Incontro n° 2 del 14 aprile 2010
        Nel dibattito sono intervenuti anche: Gerardo Palmieri, Silvana Olmo, Kendall Katze, Gualtiero Mocenni,
Silvia Guerriero, Paolo Scarton, Giulio Rentocchini, Piera Goldstein.
        Vittorio Mazzucconi
        Questo nuovo seminario, che ha preso inizio la volta scorsa, ha il 
          titolo "Sentimento e Ragione", e direi che è un titolo molto incauto. 
          Io l'ho adottato perché sempre, in tutte le mie opere, in tutti i miei 
          scritti, in tutti i i miei pensieri, ho molto insistito sul rapporto 
          fra il sentimento e la ragione, e questo in un mondo in cui una mentalità 
          diffusa, oltre alla scienza e a un certo tipo di arte, alla tecnologia 
          imperante e a molte discipline, va verso una direzione esclusivamente 
          razionale. A fronte della civiltà materialistica che ne deriva e in 
          cui viviamo, io mi riferisco da sempre a quell'altro lato della vita, 
          che è la natura, il sentimento, il cuore, l'anima, che oggi è molto 
          trascurato. Ci rendiamo però sempre di più conto che il sentimento deve 
          essere di nuovo recuperato, sviluppato, per riequilibrare il mondo. 
          Nasce e si sviluppa così un impulso a cui un sempre maggior numero di 
          persone e di idee fortunatamente convergono, in varie forme, come la 
          new age, l'ecologia, l'attenzione alle problematiche sociali, l'interesse 
          alle religioni orientali ecc, ma non ancora al livello di un impegno 
          generale, capace di trasformare la realtà in un senso spirituale. L'approccio 
          dominante è pur sempre quello materialistico. Se qui ci fosse per esempio 
          un filosofo, come ce ne sono stati negli altri seminari, non ci aiuterebbe 
          certo con la struttura teorica che si è sovrapposta al senso comune 
          ed anche all'antico intento della filosofia che riguardava l'essere 
          in armonia con se stessi, il conoscere se stessi, la propria anima, 
          mentre oggi si cerca invece di districarsi fra la complessità delle 
          idee stesse della filosofia, in un esercizio auto-referente e farraginoso. 
          Nei dibattiti fra filosofi è raro sentir parlare in modo autentico a 
          creativo dell'uomo, mentre ognuno menziona cosa ha pensato tale o talaltro 
          filosofo, chi Hegel, chi Kant, o chi volete, come fossero i personaggi 
          di un qualche spettacolo di marionette, che si fanno combattere una 
          con l'altra. Il senso di questo combattimento è tuttavia del tutto oscuro 
          e, in un esercizio puramente concettuale, sembra dimenticato proprio 
          il fine della filosofia, che è quello del conseguimento di un'armonia 
          in noi stessi. Questo senza voler diminuire, per carità, il valore di 
          tante ricerche e dello sviluppo del pensiero nella storia della filosofia, 
          ma solo per sottolineare l'importanza di ritornare, sia pure dopo l'arricchimento 
          che esso ha portato, a un nucleo di verità e di vita.
          Questo nucleo è nell'unione di sentimento e ragione. E' come 
          dire mettere d'accordo il cuore e la mente. Ora, accade questo: che 
          il cammino fra il cuore e la mente è molto breve; però, 
          volendolo percorrere, si rivela il cammino di tutta la storia, di tutta 
          la vita, di tutto l'universo, con infinite valenze. E' a causa di tale 
          complessità che l'impegno di dedicare alcune serate a questo 
          tema è molto incauto, e che ci troviamo adesso in un'impresa 
          di estrema difficoltà.
          Sembra semplice di dire: ma si, c'è il sentimento da una parte, 
          la ragione dall'altra, cerchiamo di metterli d'accordo. E, in effetti, 
          l'accordo fra queste cose sarebbe la perfezione, l'unità dell'uomo, 
          così come sarebbe altrettanto meravigliosa l'unità fra 
          natura e civiltà, come lo è fra il maschile e il femminile, 
          come lo è fra l'ombra e la luce; bastano questi accenni per vedere 
          che sono infiniti gli aspetti della dualità che dovrebbero bilanciarsi 
          e comporsi in un'unità. Tutto il loro insieme è poi come 
          un grande ciclo, come lo è quello del giorno e della notte, e 
          saremo portati a esplorare se anche il sentimento e la ragione non devono 
          essere compresi in modo altrettanto ciclico.
          Per orientarci, vi avevo presentato nell'ultimo incontro uno specchietto...chi 
          l'ha già visto mi scuserà ma bisogna ripassare ed estendere 
          certe osservazioni a cui esso ci aveva condotti.
        
 Un'immagine archetipica che ci soccorre è quella dell'albero. 
          (vedi incontro n.1, fig.2)
          La prima osservazione che si può fare è che, rispetto 
          al tronco, la parte superiore dell'albero e quella inferiore delle radici 
          sono in qualche modo equivalenti. La parte superiore fa pensare alla 
          ragione. Essa riceve la luce e poi ci fa pensare a un aspetto fondamentale 
          della ragione, la divisione: ragione vuol dire divisione, fino ai limiti 
          della frammentazione e della specializzazione. La parte inferiore è 
          invece quella delle radici, e possiamo assimilarla al sentimento. Un'altra 
          cosa che suggerisce questo schema è che le due parti sono completamente 
          speculari e che il tronco è il luogo della loro unione, come 
          se ci fosse in noi il luogo di un equilibrio fra il sentimento e la 
          ragione.
          A questo punto, dobbiamo accordarci su una certa terminologia: quando 
          parlo del "sentimento", non parlo affatto del buon cuore, 
          dei buoni sentimenti, parlo proprio delle forze oscure che sono radicate 
          nell'inconscio.
          Anche quest'ultima parola richiede un chiarimento, poiché si 
          tratta di qualcosa di molto complesso: c'è l'inconscio personale, 
          l'inconscio collettivo, c'è la natura, c'è l'oscurità 
          della terra, tutto quello che non si conosce, ma anche tutto quello 
          che ci nutre, e che si trasforma, attraverso la nostra vita e il nostro 
          "tronco", in un mondo diverso, sempre più illuminato, 
          sempre più aperto, sempre più ramificato, come la chioma 
          dell'albero. Questo insieme non deve però mai perdere il contatto 
          con la parte oscura perché, altrimenti, un eccesso di luce nella 
          parte superiore senza che ci sia un corrispondente apporto di umidità 
          dalla parte inferiore, porterebbe a un inaridimento. Penso che sia proprio 
          quello che accade nella civiltà di oggi, in cui abbiamo une netta 
          prevalenza della parte razionale e troppo poco si parla dell'altra. 
          In ognuno di noi c'è poi lo stesso bisogno di un riequilibrio; 
          al di sotto del livello della nostra esperienza, quanti di noi conoscono 
          la nostra parte inferiore, che vuol dire non solo la nostra ombra, ma 
          anche la nostra profonda ricchezza, mentre guardiamo solo alla parte 
          superiore e ai frutti superficiali che essa produce ...
        
