio fra il sentimento e la
ragione.
A questo punto, dobbiamo accordarci su una certa terminologia: quando
parlo del "sentimento", non parlo affatto del buon cuore,
dei buoni sentimenti, parlo proprio delle forze oscure che sono radicate
nell'inconscio.
Anche quest'ultima parola richiede un chiarimento, poiché si
tratta di qualcosa di molto complesso: c'è l'inconscio personale,
l'inconscio collettivo, c'è la natura, c'è l'oscurità
della terra, tutto quello che non si conosce, ma anche tutto quello
che ci nutre, e che si trasforma, attraverso la nostra vita e il nostro
"tronco", in un mondo diverso, sempre più illuminato,
sempre più aperto, sempre più ramificato, come la chioma
dell'albero. Questo insieme non deve però mai perdere il contatto
con la parte oscura perché, altrimenti, un eccesso di luce nella
parte superiore senza che ci sia un corrispondente apporto di umidità
dalla parte inferiore, porterebbe a un inaridimento. Penso che sia proprio
quello che accade nella civiltà di oggi, in cui abbiamo une netta
prevalenza della parte razionale e troppo poco si parla dell'altra.
In ognuno di noi c'è poi lo stesso bisogno di un riequilibrio;
al di sotto del livello della nostra esperienza, quanti di noi conoscono
la nostra parte inferiore, che vuol dire non solo la nostra ombra, ma
anche la nostra profonda ricchezza, mentre guardiamo solo alla parte
superiore e ai frutti superficiali che essa produce ...
In un'altra immagine, si fa un paragone fra l'albero e il corpo. (vedi
incontro n.1, fig.3)
La prima cosa che ci colpisce è proprio che il tronco equivale
al cuore. Vi ho già accennato, ma ne parleremo in modo approfondito
in un'altra occasione, ai miei progetti di città, soprattutto
per Milano, in cui è apparsa molto chiaramente questa identificazione
del centro della città, il centro storico, con il tronco della
grande pianta della metropoli che si è poi sviluppata tutt'intorno.
Questo centro storico, questo tronco, è anche il cuore della
città, è il cuore delle nostre memorie, il cuore del passato.
Il tronco-cuore è quindi il nucleo centrale nel nostro modello.
Guardando alla sua parte inferiore, dove ci sono le radici dell'albero,
fino al seme, fino alla terra, e paragonandola al corpo umano, abbiamo
visto qualcosa di analogo, con l'intestino, gli organi genitali e l'ano.
Nella parte superiore, invece, corrispondente alla ramatura dell'albero,
incontreremo il sistema cerebro spinale del corpo, insieme ai polmoni,
alla bocca e alla testa. Si potrebbe studiare la corrispondenza di questo
insieme con l'allineamento dei chakra ma, in questa sede, ci interessa
particolarmente la simmetria, rispetto al tronco-centro dell'albero
e del corpo, della loro parte superiore e di quella inferiore. Da questo
punto di vista, come alla ramatura corrisponde la radice, così
al cervello corrisponde l'intestino. E' come se il principio della ramificazione
che ha generato le radici e i rami di un albero si fosse sviluppato
in una forma compattata, nella scatole cranica e nel ventre, generando
gli organi corrispondenti.
Il discorso poi è molto bello, molto complesso, se si passa
dalla ramatura alle foglie, al fiore e al frutto. Si può tracciare
un parallelo fra l'albero e il corpo, osservando che alle foglie corrispondono
i polmoni, che respirano infatti per mezzo degli alveoli, come l'albero
fa con le foglie, e poi attraverso la trachea si giunge alla laringe,
si giunge alla bocca, e la bocca è un po' come il fiore del nostro
corpo. Dal fiore al frutto, come dalla bocca a tutta la testa, che può
essere vista come il frutto di tutto l'organismo, testa che è
agli antipodi della zona dell'ano.
Abbiamo così schematizzato quanto già detto nell'incontro
precedente, ma occorre qui sottolineare che, in questo percorso dal
basso all'alto e viceversa, non è che la parte bassa debba essere
disprezzata in nome di quella alta, come sembrerebbe suggerire un confronto
fra la testa e l'ano. Non solo ambedue sono necessarie ma ci si può
chiedere: nella pianta, cosa fa il frutto? Fa il seme e, con il seme,
si ricomincia da capo. C'è una trasformazione della parte oscura
in noi nella parte luminosa ma anche di questa nella parte oscura. Non
si tratta quindi di un percorso fatto in una sola direzione, una volta
per sempre, ma di un ciclo che continuamente si ripete. Se mi permettete
una battuta, consentirete quindi anche a me di ripetere le stesse cose
...
In quest'altra immagine (vedi incontro
n.1, fig.4), oltre all'albero che diventa un corpo, si parla dell'anima.
La prima cosa che si vede, sempre nella linea centrale, è che
dove c'erano il tronco e il cuore, così ci sono il sentimento
e la ragione uniti. Prima di giungere a questo punto di unione, di dove
proveniva il sentimento?
L'avevamo visto ai livelli precedenti, derivato dalla sensazione e,
ancor prima, dalla nutrizione, così come la linfa viene dalle
radici. E dove andrà, al di là dell'unione? Andrà
indebolendosi a beneficio della ragione che invece si rinforzerà
e renderà autonoma, sviluppandosi, ramificandosi nella divisione,
nel linguaggio. Nello schema, c'è una simmetria fra le due parti,
del sentimento e della ragione, mentre fra di loro c'è la zona
aurea del loro incontro, della loro felice fusione. E' lo stato in cui
quello che diciamo, lo sentiamo profondamente, in cui l'artista - penso
a una scultura greca - fa un'opera pregna di tutta la densità
del mito. Il mito è un bellissimo esempio di quello che chiamo
sentimento: è tutto quello che non è conscio e che corrisponde
a un tesoro interiore che la ragione è chiamata a svelare, sviluppare
ma mai negare o insterilire, come invece purtroppo accade ...