 In un'altra immagine, si fa un paragone fra l'albero e il corpo. (vedi 
          incontro n.1, fig.3)
          La prima cosa che ci colpisce è proprio che il tronco equivale 
          al cuore. Vi ho già accennato, ma ne parleremo in modo approfondito 
          in un'altra occasione, ai miei progetti di città, soprattutto 
          per Milano, in cui è apparsa molto chiaramente questa identificazione 
          del centro della città, il centro storico, con il tronco della 
          grande pianta della metropoli che si è poi sviluppata tutt'intorno. 
          Questo centro storico, questo tronco, è anche il cuore della 
          città, è il cuore delle nostre memorie, il cuore del passato.
        
 Il tronco-cuore è quindi il nucleo centrale nel nostro modello. 
          Guardando alla sua parte inferiore, dove ci sono le radici dell'albero, 
          fino al seme, fino alla terra, e paragonandola al corpo umano, abbiamo 
          visto qualcosa di analogo, con l'intestino, gli organi genitali e l'ano. 
          Nella parte superiore, invece, corrispondente alla ramatura dell'albero, 
          incontreremo il sistema cerebro spinale del corpo, insieme ai polmoni, 
          alla bocca e alla testa. Si potrebbe studiare la corrispondenza di questo 
          insieme con l'allineamento dei chakra ma, in questa sede, ci interessa 
          particolarmente la simmetria, rispetto al tronco-centro dell'albero 
          e del corpo, della loro parte superiore e di quella inferiore. Da questo 
          punto di vista, come alla ramatura corrisponde la radice, così 
          al cervello corrisponde l'intestino. E' come se il principio della ramificazione 
          che ha generato le radici e i rami di un albero si fosse sviluppato 
          in una forma compattata, nella scatole cranica e nel ventre, generando 
          gli organi corrispondenti.
        
 Il discorso poi è molto bello, molto complesso, se si passa 
          dalla ramatura alle foglie, al fiore e al frutto. Si può tracciare 
          un parallelo fra l'albero e il corpo, osservando che alle foglie corrispondono 
          i polmoni, che respirano infatti per mezzo degli alveoli, come l'albero 
          fa con le foglie, e poi attraverso la trachea si giunge alla laringe, 
          si giunge alla bocca, e la bocca è un po' come il fiore del nostro 
          corpo. Dal fiore al frutto, come dalla bocca a tutta la testa, che può 
          essere vista come il frutto di tutto l'organismo, testa che è 
          agli antipodi della zona dell'ano.
          Abbiamo così schematizzato quanto già detto nell'incontro 
          precedente, ma occorre qui sottolineare che, in questo percorso dal 
          basso all'alto e viceversa, non è che la parte bassa debba essere 
          disprezzata in nome di quella alta, come sembrerebbe suggerire un confronto 
          fra la testa e l'ano. Non solo ambedue sono necessarie ma ci si può 
          chiedere: nella pianta, cosa fa il frutto? Fa il seme e, con il seme, 
          si ricomincia da capo. C'è una trasformazione della parte oscura 
          in noi nella parte luminosa ma anche di questa nella parte oscura. Non 
          si tratta quindi di un percorso fatto in una sola direzione, una volta 
          per sempre, ma di un ciclo che continuamente si ripete. Se mi permettete 
          una battuta, consentirete quindi anche a me di ripetere le stesse cose 
          ...
        
 In quest'altra immagine (vedi incontro 
          n.1, fig.4), oltre all'albero che diventa un corpo, si parla dell'anima.
          La prima cosa che si vede, sempre nella linea centrale, è che 
          dove c'erano il tronco e il cuore, così ci sono il sentimento 
          e la ragione uniti. Prima di giungere a questo punto di unione, di dove 
          proveniva il sentimento?
          L'avevamo visto ai livelli precedenti, derivato dalla sensazione e, 
          ancor prima, dalla nutrizione, così come la linfa viene dalle 
          radici. E dove andrà, al di là dell'unione? Andrà 
          indebolendosi a beneficio della ragione che invece si rinforzerà 
          e renderà autonoma, sviluppandosi, ramificandosi nella divisione, 
          nel linguaggio. Nello schema, c'è una simmetria fra le due parti, 
          del sentimento e della ragione, mentre fra di loro c'è la zona 
          aurea del loro incontro, della loro felice fusione. E' lo stato in cui 
          quello che diciamo, lo sentiamo profondamente, in cui l'artista - penso 
          a una scultura greca - fa un'opera pregna di tutta la densità 
          del mito. Il mito è un bellissimo esempio di quello che chiamo 
          sentimento: è tutto quello che non è conscio e che corrisponde 
          a un tesoro interiore che la ragione è chiamata a svelare, sviluppare 
          ma mai negare o insterilire, come invece purtroppo accade ...
          In questa gamma, dicevamo, al di sotto del sentimento, troveremo l'eros 
          e l'oscurità. E' dall'oscurità che nasce la fiamma dell'eros, 
          poi l'amore che se ne nutre e nutre, poi sensazione e sentimento, che 
          giunge a un equilibrio con la ragione nel luogo del cuore, del tronco, 
          e poi dopo si divide e giunge infine alla fine del suo ciclo. L'albero 
          non può crescere al di là di una certa dimensione, l'estensione 
          della sua ramatura rende sempre più difficile l'afflusso della 
          linfa, l'albero muore e, nello stesso modo, muore il corpo umano. Cosa 
          accade invece dell'anima?
        