In questa gamma, dicevamo, al di sotto del sentimento, troveremo l'eros
e l'oscurità. E' dall'oscurità che nasce la fiamma dell'eros,
poi l'amore che se ne nutre e nutre, poi sensazione e sentimento, che
giunge a un equilibrio con la ragione nel luogo del cuore, del tronco,
e poi dopo si divide e giunge infine alla fine del suo ciclo. L'albero
non può crescere al di là di una certa dimensione, l'estensione
della sua ramatura rende sempre più difficile l'afflusso della
linfa, l'albero muore e, nello stesso modo, muore il corpo umano. Cosa
accade invece dell'anima?
Ne abbiamo parlato tanto nel seminario Arte e Psiche, seguendo la
vicenda dell'amore che, all'inizio, unisce - quando uno è innamorato
tutto è unito in lui, la ragione, il desiderio - ma subito dopo
o molto dopo, dipende dai tempi, questa unità si divide. La ragione
comincia a pensare, paragonare, distinguere, dubitare, si confrontano
punti di vista diversi; più si sviluppa il linguaggio e più
ci si divide, e molti amori finiscono così, proprio in questo
modo.
Qui si ipotizza che, dopo questa divisione, non solo fra due persone
ma nella ragione stessa, nel linguaggio, nasce una nuova e grande possibilità.
Nel seminario, seguendo il percorso di tanti amori, tutti giunti in
un modo o nell'altro alla loro fine, l'abbiamo identificato con quanto
si narra nei miti, storie della mitologia che mostrano le varie personificazioni
dell'amore, finché siamo giunti al mito di Psiche in cui si vede
come un amore che sembrava estremamente infelice ritorna all'unione
perduta, non però su un piano ordinario ma solo e in quanto Psiche
viene assunta fra gli Dei. Cioè l'anima umana, dopo aver sperimentato
in mille modi l'impulso all'unione, sia con il sesso opposto, sia in
altre forme offerte dalla vita, e quando giunge alla delusione che è
insita nel ricercare la felicità fra le cose terrene, si volge
sempre di più a una verità interiore, alla cui luce scopre
finalmente la divinità insita in noi stessi.
Il primo approccio di questo sviluppo è proprio l'intuizione,
che nel nostro schema viene associata alla respirazione, ai polmoni,
alle foglie. Il fatto di respirare è sinonimo di vita, più
di ogni altra cosa; il suo primo movimento è l'inspirazione,
ed è altrettanto importante nella vita dell'anima: non per nulla
si dice di un poeta che appunto è ispirato, respira in sé
non solo l'aria, ma lo spirito, il pneuma. Questa ispirazione, questa
intuizione, in che modo si esprime? Si esprime con la parola, ma non
è più il linguaggio che è un'arma della separazione,
della divisione dell'uomo, ma è la parola come espressione dell'anima,
cioè la parola del poeta, la parola del santo, la parola interiore.
Percorrendo questa strada, si perviene alla conoscenza. Abbiamo paragonato
prima il frutto dell'albero alla testa del nostro corpo ma, se parliamo
dell'anima, il suo vero frutto è la conoscenza. Non parlo della
conoscenza scientifica, della ragione che scopre e formula delle leggi,
ma della conoscenza totale, quella dell'anima, che viene appunto dall'intuizione.
Nel nostro schema, noteremo che la conoscenza e l'oscurità sono
complementari, simmetriche rispetto al centro. Poiché la conoscenza
è sinonimo di luce, non c'è da meravigliarsi di questa
corrispondenza, che ci parla sempre della stessa e meravigliosa ciclicità.
Non lo vediamo forse tutti i giorni con i nostri occhi che la luce nasce
dall'oscurità e l'oscurità dalla luce?
Se vogliamo andare avanti, possiamo parlare ancora, come nel precedente
incontro, di un'altra possibilità di lettura del nostro modello.
(vedi incontro n.1, fig.5, che qui
è allegata per memoria)
fig.5 L'albero, il corpo, l'anima e lo spirito
Ne abbiamo visto i passaggi verticali dal basso all'alto e dall'alto
al basso, mentre adesso se ne può fare una lettura secondo delle
linee orizzontali. Sommandone gli elementi, si giunge a un risultato,
che è sempre l'amore, in tutte le linee. L'amore in tante gamme,
ne abbiamo parlato, ti ricordi Paolo?: l'amore più basso che
è semplicemente una forza della natura che vuole emergere dalla
terra come un filo d'erba che spunta, è una forma di amore, un
atto di nascita; dopo, con l'eros, l'amore che vuol venire fuori come
se sgorgasse, come un seme, uno sperma, come un bocciolo che sboccia;
e poi si giunge all'amore che nutre e si nutre; e poi all'amore completo,
umano, dove il sentimento e la ragione sono uniti, in equilibrio. Dopo
abbiamo visto l'amore che si divide e, ancora dopo, l'amore che al di
là delle delusioni aspira a un livello superiore, e quindi fiorisce
proprio come fiorisce un fiore e si realizza in un senso mistico, dove
il fine dell'uomo non è più quello dell'amore fra uomo
e donna e tanto meno quello della divisione insita nello sviluppo della
ragione. E' il livello successivo, lo stesso di cui parlavo a proposito
di Psiche, che si riunisce a Eros, ossia all'amore stesso, al livello
divino che finalmente l'anima riconosce come la sua vera natura.
Che cos'è l'amore? Ne abbiamo parlato molto nell'incontro precedente,
ma stasera dovremmo allargare l'incontro ad altri argomenti. Vorrei
dire solo questo: l'amore a cui penso è la forza che spinge all'unione.
Noi viviamo in uno stato di disunione, di frammentazione, ma l'amore
è qualcosa che riunisce. Il riunire porta all'unità, l'unità
è Dio, Dio è il punto di partenza della divisione e il
punto di ritorno. Dico questo nel senso di un'interpretazione della
vicenda della condizione umana, del senso che possiamo dare al suo percorso,
ma non vorrei riaprire la discussione che è esplosa l'altra sera
fra credenti e non credenti. Lasciamo questa questione da parte e vediamo
se ci sono altre cose che vi hanno colpito nei vari passaggi a cui ho
accennato, in modo da cominciare un utile dibattito.
Dibattito
Gerardo P.
Questo schema è tuo o ha qualche reminiscenza filosofica....?
Vittorio M.
Assolutamente no! E' il frutto del mio lavoro, un lavoro che era partito
dalla mia esperienza in cui il sentire è tutt'uno in me con il
pensare: Io sento sempre tutto insieme, unito, questa è la mia
natura. D'altra parte, è proprio l'assunto del seminario che
il sentimento e la ragione debbano essere uniti. Tuttavia, per potervi
comunicare questa unione, mi sono imbarcato malgré moi in un'impresa
raziocinante al massimo, e ho quindi finito col produrre questo schema,
che è articolatissimo e a cui all'inizio proprio non pensavo.
Kendall K.
Io ho due pensieri: il primo si rifà alla prima immagine, il
disegno dell'albero. (vedi incontro n.1
fig.2) Quando ho visto questo, io, che lavoro nel'insegnamento,
ho subito pensato al cervello, al corpo calloso che condivide entrambe
le parti, la parte razionale e quella emotiva, il che è completamente
in linea con questo schema. La parte dell'inconscio nel mondo in cui
viviamo è molto trascurata, perché noi siamo molto fissati
sul razionale. Trovo il tuo schema perfettamente in linea con questo
collegamento, e poi anche quando vai avanti e descrivi la parte dell'oscurità,
possiamo anche qui vedere che l'oscurità è l'inconscio.
Poi si può pensare anche alla contrapposizione tra emisfero destro,
parte creativa, e sinistro, parte razionale, del cervello, che sono
bilanciati.
Silvana O.
Sì, l'emisfero sinistro, quello dominante, è la razionalità,
l'emisfero destro è quello più intuitivo, legato all'arte
...
Gerardo P.
Scusa, prima che si vada avanti, vorrei chiedere: tu, quando hai scritto
testa, intendevi cervello, quindi quello che dice lei è giusto?
Vittorio M.
In realtà la cosa è più complessa, poiché
il cervello l'ho paragonato alla ramatura, come vedete è qui
indicato come "sistema cerebrospinale". (vedi incontro n.1, fig.3) La
natura ha creato le piante, l'albero, ovvero un modo naturale per far
salire le linfe, le energie della terra ma poi, perché l'evoluzione
potesse procedere, occorreva che diventasse pensante, e allora negli
animali la ramatura si è per così dire compressa per entrare
dentro una scatola cranica ed è diventata il cervello. Come parallelamente
la parte delle radici, è diventata l'intestino ...non so, se
ci fosse un medico qui presente, se sarebbe d'accordo ... ...
Silvana O.
Cervello ed intestino spesso sono associati in realtà ...
Vittorio M.
Ecco, esattamente: hanno tutti e due queste circonvoluzioni e sono molto
simili, ovviamente nei limiti di un'associazione di idee. Quando poi
parlo della testa è un altro discorso. A parte la funzione del
cervello, la testa è in qualche modo il frutto di tutto il corpo:
non contiene solo il cervello ma anche gli occhi, la bocca, le orecchie,
è la sede della personalità: i nostri corpi sono tutti
uguali ma i nostri volti sono tutti diversi, ognuno unico, come espressione
appunto della personalità individuale. Quindi in questo senso
si intuisce – perché io parlo di "intuizione", non ovviamente
di osservazioni scientifiche – che la testa è il frutto
del corpo, diciamo la parte più importante di noi. Essa prepara
poi al passaggio seguente, quando si parla di anima, che è quello
della conoscenza. Però, anche qui, come ho distinto la testa
dal cervello, così distinguo la conoscenza profonda dell'anima
dalla conoscenza scientifica, razionale, che è un'altra cosa:
cioè il "conosci te stesso" in cui consiste la vera conoscenza
umana, si riferisce alla conoscenza interiore, esoterica, profonda,
e non alle conoscenze di stampo pratico, scientifico, culturale, anche
estremamente elevate ma che trascurano sempre l'altro lato, ossia la
radice.
Silvana O.
A me viene in mente un'altra immagine: quando Buddha raggiunge l'illuminazione,
appoggiato all'albero di sughero, nella posizione del loto. Lui appunto
ha la conoscenza, come dici tu, di tutto se stesso ed è esattamente
allineato con l'albero. E allora qui la metafora diventa ovvia.
Vittorio M.
Esattamente, giustissimo.
Gerardo P.
Però il Buddha saggio è quello disteso, non quello appoggiato
all'albero. Il "Buddha perfetto", quello di Bangkok, è dormiente.
Vittorio M.
Stai parlando di una statua, una rappresentazione, ma il senso di quello
che voglio dire è più vicino a quello che dice Silvana:
l'associazione dell'albero al Buddha è molto profonda. Tra l'altro,
Buddha disse una cosa molto bella, non so se in quell'occasione o in
un'altra: "quest'albero diventerà un giorno un Buddha"
Questo è molto vero: quando si parla di minerali, animali, vegetali
e uomini, si tende a pensarli in modo rigidamente separato o al massimo
a collegarli in una scala evolutiva, ma io penso che sostanzialmente
siamo tutti lo stesso essere nel processo di liberare "se stesso".
Un processo che sembra avvenire nel tempo, "un giorno", dice
Buddha, ma che è immanente nell'essenza, nell'essere insieme
albero, Buddha e tutti noi.
Kendall K.