 Ne abbiamo parlato tanto nel seminario Arte e Psiche, seguendo la 
          vicenda dell'amore che, all'inizio, unisce - quando uno è innamorato 
          tutto è unito in lui, la ragione, il desiderio - ma subito dopo 
          o molto dopo, dipende dai tempi, questa unità si divide. La ragione 
          comincia a pensare, paragonare, distinguere, dubitare, si confrontano 
          punti di vista diversi; più si sviluppa il linguaggio e più 
          ci si divide, e molti amori finiscono così, proprio in questo 
          modo.
          Qui si ipotizza che, dopo questa divisione, non solo fra due persone 
          ma nella ragione stessa, nel linguaggio, nasce una nuova e grande possibilità. 
          Nel seminario, seguendo il percorso di tanti amori, tutti giunti in 
          un modo o nell'altro alla loro fine, l'abbiamo identificato con quanto 
          si narra nei miti, storie della mitologia che mostrano le varie personificazioni 
          dell'amore, finché siamo giunti al mito di Psiche in cui si vede 
          come un amore che sembrava estremamente infelice ritorna all'unione 
          perduta, non però su un piano ordinario ma solo e in quanto Psiche 
          viene assunta fra gli Dei. Cioè l'anima umana, dopo aver sperimentato 
          in mille modi l'impulso all'unione, sia con il sesso opposto, sia in 
          altre forme offerte dalla vita, e quando giunge alla delusione che è 
          insita nel ricercare la felicità fra le cose terrene, si volge 
          sempre di più a una verità interiore, alla cui luce scopre 
          finalmente la divinità insita in noi stessi.
        
Il primo approccio di questo sviluppo è proprio l'intuizione, 
          che nel nostro schema viene associata alla respirazione, ai polmoni, 
          alle foglie. Il fatto di respirare è sinonimo di vita, più 
          di ogni altra cosa; il suo primo movimento è l'inspirazione, 
          ed è altrettanto importante nella vita dell'anima: non per nulla 
          si dice di un poeta che appunto è ispirato, respira in sé 
          non solo l'aria, ma lo spirito, il pneuma. Questa ispirazione, questa 
          intuizione, in che modo si esprime? Si esprime con la parola, ma non 
          è più il linguaggio che è un'arma della separazione, 
          della divisione dell'uomo, ma è la parola come espressione dell'anima, 
          cioè la parola del poeta, la parola del santo, la parola interiore.
          Percorrendo questa strada, si perviene alla conoscenza. Abbiamo paragonato 
          prima il frutto dell'albero alla testa del nostro corpo ma, se parliamo 
          dell'anima, il suo vero frutto è la conoscenza. Non parlo della 
          conoscenza scientifica, della ragione che scopre e formula delle leggi, 
          ma della conoscenza totale, quella dell'anima, che viene appunto dall'intuizione. 
          Nel nostro schema, noteremo che la conoscenza e l'oscurità sono 
          complementari, simmetriche rispetto al centro. Poiché la conoscenza 
          è sinonimo di luce, non c'è da meravigliarsi di questa 
          corrispondenza, che ci parla sempre della stessa e meravigliosa ciclicità. 
          Non lo vediamo forse tutti i giorni con i nostri occhi che la luce nasce 
          dall'oscurità e l'oscurità dalla luce? 
        
Se vogliamo andare avanti, possiamo parlare ancora, come nel precedente 
          incontro, di un'altra possibilità di lettura del nostro modello. 
          (vedi incontro n.1, fig.5, che qui 
          è allegata per memoria)
        

          
          fig.5 L'albero, il corpo, l'anima e lo spirito
        Ne abbiamo visto i passaggi verticali dal basso all'alto e dall'alto 
          al basso, mentre adesso se ne può fare una lettura secondo delle 
          linee orizzontali. Sommandone gli elementi, si giunge a un risultato, 
          che è sempre l'amore, in tutte le linee. L'amore in tante gamme, 
          ne abbiamo parlato, ti ricordi Paolo?: l'amore più basso che 
          è semplicemente una forza della natura che vuole emergere dalla 
          terra come un filo d'erba che spunta, è una forma di amore, un 
          atto di nascita; dopo, con l'eros, l'amore che vuol venire fuori come 
          se sgorgasse, come un seme, uno sperma, come un bocciolo che sboccia; 
          e poi si giunge all'amore che nutre e si nutre; e poi all'amore completo, 
          umano, dove il sentimento e la ragione sono uniti, in equilibrio. Dopo 
          abbiamo visto l'amore che si divide e, ancora dopo, l'amore che al di 
          là delle delusioni aspira a un livello superiore, e quindi fiorisce 
          proprio come fiorisce un fiore e si realizza in un senso mistico, dove 
          il fine dell'uomo non è più quello dell'amore fra uomo 
          e donna e tanto meno quello della divisione insita nello sviluppo della 
          ragione. E' il livello successivo, lo stesso di cui parlavo a proposito 
          di Psiche, che si riunisce a Eros, ossia all'amore stesso, al livello 
          divino che finalmente l'anima riconosce come la sua vera natura.
         Che cos'è l'amore? Ne abbiamo parlato molto nell'incontro precedente, 
          ma stasera dovremmo allargare l'incontro ad altri argomenti. Vorrei 
          dire solo questo: l'amore a cui penso è la forza che spinge all'unione. 
          Noi viviamo in uno stato di disunione, di frammentazione, ma l'amore 
          è qualcosa che riunisce. Il riunire porta all'unità, l'unità 
          è Dio, Dio è il punto di partenza della divisione e il 
          punto di ritorno. Dico questo nel senso di un'interpretazione della 
          vicenda della condizione umana, del senso che possiamo dare al suo percorso, 
          ma non vorrei riaprire la discussione che è esplosa l'altra sera 
          fra credenti e non credenti. Lasciamo questa questione da parte e vediamo 
          se ci sono altre cose che vi hanno colpito nei vari passaggi a cui ho 
          accennato, in modo da cominciare un utile dibattito.
          
 Dibattito
        Gerardo P.
          Questo schema è tuo o ha qualche reminiscenza filosofica....?
          
          Vittorio M.
          Assolutamente no! E' il frutto del mio lavoro, un lavoro che era partito 
          dalla mia esperienza in cui il sentire è tutt'uno in me con il 
          pensare: Io sento sempre tutto insieme, unito, questa è la mia 
          natura. D'altra parte, è proprio l'assunto del seminario che 
          il sentimento e la ragione debbano essere uniti. Tuttavia, per potervi 
          comunicare questa unione, mi sono imbarcato malgré moi in un'impresa 
          raziocinante al massimo, e ho quindi finito col produrre questo schema, 
          che è articolatissimo e a cui all'inizio proprio non pensavo.
          