Io vorrei andare avanti riferendomi all'immagine successiva (vedi incontro
n.1, fig. 5) dove, per la prima volta in vita mia, ho visto separate
l'idea di anima e quella di spirito, e questo mi intriga molto, perché
per me sono sempre state due parole coincidenti, e quindi apre in me
una bella domanda, è una bellissima novità.
Gerardo P.
Ma sono due cose diverse!
Vittorio M.
Non sono due "cose", sono due intuizioni ...
Gerardo P.
E' la differenza tra "soul" e " feeling", che sono due cose diverse:
il feeling è lo spirito, mentre tutto quello che può essere
l'emozione ....
Vittorio M.
Ma feeling non è l'anima?
Gerardo P.
Ecco, vedi, abbiamo già due intuizioni diverse, ....
Vittorio M.
In realtà possiamo sbagliare tutti e due: sono due pensieri che
nessuno ha mai saputo esattamente distinguere perché nessuno
sa esattamente cosa sia l'anima o lo spirito. Tuttavia, è intuitivo
che tra il corpo, che è la nostra esistenza materiale, terrestre,
e lo spirito che è sinonimo di divinità, ci sia una situazione
intermedia che è quella dell'anima anche se, ripeto, nessuno
ha mai saputo esattamente cosa fosse.
Io tendo a considerarla come una sorta di corpo intermedio, o come un
veicolo. Se vuoi, il corpo, per transitare allo spirito, ha bisogno
dell'anima come di una navetta, che ci porta continuamente nell'aldilà,
poi ci riporta nell'al di quà, poi di nuovo nell'aldilà
e così via, come fosse un viaggetto fra terra e luna, fino al
giorno in cui si spicca il volo e si va più lontano, per esempio
verso il sole o un'altra dimensione. Ovviamente, non è che un'immagine
ma in essa c'è qualcosa che ci può guidare in questa distinzione
fra anima e spirito. Le facoltà dell'anima sono le facoltà
del sentimento, dell'intuizione, fino alla fioritura della conoscenza.
Lo spirito invece, come ho indicato nello schema, conosce essenzialmente
l'amore. In esso, ho scritto fra parentesi, anzi ho "tradotto"
l'amore nelle forme corrispondenti e divise della nostra esperienza
psico-fisica, ma lo spirito è solo amore, è la pulsazione
dell'universo, è la pulsazione dell'unità, è come
un immenso respiro. Molti filosofi e poeti hanno capito che l'amore
è la sostanza di tutto, anche se il concetto è molto difficile
da definire.
Noi conosciamo l'amore in tante forme: amore è quello di un uomo
per una donna, amore è anche il mangiare, amore è qualcuno
che si sacrifica, è l'artista che fa la sua opera, è amore
del prossimo o anche di se stessi ....Amore è tutto quello che
dà e che anche riceve, e qui in qualche modo, ne abbiamo parlato
l'altravolta, si può provare non a separare, poiché così
facendo andremmo contro lo scopo di questo seminario, ma a capire come
tutte queste cose - tronco che è il cuore, sentimento che porta
all'amore, ramatura che porta al cervello, che porta alla ragione -
trovino infine il loro ricongiungimento nell'amore. Come dicevo prima,
ci sono diversi livelli di amore: c'è l'amore a livello oscuro,
c'è l'amore a livello altissimo, e via via ci sono amori che
corrispondono alle varie fasi e necessità, come il bisogno di
esprimersi, di nutrirsi, di legarsi, anche di dividersi. Per arrivare
all'unità occorre passare anche attraverso delle divisioni, come
l'albero deve necessariamente dividersi in tutte la ramature, tutta
la chioma, altrimenti rimarrebbe un pezzo di legno. Quindi, in tutte
queste cose, assistiamo allo svolgimento attivo del logos, dello spirito
se vuoi, che si manifesta nelle varie forme della vita.
Gerardo P.
Comunque è una nuova teoria filosofica. Io vedo però l'anima
più come un'entità spirituale, cioè l'anima umana
è un concetto universale, che non ha niente a che fare con lo
spirito, che è invece l'applicazione pratica, contingente, concreta,
delle emozioni, dei sentimenti. L'anima è un'entità più
astratta, assolutamente spirituale, lo spirito, invece, è più
concreto ...
Vittorio M.
Perdonami, ma direi proprio il contrario ...poi guarda come lo definisce
anche la Chiesa, come "spirito santo", è tutt'altro
livello rispetto a quello che dici..
Silvana O.
Se posso intervenire, il primo che parla di questa tripartizione è
San Paolo, in una lettera, se non ricordo male, ai Corinzi, in cui menziona
"il corpo, l'anima e lo spirito". Per i Greci l'anima veniva
indicata con il termine "psiche", che significava però
anche "farfalla".
Vittorio M.
Che bella associazione! Ad essa ne hanno seguito molte altre, per rendere
per finire molto complesso quello che oggi noi intendiamo per psiche
o per anima. Ne potremo parlare un'altra volta, a proposito del quadro
che è dietro le mie spalle e che è il logo di questo seminario.
Silvana O.
L'anima era un po' come dire la personalità, quella che noi pensiamo
che in qualche modo possa evolvere, mentre lo spirito - io ripeto quello
che diceva San Paolo - è qualcosa che è divino, che ci
viene donato
Vittorio M.
San Paolo diceva la cosa più giusta, poi anche la citazione dei
Greci ci aiuta, ma il concetto è lo stesso, tradotto in tante
forme. Anche nella storia di Psiche di cui parlavo prima, l'anima che
è assunta fra gli Dei giunge al livello dello spirito. L'anima
è una situazione in qualche modo intermedia fra il corpo e la
divinità, è una situazione in fieri, ed infatti noi crediamo
che si reincarni e proceda lungo un suo percorso evolutivo, e che questo
consegua il suo scopo quando, giungendo alla sua piena realizzazione,
scoprirà di essere spirito. E' un passaggio: si può pensare
all'anima come a un passaggio dal corpo allo spirito, ossia dal nostro
essere uomini "part-time", qui e ora, entro le limitazioni
imposte dalla nostra condizione fisica e temporale, al nostro essere
uomini, forse domani, nella completezza, nell'unità divina che
è appunto lo spirito.
Gerardo P.
E' Caronte che ci da un passaggio ....
Vittorio M.
...no, parlo di un altro percorso; non stiamo andando all'inferno, a
cui poi io non credo. Chi ha avuto pazienza di seguirmi nel seminario
Arte e Psiche, ha visto tante di quelle immagini di Caronte e degli
Inferi ...perché questa è la situazione dell'oscurità
di cui abbiamo parlato tante volte. Però io la vedo sempre come
qualcosa di ciclico: dall'oscurità rinasce la luce, e infatti
anche Dante, se ci fai caso, quando è ormai sceso fino nel fondo
dell'Inferno, stranamente, senza neanche rendersi conto perché,
si rovescia e inizia a risalire.
Gerardo P.
Allora quando si dice "l'animo umano è tale che ...", cosa si
intende?
Vittorio M.
Non capisco ma ho comunque appena detto che non lo si sa bene, si è
parlato per molti anni, anzi per millenni, dell'anima, di cui secondo
i tempi si sono date accezioni diverse.Gerardo P. Una volta si pensava
che fosse solamente vento, "anemos" come dicevano i Greci...
Vittorio M.
.. un soffio che, appunto, "anima"i corpi. Si è poi pensato che
gli animali non avessero un'anima, quando invece nella parola stessa
"animali" essa è ben presente ... Non credo comunque
che il concetto si possa chiarire più di quanto abbiamo fatto
finora, concepiamo l'anima come un movimento , come la parte più
profonda di noi stessi, un quid che abita il nostro corpo e che tende
allo spirito. Sarebbe forse corroborante di parlare invece adesso del
corpo, della materia... Dando però prima un'occhiata di insieme
al tema del seminario, pur spaziando anche in altri argomenti, non ci
allontaneremo troppo dallo schema che vi ho proposto. Io in fondo sono
un architetto, e ho costruito questa struttura come un palazzo dove
vi sono tante stanze ed ognuna è in comunicazione con le altre.
Si può prendere l'ascensore per salire e scendere lungo le parti
verticali, mentre, ai piani, ci si muove orizzontalmente.. Mi piacerebbe
che voi visitaste anche altre stanze di questo mio palazzo ....per esempio,
il rapporto tra i polmoni e l'intuizione, o quello tra l'intuizione
e la ragione. Consideriamo la ragione come qualcosa che si costruisce
e consideriamo invece l'intuizione come qualcosa che viene captata.
La costruzione si farà dal basso, come un muro o come la linfa
che sale in un albero, mentre l'intuizione sembrerà captare qualcosa
che viene dall'alto, come la luce, non sarà il risultato di un
ragionamento. Siete d'accordo?
Silvana O.
Assolutamente sì.
Vittorio M.
E questo lo vedi negli artisti, ma anche nei grandi fisici, nei filosofi,
così come in ognuno di noi.
Silvana O.
Ma certo! Banalmente, credo capiti a tutti di dimenticarsi, che so,
il nome di un attore o di un'attrice e dire "non ci penso, così
poi mi viene in mente". Cioè tu parli d'altro, stai facendo altro,
e improvvisamente pum! ti arriva l'intuizione. E' un esempio, chiaramente,
ma non lontano dal famoso Eureka! di Pitagora, che non stava assolutamente
pensando alla sua geometria sacra, quando gli è venuta l'intuizione
mentre era nella vasca...
Vittorio M.
L'intuizione mi sembrerebbe un'altra cosa. Ritornando alla caverna di
Platone, siamo nella sua oscurità e vediamo delle ombre che ci
sembrano realtà, anche se sono solo delle ombre. Siamo chiusi
in questa percezione del tutto erronea della realtà e non vediamo
quello che c'è fuori della caverna. Allora uno può immaginare
cosa ci sia fuori, o ne vede un vago riflesso, o scorge uno spiraglio,
ed ecco appunto che si forma l'intuizione che esiste una realtà
più grande. La religione è in gran parte frutto dell'intuizione.
Silvana O.
Io non lo vedo tanto così, Vittorio: secondo me l'intuizione
può essere a vari livelli, però avviene è quando
uno si interroga su qualche cosa: può esserci il desiderio di
fare un'opera d'arte, o di scrivere un libro di filosofia o che, e poi
improvvisamente l'intuizione ti porta a farlo, ti arriva come se non
ti appartenesse ...
Vittorio M.
Sono d'accordo.
Gerardo P.
Ma quello è più intuito o ispirazione. C'è differenza
tra l'intuito e l'ispirazione.
Silvana O.
Forse sì, hai ragione. Vittorio ha messo insieme ispirazione
ed intuizione ...
Vittorio M.
Li ho messi insieme nello schema anche se corrispondono a diversi livelli.
Ci può essere l'intuizione di fare un buon affare, però,
se parlo di ispirazione, mi riferisco chiaramente a un altro livello.
L'intuizione di un poeta non riguarda un affare, riguarda la visione
di una realtà spirituale. Diciamo che, comunque, l'intuizione
è un mezzo non razionale per captare qualcosa di non conosciuto,
che può variare dal livello più basso a quello più
alto. Lasciando perdere il livello più basso, che è quello
del "fiuto", permettetemi di associarla alla respirazione
e particolarmente al canale del respiro. L'uomo che intuisce e che anzi
è ispirato, diventa in verità come un canale, attraverso
il quale, come in un flauto, si esprime lo spirito.
Kendall K.