          Kendall K.
          Io ho due pensieri: il primo si rifà alla prima immagine, il 
          disegno dell'albero. (vedi incontro n.1 
          fig.2) Quando ho visto questo, io, che lavoro nel'insegnamento, 
          ho subito pensato al cervello, al corpo calloso che condivide entrambe 
          le parti, la parte razionale e quella emotiva, il che è completamente 
          in linea con questo schema. La parte dell'inconscio nel mondo in cui 
          viviamo è molto trascurata, perché noi siamo molto fissati 
          sul razionale. Trovo il tuo schema perfettamente in linea con questo 
          collegamento, e poi anche quando vai avanti e descrivi la parte dell'oscurità, 
          possiamo anche qui vedere che l'oscurità è l'inconscio. 
          Poi si può pensare anche alla contrapposizione tra emisfero destro, 
          parte creativa, e sinistro, parte razionale, del cervello, che sono 
          bilanciati.
          
          Silvana O.
          Sì, l'emisfero sinistro, quello dominante, è la razionalità, 
          l'emisfero destro è quello più intuitivo, legato all'arte 
          ...
          
          Gerardo P.
          Scusa, prima che si vada avanti, vorrei chiedere: tu, quando hai scritto 
          testa, intendevi cervello, quindi quello che dice lei è giusto?
          
          Vittorio M.
          In realtà la cosa è più complessa, poiché 
          il cervello l'ho paragonato alla ramatura, come vedete è qui 
          indicato come "sistema cerebrospinale". (vedi incontro n.1, fig.3) La 
          natura ha creato le piante, l'albero, ovvero un modo naturale per far 
          salire le linfe, le energie della terra ma poi, perché l'evoluzione 
          potesse procedere, occorreva che diventasse pensante, e allora negli 
          animali la ramatura si è per così dire compressa per entrare 
          dentro una scatola cranica ed è diventata il cervello. Come parallelamente 
          la parte delle radici, è diventata l'intestino ...non so, se 
          ci fosse un medico qui presente, se sarebbe d'accordo ... ...
          
          Silvana O.
          Cervello ed intestino spesso sono associati in realtà ...
          
          Vittorio M.
          Ecco, esattamente: hanno tutti e due queste circonvoluzioni e sono molto 
          simili, ovviamente nei limiti di un'associazione di idee. Quando poi 
          parlo della testa è un altro discorso. A parte la funzione del 
          cervello, la testa è in qualche modo il frutto di tutto il corpo: 
          non contiene solo il cervello ma anche gli occhi, la bocca, le orecchie, 
          è la sede della personalità: i nostri corpi sono tutti 
          uguali ma i nostri volti sono tutti diversi, ognuno unico, come espressione 
          appunto della personalità individuale. Quindi in questo senso 
          si intuisce – perché io parlo di "intuizione", non ovviamente 
          di osservazioni scientifiche – che la testa è il frutto 
          del corpo, diciamo la parte più importante di noi. Essa prepara 
          poi al passaggio seguente, quando si parla di anima, che è quello 
          della conoscenza. Però, anche qui, come ho distinto la testa 
          dal cervello, così distinguo la conoscenza profonda dell'anima 
          dalla conoscenza scientifica, razionale, che è un'altra cosa: 
          cioè il "conosci te stesso" in cui consiste la vera conoscenza 
          umana, si riferisce alla conoscenza interiore, esoterica, profonda, 
          e non alle conoscenze di stampo pratico, scientifico, culturale, anche 
          estremamente elevate ma che trascurano sempre l'altro lato, ossia la 
          radice.
          
          Silvana O.
          A me viene in mente un'altra immagine: quando Buddha raggiunge l'illuminazione, 
          appoggiato all'albero di sughero, nella posizione del loto. Lui appunto 
          ha la conoscenza, come dici tu, di tutto se stesso ed è esattamente 
          allineato con l'albero. E allora qui la metafora diventa ovvia.
          
          Vittorio M.
          Esattamente, giustissimo.
          
          Gerardo P.
          Però il Buddha saggio è quello disteso, non quello appoggiato 
          all'albero. Il "Buddha perfetto", quello di Bangkok, è dormiente.
          
          Vittorio M.
          Stai parlando di una statua, una rappresentazione, ma il senso di quello 
          che voglio dire è più vicino a quello che dice Silvana: 
          l'associazione dell'albero al Buddha è molto profonda. Tra l'altro, 
          Buddha disse una cosa molto bella, non so se in quell'occasione o in 
          un'altra: "quest'albero diventerà un giorno un Buddha" 
          Questo è molto vero: quando si parla di minerali, animali, vegetali 
          e uomini, si tende a pensarli in modo rigidamente separato o al massimo 
          a collegarli in una scala evolutiva, ma io penso che sostanzialmente 
          siamo tutti lo stesso essere nel processo di liberare "se stesso". 
          Un processo che sembra avvenire nel tempo, "un giorno", dice 
          Buddha, ma che è immanente nell'essenza, nell'essere insieme 
          albero, Buddha e tutti noi.
          
          Kendall K.
          Io vorrei andare avanti riferendomi all'immagine successiva (vedi incontro 
          n.1, fig. 5) dove, per la prima volta in vita mia, ho visto separate 
          l'idea di anima e quella di spirito, e questo mi intriga molto, perché 
          per me sono sempre state due parole coincidenti, e quindi apre in me 
          una bella domanda, è una bellissima novità.
          
          Gerardo P.
          Ma sono due cose diverse!
          Vittorio M.
          Non sono due "cose", sono due intuizioni ...
          
          Gerardo P.
          E' la differenza tra "soul" e " feeling", che sono due cose diverse: 
          il feeling è lo spirito, mentre tutto quello che può essere 
          l'emozione ....
          
          Vittorio M.
          Ma feeling non è l'anima?
          
          Gerardo P.
          Ecco, vedi, abbiamo già due intuizioni diverse, ....
          