Nella discipline orientali, per esempio nello yoga, la meditazione con
il respiro, quindi con i polmoni, è la linea chiave per tutto.
Per questo quello che dici è molto interessante, perché
è dal respiro, dal fare un'ispirazione--espirazione che arriva
tutto, tutto...
Vittorio M.
Esattamente, esattamente.
Gerardo P.
E l'albero respira l'ossigeno attraverso le foglie.
Vittorio M.
Esattamente. Vedi infatti: che le foglie fanno pensare ai polmoni, e
quindi all'intuizione e all'ispirazione, e che questo ancora una volta
ci porta al livello spirituale, che è amore, come se esso entrasse
per osmosi in tutto, proprio per mezzo del respiro. Dare-ricevere, nascere-morire:
questo è il movimento dell'amore, come quello del respiro. Quindi,
giustamente, lo yoga mette l'accento su questo
Kendall K.
Tutto quello che dici è in linea con lo yoga. Penso a Shakti,
che è anche la dea della conoscenza, della musica, dell'arte,
e al sanscrito, la lingua sacra di cui basta solo pronunciare una parola
per cambiare la realtà. Quando si parla in modo puro si può
veramente trasformare il mondo, così come le parole di basso
livello possono peggiorarlo. Il linguaggio cura, se nasce dall'amore,
l'amore che "fiorisce" come dici tu. Questo è assolutamente
vero..
La cosa bella di tutti questi seminari è che essi sono in linea
tanto con il cristianesimo quanto con le religioni orientali. Così,
si costruisce un ponte che collega questi diversi movimenti spirituali,
che nascono tutti dalla verità . Il tuo pensiero è perfettamente
in linea con questo.
Vittorio M.
Sono contento che sia così.
Silvia G.
Adesso vorrei dire qualcosa sulla materialità......(clamore)...
In questo discorso sull'intuizione, vorrei sottolineare come si progredisce
perché, appunto attraverso l'intuizione, gli scienziati arrivano
alla definizione di alcune leggi, che poi si dimostrano giuste, vero?
Vittorio M.
Sì, abbiamo detto che l'intuizione è a diversi livelli
...
Silvia G.
Ecco, appunto, ed io sto adesso parlando dell'intuizione che porta poi
verso il progresso della scienza.
Gerardo P.
E' più un'invenzione ...
Silvia G.
Non è un'invenzione, perché secondo me si ha un'intuizione
che esista qualche cosa e ci lavori sopra, altrimenti non si sarebbe
scoperta la gravità, il movimento, o anche la "particella
di Dio" di cui si sta parlando attualmente.
Gualtiero M.
A questo punto, anche l'ispirazione non ha significato.
Vittorio M.
Perché?
Gualtiero M.
Io, da scultore e pittore, sono convinto che l'ispirazione non esista.
Sicuramente, quello che noi chiamiamo ispirazione, non è altro
che il risultato di di una continua, giornaliera fatica, di una vita
intera di esperienza. Non è quello che ci hanno fatto vedere
nei film su Michelangelo o anche quando dicono che un giocatore di calcio
certe volte era ispirato...Se guardiamo a questo o al ruolo di un artista,
ci sono delle giornate positive e altre no, ma l'ispirazione che improvvisamente
crea e un secondo dopo no, non esiste..
Vittorio M.
Ti posso rispondere? Ti può dare ragione Stravinski che diceva
che l'ispirazione è quella cosa che viene mettendosi sul vasino
ogni mattina andando in bagno, ci vuole ispirazione anche per quello,
sono d'accordo con te nello sdrammatizzare l'ispirazione, però
fino a un certo punto.
Kendall K.
capisco che sei scultore e che quindi cominci la tua opera con un rapporto
con la materia, ma non è che hai una visione, che intuisce un'immagine
di quello che farai?.
Gualtiero M.
Non lo so, mica dico "eureka", non mi sono mai trovato con
un'opera fatta senza sapere perché l'ho fatta
Vittorio M.
Perdonatemi, vorrei rispondere a tutti e due, sono cose vere entrambe.
Io credo molto alla pratica quotidiana, al lavoro, al colpo di scalpello
giusto che genera la forma giusta ecc. però tutto questo è
quello che viene dalla realtà, dal tuo corpo, dalla tua forza,
da quello che tu sai fare ma, tornando all'albero, non c'è forse
anche la luce che viene dall'alto, senza la quale l'albero non potrebbe
vivere?..
Gualtiero M.
Io volevo chiederti una cosa, ma perché fai tutto questo parallelo
con l'albero?
Vittorio M.
E' il senso di tutto questo discorso. Quando tu ti fondi sul tuo lavoro,
sulla realtà dell'operare, è come se guardassi alla radice
dell'albero, di cui sei il tronco, costruito con tutta questa energia
che viene dalla tua terra, da Pola, dalla pietra che lavori. Però
l'albero non vive solo di questo, vive anche di quello che gli viene
dall'alto, vive della luce, dell'atmosfera, della fotosintesi clorofilliana...questa
in qualche modo è un'immagine delle due forze, c'è la
forza della terra e c'è la forza del cielo
Gualtiero M.
...un esempio, un uomo gli taglio le gambe, vive, gli taglio la testa
muore. L'albero gli tagli i rami non muore, gli tagli il tronco, ricresce...questo
parallelo fra l'uomo e l'albero non regge
Vittorio M.
I paragoni vanno sempre presi con un grano di sale, ma io trovo che
un artista che rinuncia all'ispirazione è come se appunto si
tagliasse la testa...(brusii di approvazione)...insomma, senti, non
posso immaginare che un artista prescinda dall'ispirazione. Che cos'è
l'ispirazione? Capisco che tu pensi solo ai problemi della tua arte,
alla materia, a quello che tu conosci, a quello che vuoi rappresentare,
ma la parte in te che agisce usando questi mezzi, lo scalpello, la matita,
il pennello ecc. mette questo al servizio della parte più profonda,
più vera di te, chiamiamola anima, giusto? Uno lavora per esprimere
la propria anima. E oso dire che quando questa anima va al di là
di uno stato di feeling personale e giunge a un livello superiore come
quello che viene attinto dalla grande arte, dalla mistica, dalla metafisica,
tutto questo mi fa parlare di ispirazione, al punto che un vero artista,
quando ha fatto un'opera, non dirà "Io ho fatto quest'opera"
ma: "quest'opera, fatta attraverso di me, è l'opera dello
spirito", se è una vera opera d'arte e se è un vero
artista. L'artista è stato l'esecutore, è stato lo scalpello,
è stato il pennello, ma l'intento, il senso di tutto questo è
spirituale
Gualtiero M.
..se vogliamo chiamarla ispirazione..., ma è il risultato di
un continuo lavorare, di continue scoperte che fai giornalmente, ma
tutti pensano a quello che hanno visto nei film di Michelangelo e così
via, Michelangelo era un uomo che lavorava sodo e sapeva benissimo...
Vittorio M.
ma nessuno trascura questo, ti ho citato Stravinski, però non
devi tu, sulla base di questa consapevolezza del lavoro materiale, negare
l'altro aspetto, ci sono tutti e due, c'è la terra e c'è
il cielo...
Gualtiero M.
Un'altra cosa che mi è sembrata, è che qui si sono divise
le radici dal resto, la notte dal giorno come un concetto negativo,
mentre solo l'altro sarebbe positivo.... Il bianco è positivo,
il nero è negativo.Vittorio M. Non ho detto questo (voci di approvazione)
Gualtiero M.
E poi l'amore e l'odio sono due concetti. In generale, si pensa che
l'amore sia un concetto positivo e l'odio uno negativo
Vittorio M.
Non ho proprio parlato di odio. Quando si è parlato di positivo
e negativo, nessuno ha evocato l'odio. Non si è mai detto che
la radice è negativa e che la ramatura dell'albero è positiva,
abbiamo parlato di un ciclo, se immagini che le cose vadano dal basso
all'alto o viceversa, è un ciclo. Si suol dire che dal male nasce
il bene Io non credo al male in assoluto, la parola odio non l'abbiamo
mai pronunciata. Se l'amore è tutto quello che unisce, certo
quello che allontana dall'amore è un momento che sembra più
negativo, però fa parte di un ciclo che lo porterà poi
a suo turno al bene e perfino a un bene più grande. Poi non bisogna
dividere: vedi, anche il rapporto fra il lavoro che viene dal basso,
il lavoro onesto che ti piace tanto, lo sforzo di progredire e questa
ispirazione che rifiuti è tutt'uno, non si può separare
le due cose e dire "è solo ispirazione" ma neanche
"è solo scalpello", no, l'arte sarà proprio
la loro unione, riuscita miracolosamente in qualche momento, in altri
meno; è proprio l'unione fra sentimento e ragione, intendendo
per sentimento tutto quello che viene dal cuore, quindi anche dai visceri,
quindi anche dalla radice, quindi anche dalle palle. E' questo sentimento
che paragoniamo alle radici dell'albero, ma c'è anche l'altra
parte, non solo tutto sale ma c'è un movimento di qualcosa che
sale e qualcosa che scende. la vera arte è Il loro incontro....
Gualtiero M.
se un giorno faccio un quadro con una grande componente lirica, un altro
giorno non ce l'ha, ma non è una questione di ispirazione, è
una questione di scelte se tu sai quello che fai....
Vittorio M.
No, qualche volta tu non sai quello che fai, scusa, non parlo di te
ma di una cosa generale, ma non è che questa sia una menomazione,
semplicemente quello che viene dalla parte più profonda di noi
non è ancora giunto a un livello di consapevolezza razionale.
Tutto quello che istintivamente c'è in te, finché non
giunge a tale livello, non lo sai, ma è bene che tu non lo sappia,
perché se tu lo sapessi verrebbe una roba artificiale. Un artista
non può mettersi a fare un quadro, dicendo "voglio fare
questo o quest'altro", lo fai perché il tuo animo ti porta
a questo, giusto?
Gualtiero M.
durante la lavorazione di un progetto ci possono essere degli interventi,
ma non li chiamerei ispirazione
Kendall K.
Eppure molti artisti dicono che hanno scritto o composto le loro canzoni
quasi sotto dettatura, ci sono poi idee che si affacciano alla tua mente
come a quella di altri, idee che sono nell'aria e che vengono colte
da qualcuno, appunto se ne sei ispirato...
Vittorio M.
Insomma, abbiamo un artista che nega l'ispirazione. Ne prendiamo atto,
abbiamo discusso su questa opinione, ma non dobbiamo perdere di vista
il senso generale di questo incontro, che verte sul rapporto fra sentimento
e ragione. Lo stiamo qui vivendo anche come il rapporto fra la parte
nativa, sorgiva di noi, strutturata, forte ecc. , come quella del nostro
amico scultore, e una parte che le è superiore, che non è
però a fuoco. Non sto parlando solo della ragione che accompagna
sempre l'opera anche dell'artista più istintivo, ma dell'intuizione
di un livello più elevato, che l'ispirazione può suggerire,
donando all'opera un afflato di vita.
Giulio R.
Io ritengo impossibile non ricevere una vera intuizione e definirsi
artista...per definizione un artista vive di qualcosa che appartiene
all'intangibile, che può diventare reale attraverso...
Vittorio M.
quello che cerca di esprimere...Abbiamo tutti questa opinione salvo
l'artista. Ma passiamo a un altro argomento. Tu Silvia, non volevi dirci
qualcosa sulla materia?
Silvia G.