          Vittorio M.
          In realtà possiamo sbagliare tutti e due: sono due pensieri che 
          nessuno ha mai saputo esattamente distinguere perché nessuno 
          sa esattamente cosa sia l'anima o lo spirito. Tuttavia, è intuitivo 
          che tra il corpo, che è la nostra esistenza materiale, terrestre, 
          e lo spirito che è sinonimo di divinità, ci sia una situazione 
          intermedia che è quella dell'anima anche se, ripeto, nessuno 
          ha mai saputo esattamente cosa fosse.
          Io tendo a considerarla come una sorta di corpo intermedio, o come un 
          veicolo. Se vuoi, il corpo, per transitare allo spirito, ha bisogno 
          dell'anima come di una navetta, che ci porta continuamente nell'aldilà, 
          poi ci riporta nell'al di quà, poi di nuovo nell'aldilà 
          e così via, come fosse un viaggetto fra terra e luna, fino al 
          giorno in cui si spicca il volo e si va più lontano, per esempio 
          verso il sole o un'altra dimensione. Ovviamente, non è che un'immagine 
          ma in essa c'è qualcosa che ci può guidare in questa distinzione 
          fra anima e spirito. Le facoltà dell'anima sono le facoltà 
          del sentimento, dell'intuizione, fino alla fioritura della conoscenza. 
          Lo spirito invece, come ho indicato nello schema, conosce essenzialmente 
          l'amore. In esso, ho scritto fra parentesi, anzi ho "tradotto" 
          l'amore nelle forme corrispondenti e divise della nostra esperienza 
          psico-fisica, ma lo spirito è solo amore, è la pulsazione 
          dell'universo, è la pulsazione dell'unità, è come 
          un immenso respiro. Molti filosofi e poeti hanno capito che l'amore 
          è la sostanza di tutto, anche se il concetto è molto difficile 
          da definire.
          Noi conosciamo l'amore in tante forme: amore è quello di un uomo 
          per una donna, amore è anche il mangiare, amore è qualcuno 
          che si sacrifica, è l'artista che fa la sua opera, è amore 
          del prossimo o anche di se stessi ....Amore è tutto quello che 
          dà e che anche riceve, e qui in qualche modo, ne abbiamo parlato 
          l'altravolta, si può provare non a separare, poiché così 
          facendo andremmo contro lo scopo di questo seminario, ma a capire come 
          tutte queste cose - tronco che è il cuore, sentimento che porta 
          all'amore, ramatura che porta al cervello, che porta alla ragione - 
          trovino infine il loro ricongiungimento nell'amore. Come dicevo prima, 
          ci sono diversi livelli di amore: c'è l'amore a livello oscuro, 
          c'è l'amore a livello altissimo, e via via ci sono amori che 
          corrispondono alle varie fasi e necessità, come il bisogno di 
          esprimersi, di nutrirsi, di legarsi, anche di dividersi. Per arrivare 
          all'unità occorre passare anche attraverso delle divisioni, come 
          l'albero deve necessariamente dividersi in tutte la ramature, tutta 
          la chioma, altrimenti rimarrebbe un pezzo di legno. Quindi, in tutte 
          queste cose, assistiamo allo svolgimento attivo del logos, dello spirito 
          se vuoi, che si manifesta nelle varie forme della vita.
          
          Gerardo P.
          Comunque è una nuova teoria filosofica. Io vedo però l'anima 
          più come un'entità spirituale, cioè l'anima umana 
          è un concetto universale, che non ha niente a che fare con lo 
          spirito, che è invece l'applicazione pratica, contingente, concreta, 
          delle emozioni, dei sentimenti. L'anima è un'entità più 
          astratta, assolutamente spirituale, lo spirito, invece, è più 
          concreto ...
          
          Vittorio M.
          Perdonami, ma direi proprio il contrario ...poi guarda come lo definisce 
          anche la Chiesa, come "spirito santo", è tutt'altro 
          livello rispetto a quello che dici..
          
          Silvana O.
          Se posso intervenire, il primo che parla di questa tripartizione è 
          San Paolo, in una lettera, se non ricordo male, ai Corinzi, in cui menziona 
          "il corpo, l'anima e lo spirito". Per i Greci l'anima veniva 
          indicata con il termine "psiche", che significava però 
          anche "farfalla".
          
          Vittorio M.
          Che bella associazione! Ad essa ne hanno seguito molte altre, per rendere 
          per finire molto complesso quello che oggi noi intendiamo per psiche 
          o per anima. Ne potremo parlare un'altra volta, a proposito del quadro 
          che è dietro le mie spalle e che è il logo di questo seminario.
          
          Silvana O.
          L'anima era un po' come dire la personalità, quella che noi pensiamo 
          che in qualche modo possa evolvere, mentre lo spirito - io ripeto quello 
          che diceva San Paolo - è qualcosa che è divino, che ci 
          viene donato
          
          Vittorio M.
          San Paolo diceva la cosa più giusta, poi anche la citazione dei 
          Greci ci aiuta, ma il concetto è lo stesso, tradotto in tante 
          forme. Anche nella storia di Psiche di cui parlavo prima, l'anima che 
          è assunta fra gli Dei giunge al livello dello spirito. L'anima 
          è una situazione in qualche modo intermedia fra il corpo e la 
          divinità, è una situazione in fieri, ed infatti noi crediamo 
          che si reincarni e proceda lungo un suo percorso evolutivo, e che questo 
          consegua il suo scopo quando, giungendo alla sua piena realizzazione, 
          scoprirà di essere spirito. E' un passaggio: si può pensare 
          all'anima come a un passaggio dal corpo allo spirito, ossia dal nostro 
          essere uomini "part-time", qui e ora, entro le limitazioni 
          imposte dalla nostra condizione fisica e temporale, al nostro essere 
          uomini, forse domani, nella completezza, nell'unità divina che 
          è appunto lo spirito.
          
          Gerardo P.
          E' Caronte che ci da un passaggio ....
          
          Vittorio M.
          ...no, parlo di un altro percorso; non stiamo andando all'inferno, a 
          cui poi io non credo. Chi ha avuto pazienza di seguirmi nel seminario 
          Arte e Psiche, ha visto tante di quelle immagini di Caronte e degli 
          Inferi ...perché questa è la situazione dell'oscurità 
          di cui abbiamo parlato tante volte. Però io la vedo sempre come 
          qualcosa di ciclico: dall'oscurità rinasce la luce, e infatti 
          anche Dante, se ci fai caso, quando è ormai sceso fino nel fondo 
          dell'Inferno, stranamente, senza neanche rendersi conto perché, 
          si rovescia e inizia a risalire.
          
          Gerardo P.
          Allora quando si dice "l'animo umano è tale che ...", cosa si 
          intende?
          
          Vittorio M.
          Non capisco ma ho comunque appena detto che non lo si sa bene, si è 
          parlato per molti anni, anzi per millenni, dell'anima, di cui secondo 
          i tempi si sono date accezioni diverse.Gerardo P. Una volta si pensava 
          che fosse solamente vento, "anemos" come dicevano i Greci...
          
          Vittorio M.
          .. un soffio che, appunto, "anima"i corpi. Si è poi pensato che 
          gli animali non avessero un'anima, quando invece nella parola stessa 
          "animali" essa è ben presente ... Non credo comunque 
          che il concetto si possa chiarire più di quanto abbiamo fatto 
          finora, concepiamo l'anima come un movimento , come la parte più 
          profonda di noi stessi, un quid che abita il nostro corpo e che tende 
          allo spirito. Sarebbe forse corroborante di parlare invece adesso del 
          corpo, della materia... Dando però prima un'occhiata di insieme 
          al tema del seminario, pur spaziando anche in altri argomenti, non ci 
          allontaneremo troppo dallo schema che vi ho proposto. Io in fondo sono 
          un architetto, e ho costruito questa struttura come un palazzo dove 
          vi sono tante stanze ed ognuna è in comunicazione con le altre. 
          Si può prendere l'ascensore per salire e scendere lungo le parti 
          verticali, mentre, ai piani, ci si muove orizzontalmente.. Mi piacerebbe 
          che voi visitaste anche altre stanze di questo mio palazzo ....per esempio, 
          il rapporto tra i polmoni e l'intuizione, o quello tra l'intuizione 
          e la ragione. Consideriamo la ragione come qualcosa che si costruisce 
          e consideriamo invece l'intuizione come qualcosa che viene captata. 
          La costruzione si farà dal basso, come un muro o come la linfa 
          che sale in un albero, mentre l'intuizione sembrerà captare qualcosa 
          che viene dall'alto, come la luce, non sarà il risultato di un 
          ragionamento. Siete d'accordo?
          
          Silvana O.
          Assolutamente sì.
          
          Vittorio M.
          E questo lo vedi negli artisti, ma anche nei grandi fisici, nei filosofi, 
          così come in ognuno di noi.
          
          Silvana O.
          Ma certo! Banalmente, credo capiti a tutti di dimenticarsi, che so, 
          il nome di un attore o di un'attrice e dire "non ci penso, così 
          poi mi viene in mente". Cioè tu parli d'altro, stai facendo altro, 
          e improvvisamente pum! ti arriva l'intuizione. E' un esempio, chiaramente, 
          ma non lontano dal famoso Eureka! di Pitagora, che non stava assolutamente 
          pensando alla sua geometria sacra, quando gli è venuta l'intuizione 
          mentre era nella vasca...
          
          Vittorio M.
          L'intuizione mi sembrerebbe un'altra cosa. Ritornando alla caverna di 
          Platone, siamo nella sua oscurità e vediamo delle ombre che ci 
          sembrano realtà, anche se sono solo delle ombre. Siamo chiusi 
          in questa percezione del tutto erronea della realtà e non vediamo 
          quello che c'è fuori della caverna. Allora uno può immaginare 
          cosa ci sia fuori, o ne vede un vago riflesso, o scorge uno spiraglio, 
          ed ecco appunto che si forma l'intuizione che esiste una realtà 
          più grande. La religione è in gran parte frutto dell'intuizione.
          
          Silvana O.
          Io non lo vedo tanto così, Vittorio: secondo me l'intuizione 
          può essere a vari livelli, però avviene è quando 
          uno si interroga su qualche cosa: può esserci il desiderio di 
          fare un'opera d'arte, o di scrivere un libro di filosofia o che, e poi 
          improvvisamente l'intuizione ti porta a farlo, ti arriva come se non 
          ti appartenesse ...
          
          Vittorio M.
          Sono d'accordo.
          
          Gerardo P.
          Ma quello è più intuito o ispirazione. C'è differenza 
          tra l'intuito e l'ispirazione.
          
          Silvana O.
          Forse sì, hai ragione. Vittorio ha messo insieme ispirazione 
          ed intuizione ...
          
          Vittorio M.
          Li ho messi insieme nello schema anche se corrispondono a diversi livelli. 
          Ci può essere l'intuizione di fare un buon affare, però, 
          se parlo di ispirazione, mi riferisco chiaramente a un altro livello. 
          L'intuizione di un poeta non riguarda un affare, riguarda la visione 
          di una realtà spirituale. Diciamo che, comunque, l'intuizione 
          è un mezzo non razionale per captare qualcosa di non conosciuto, 
          che può variare dal livello più basso a quello più 
          alto. Lasciando perdere il livello più basso, che è quello 
          del "fiuto", permettetemi di associarla alla respirazione 
          e particolarmente al canale del respiro. L'uomo che intuisce e che anzi 
          è ispirato, diventa in verità come un canale, attraverso 
          il quale, come in un flauto, si esprime lo spirito.
          
          Kendall K.
          Nella discipline orientali, per esempio nello yoga, la meditazione con 
          il respiro, quindi con i polmoni, è la linea chiave per tutto. 
          Per questo quello che dici è molto interessante, perché 
          è dal respiro, dal fare un'ispirazione--espirazione che arriva 
          tutto, tutto...
          
          Vittorio M.
          Esattamente, esattamente.
          
          Gerardo P.
          E l'albero respira l'ossigeno attraverso le foglie.
          