Possiamo assimilare l'intuizione alla ragione? Non è questo un
seminario sulla ragione e il sentimento? Quindi, anche nell'evolversi
dell'umanità da un punto di vista scientifico, materiale, è
chiaro che anche uno scienziato, se non ha prima un'intuizione, un'ispirazione,
non può lavorare, quindi non dicevo affatto qualcosa che la nega
in nome di un principio materialistico.
Vittorio M.
In tutto il primo seminario, che si chiamava "Il Lavoro Spirituale",
ho cercato di spiegare cento volte che cos'è il lavoro spirituale,
dicendo sempre: attenzione, è il lavoro materiale, è proprio
il lavoro pesante nella vita, nella natura, nella realtà, però
con un intento che cerca di andare oltre, sia pure attraverso la materia,
la conoscenza e ogni altra cosa. Lo stesso vale per l'intuizione, essa
è il captare qualcosa che è davanti a te ma che la ragione
da sola non vede, perché ragione e intuizione non sono proprio
la stessa cosa come dici tu. Questo qualcosa può essere oggetto
di intuizione sul piano economico, su quello scientifico ecc. perché
fa parte del mondo e del lavoro reale, però questa stessa strada,
se riesci a orientarti in un senso spirituale - e l'ispirazione è
questo orientamento - ti può portare alle più alte sfere.
L'intuizione ti conduce per mano dall'intuire un buon affare fino alla
grandissima opera d'arte e oltre.
Silvia G.
Non guardare però solo al breve tratto della vita di un uomo,
ma all'intero percorso, dai primordi fino ad arrivare ad oggi, in cui
si parla addirittura della particella di Dio. (brusii) Io penso che
tanto il sentimento quanto la materialità e anche la spiritualità
portino alla stessa cosa.
Vittorio M.
Certamente
Paolo S.
E' la relazione fra le persone che porta a questo progresso.
Giulio R.
La relazione fra le persone e l'intuizione ne sono le chiavi. Gualtiero
continua a insistere che questa intuizione non può nascere se
l'artista non fa, non lavora ...
Vittorio M.
Ma insomma ... è come se tu dicessi: ma guarda, per costruire
un edificio occorrono delle fondamenta, senza fondamenta non si può
ecc. ecc . Lo sappiamo tutti, però tu continui a insistere che,
oltre alle fondamenta, non c'è null'altro. No, esiste anche il
resto, eccome, ed è solo in virtù di questo che ci interessano
le fondamenta. Quando Dante fa la Divina Commedia, parte dalla realtà
del suo tempo e costruisce in rima, verso dopo verso, lo stupendo edificio
della sua interpretazione, ma questa segue un'ispirazione, un intento
spirituale altissimo. Sulla stessa base un altro avrebbe detto delle
banalità.
Giulio R.
Io parlerei anche di un altro aggettivo, che è l'emozione. L'intuizione
si associa all'emozione. Se ci allarghiamo al discorso sulla relazione,
intuizione e emozione sono fondamentali
Vittorio M.
Non per nulla, vedi che nel mio schema, intuizione e eros sono simmetrici.
E' l'eros che porta l'emozione, la passione, il fuoco, anche se l'intuizione
che colloco in uno dei gradini più alti, come la porta della
conoscenza superiore, sublima questo fuoco.
(pausa)
Nessuno dice niente? E' vero che è da saggi ascoltare e non parlare,
ma non bisogna neanche essere troppo saggi...
Piera G.
Penso a Kandisky, allo spirituale nell'arte, quel libro stupendo che
ha scritto e che è assolutamente in linea con quello che hai
detto. Lui vede proprio questa dimensione come l'alternativa a una civiltà
che è tutta strutturata sul discorso della ragione e della scienza,
a fronte di un'arte non più valida come valore assoluto...è
molto, molto interessante questo dibattito.
Giorgio F.
Secondo me, la cosa su cui riflettere è il tentativo di trovare
questo equilibrio fra sentimento e ragione. In diverse epoche si è
vista la prevalenza dell'uno o dell'altra, i classicismi teoricamente
hanno dato piùimportanza alla ragione, però ci sono stati
esponenti che hanno cercato di riequilibrare questa tendenza.
Canova parlava della bellezza secondo ragione ma le sue sculture temperano
la freddezza del neoclassicismo con una sensibilità emotiva.
Altre volte, come nell'arte romantica, in cui l'accesso alla dimensione
più emotiva, al sentimento, ha aperto una finestra sull'assoluto,
c'è stato chi ha portato un contributo più razionale.
Alla fine, in realtà, io credo che ci sia un equilibrio da trovare
fra ragione e sentimento, fra spirituale e materiale. Certo, il saper
vedere è anche un saper fare, è sempre connesso, anche
la stessa nozione di stile - la parola stile viene da stilus, lo strumento
per scrivere - ci riporta a qualcosa di materiale attraverso cui ognuno
può esprimere un suo contenuto. Allo stesso modo, nella scienza,
questa famosa intuizione è un saper vedere, che viene dall'esperienza
pratica, ne coglie magari degli aspetti che altri non avevano saputo
vedere, ma che può anche trascenderli.
Vittorio M.
Con queste osservazioni del tutto ragionevoli, chiudiamo la serata.
C'è chi chiede però quale sarà il programma dei
prossimi incontri. Con tutte le riflessioni che ho fatto sul tema del
seminario, avrei potuto scrivere un libro.... ma non sono riuscito a
individuare un percorso preciso e suddiviso in tappe, con una scaletta
temporale, perché per me tutto è compenetrato e tutto
costituisce un insieme vivente, proprio come l'albero di cui abbiamo
parlato. In esso non si può dire: oggi facciamo crescere un ramo,
domani invece una radice o una foglia, ma è l'albero tutto intero
che deve crescere, nell'insieme e in ogni sua parte. Per cui io mi aspetto
che anche il nostro seminario cresca grazie ai contributi di ognuno
di noi, in modo altrettanto spontaneo e vivo. Grazie.