          Vittorio M.
          Esattamente. Vedi infatti: che le foglie fanno pensare ai polmoni, e 
          quindi all'intuizione e all'ispirazione, e che questo ancora una volta 
          ci porta al livello spirituale, che è amore, come se esso entrasse 
          per osmosi in tutto, proprio per mezzo del respiro. Dare-ricevere, nascere-morire: 
          questo è il movimento dell'amore, come quello del respiro. Quindi, 
          giustamente, lo yoga mette l'accento su questo
          
          Kendall K.
          Tutto quello che dici è in linea con lo yoga. Penso a Shakti, 
          che è anche la dea della conoscenza, della musica, dell'arte, 
          e al sanscrito, la lingua sacra di cui basta solo pronunciare una parola 
          per cambiare la realtà. Quando si parla in modo puro si può 
          veramente trasformare il mondo, così come le parole di basso 
          livello possono peggiorarlo. Il linguaggio cura, se nasce dall'amore, 
          l'amore che "fiorisce" come dici tu. Questo è assolutamente 
          vero..
          La cosa bella di tutti questi seminari è che essi sono in linea 
          tanto con il cristianesimo quanto con le religioni orientali. Così, 
          si costruisce un ponte che collega questi diversi movimenti spirituali, 
          che nascono tutti dalla verità . Il tuo pensiero è perfettamente 
          in linea con questo.
          
          Vittorio M.
          Sono contento che sia così.
          
          Silvia G.
          Adesso vorrei dire qualcosa sulla materialità......(clamore)... 
          In questo discorso sull'intuizione, vorrei sottolineare come si progredisce 
          perché, appunto attraverso l'intuizione, gli scienziati arrivano 
          alla definizione di alcune leggi, che poi si dimostrano giuste, vero?
          
          Vittorio M.
          Sì, abbiamo detto che l'intuizione è a diversi livelli 
          ...
          
          Silvia G.
          Ecco, appunto, ed io sto adesso parlando dell'intuizione che porta poi 
          verso il progresso della scienza.
          
          Gerardo P.
          E' più un'invenzione ...
          
          Silvia G.
          Non è un'invenzione, perché secondo me si ha un'intuizione 
          che esista qualche cosa e ci lavori sopra, altrimenti non si sarebbe 
          scoperta la gravità, il movimento, o anche la "particella 
          di Dio" di cui si sta parlando attualmente.
          
          Gualtiero M.
          A questo punto, anche l'ispirazione non ha significato.
          
          Vittorio M.
          Perché?
          
          Gualtiero M.
          Io, da scultore e pittore, sono convinto che l'ispirazione non esista. 
          Sicuramente, quello che noi chiamiamo ispirazione, non è altro 
          che il risultato di di una continua, giornaliera fatica, di una vita 
          intera di esperienza. Non è quello che ci hanno fatto vedere 
          nei film su Michelangelo o anche quando dicono che un giocatore di calcio 
          certe volte era ispirato...Se guardiamo a questo o al ruolo di un artista, 
          ci sono delle giornate positive e altre no, ma l'ispirazione che improvvisamente 
          crea e un secondo dopo no, non esiste..
          
          Vittorio M.
          Ti posso rispondere? Ti può dare ragione Stravinski che diceva 
          che l'ispirazione è quella cosa che viene mettendosi sul vasino 
          ogni mattina andando in bagno, ci vuole ispirazione anche per quello, 
          sono d'accordo con te nello sdrammatizzare l'ispirazione, però 
          fino a un certo punto.
          
          Kendall K.
          capisco che sei scultore e che quindi cominci la tua opera con un rapporto 
          con la materia, ma non è che hai una visione, che intuisce un'immagine 
          di quello che farai?.
          
          Gualtiero M.
          Non lo so, mica dico "eureka", non mi sono mai trovato con 
          un'opera fatta senza sapere perché l'ho fatta
          
          Vittorio M.
          Perdonatemi, vorrei rispondere a tutti e due, sono cose vere entrambe. 
          Io credo molto alla pratica quotidiana, al lavoro, al colpo di scalpello 
          giusto che genera la forma giusta ecc. però tutto questo è 
          quello che viene dalla realtà, dal tuo corpo, dalla tua forza, 
          da quello che tu sai fare ma, tornando all'albero, non c'è forse 
          anche la luce che viene dall'alto, senza la quale l'albero non potrebbe 
          vivere?..
          
          Gualtiero M.
          Io volevo chiederti una cosa, ma perché fai tutto questo parallelo 
          con l'albero?
          
          Vittorio M.
          E' il senso di tutto questo discorso. Quando tu ti fondi sul tuo lavoro, 
          sulla realtà dell'operare, è come se guardassi alla radice 
          dell'albero, di cui sei il tronco, costruito con tutta questa energia 
          che viene dalla tua terra, da Pola, dalla pietra che lavori. Però 
          l'albero non vive solo di questo, vive anche di quello che gli viene 
          dall'alto, vive della luce, dell'atmosfera, della fotosintesi clorofilliana...questa 
          in qualche modo è un'immagine delle due forze, c'è la 
          forza della terra e c'è la forza del cielo
          
          Gualtiero M.
          ...un esempio, un uomo gli taglio le gambe, vive, gli taglio la testa 
          muore. L'albero gli tagli i rami non muore, gli tagli il tronco, ricresce...questo 
          parallelo fra l'uomo e l'albero non regge
          
          Vittorio M.
          I paragoni vanno sempre presi con un grano di sale, ma io trovo che 
          un artista che rinuncia all'ispirazione è come se appunto si 
          tagliasse la testa...(brusii di approvazione)...insomma, senti, non 
          posso immaginare che un artista prescinda dall'ispirazione. Che cos'è 
          l'ispirazione? Capisco che tu pensi solo ai problemi della tua arte, 
          alla materia, a quello che tu conosci, a quello che vuoi rappresentare, 
          ma la parte in te che agisce usando questi mezzi, lo scalpello, la matita, 
          il pennello ecc. mette questo al servizio della parte più profonda, 
          più vera di te, chiamiamola anima, giusto? Uno lavora per esprimere 
          la propria anima. E oso dire che quando questa anima va al di là 
          di uno stato di feeling personale e giunge a un livello superiore come 
          quello che viene attinto dalla grande arte, dalla mistica, dalla metafisica, 
          tutto questo mi fa parlare di ispirazione, al punto che un vero artista, 
          quando ha fatto un'opera, non dirà "Io ho fatto quest'opera" 
          ma: "quest'opera, fatta attraverso di me, è l'opera dello 
          spirito", se è una vera opera d'arte e se è un vero 
          artista. L'artista è stato l'esecutore, è stato lo scalpello, 
          è stato il pennello, ma l'intento, il senso di tutto questo è 
          spirituale
          
          Gualtiero M.
          ..se vogliamo chiamarla ispirazione..., ma è il risultato di 
          un continuo lavorare, di continue scoperte che fai giornalmente, ma 
          tutti pensano a quello che hanno visto nei film di Michelangelo e così 
          via, Michelangelo era un uomo che lavorava sodo e sapeva benissimo...
          
          Vittorio M.
          ma nessuno trascura questo, ti ho citato Stravinski, però non 
          devi tu, sulla base di questa consapevolezza del lavoro materiale, negare 
          l'altro aspetto, ci sono tutti e due, c'è la terra e c'è 
          il cielo...
          
          Gualtiero M.
          Un'altra cosa che mi è sembrata, è che qui si sono divise 
          le radici dal resto, la notte dal giorno come un concetto negativo, 
          mentre solo l'altro sarebbe positivo.... Il bianco è positivo, 
          il nero è negativo.Vittorio M. Non ho detto questo (voci di approvazione)
          
          Gualtiero M.
          E poi l'amore e l'odio sono due concetti. In generale, si pensa che 
          l'amore sia un concetto positivo e l'odio uno negativo
          
          Vittorio M.
          Non ho proprio parlato di odio. Quando si è parlato di positivo 
          e negativo, nessuno ha evocato l'odio. Non si è mai detto che 
          la radice è negativa e che la ramatura dell'albero è positiva, 
          abbiamo parlato di un ciclo, se immagini che le cose vadano dal basso 
          all'alto o viceversa, è un ciclo. Si suol dire che dal male nasce 
          il bene Io non credo al male in assoluto, la parola odio non l'abbiamo 
          mai pronunciata. Se l'amore è tutto quello che unisce, certo 
          quello che allontana dall'amore è un momento che sembra più 
          negativo, però fa parte di un ciclo che lo porterà poi 
          a suo turno al bene e perfino a un bene più grande. Poi non bisogna 
          dividere: vedi, anche il rapporto fra il lavoro che viene dal basso, 
          il lavoro onesto che ti piace tanto, lo sforzo di progredire e questa 
          ispirazione che rifiuti è tutt'uno, non si può separare 
          le due cose e dire "è solo ispirazione" ma neanche 
          "è solo scalpello", no, l'arte sarà proprio 
          la loro unione, riuscita miracolosamente in qualche momento, in altri 
          meno; è proprio l'unione fra sentimento e ragione, intendendo 
          per sentimento tutto quello che viene dal cuore, quindi anche dai visceri, 
          quindi anche dalla radice, quindi anche dalle palle. E' questo sentimento 
          che paragoniamo alle radici dell'albero, ma c'è anche l'altra 
          parte, non solo tutto sale ma c'è un movimento di qualcosa che 
          sale e qualcosa che scende. la vera arte è Il loro incontro....
          
          Gualtiero M.
          se un giorno faccio un quadro con una grande componente lirica, un altro 
          giorno non ce l'ha, ma non è una questione di ispirazione, è 
          una questione di scelte se tu sai quello che fai....
          
          Vittorio M.
          No, qualche volta tu non sai quello che fai, scusa, non parlo di te 
          ma di una cosa generale, ma non è che questa sia una menomazione, 
          semplicemente quello che viene dalla parte più profonda di noi 
          non è ancora giunto a un livello di consapevolezza razionale. 
          Tutto quello che istintivamente c'è in te, finché non 
          giunge a tale livello, non lo sai, ma è bene che tu non lo sappia, 
          perché se tu lo sapessi verrebbe una roba artificiale. Un artista 
          non può mettersi a fare un quadro, dicendo "voglio fare 
          questo o quest'altro", lo fai perché il tuo animo ti porta 
          a questo, giusto?
          
          Gualtiero M.
          durante la lavorazione di un progetto ci possono essere degli interventi, 
          ma non li chiamerei ispirazione
          
          Kendall K.
          Eppure molti artisti dicono che hanno scritto o composto le loro canzoni 
          quasi sotto dettatura, ci sono poi idee che si affacciano alla tua mente 
          come a quella di altri, idee che sono nell'aria e che vengono colte 
          da qualcuno, appunto se ne sei ispirato...
          
          Vittorio M.
          Insomma, abbiamo un artista che nega l'ispirazione. Ne prendiamo atto, 
          abbiamo discusso su questa opinione, ma non dobbiamo perdere di vista 
          il senso generale di questo incontro, che verte sul rapporto fra sentimento 
          e ragione. Lo stiamo qui vivendo anche come il rapporto fra la parte 
          nativa, sorgiva di noi, strutturata, forte ecc. , come quella del nostro 
          amico scultore, e una parte che le è superiore, che non è 
          però a fuoco. Non sto parlando solo della ragione che accompagna 
          sempre l'opera anche dell'artista più istintivo, ma dell'intuizione 
          di un livello più elevato, che l'ispirazione può suggerire, 
          donando all'opera un afflato di vita.
          
          Giulio R.
          Io ritengo impossibile non ricevere una vera intuizione e definirsi 
          artista...per definizione un artista vive di qualcosa che appartiene 
          all'intangibile, che può diventare reale attraverso...
          
          Vittorio M.
          quello che cerca di esprimere...Abbiamo tutti questa opinione salvo 
          l'artista. Ma passiamo a un altro argomento. Tu Silvia, non volevi dirci 
          qualcosa sulla materia?
          
          Silvia G.
          Possiamo assimilare l'intuizione alla ragione? Non è questo un 
          seminario sulla ragione e il sentimento? Quindi, anche nell'evolversi 
          dell'umanità da un punto di vista scientifico, materiale, è 
          chiaro che anche uno scienziato, se non ha prima un'intuizione, un'ispirazione, 
          non può lavorare, quindi non dicevo affatto qualcosa che la nega 
          in nome di un principio materialistico.
          
          Vittorio M.
          In tutto il primo seminario, che si chiamava "Il Lavoro Spirituale", 
          ho cercato di spiegare cento volte che cos'è il lavoro spirituale, 
          dicendo sempre: attenzione, è il lavoro materiale, è proprio 
          il lavoro pesante nella vita, nella natura, nella realtà, però 
          con un intento che cerca di andare oltre, sia pure attraverso la materia, 
          la conoscenza e ogni altra cosa. Lo stesso vale per l'intuizione, essa 
          è il captare qualcosa che è davanti a te ma che la ragione 
          da sola non vede, perché ragione e intuizione non sono proprio 
          la stessa cosa come dici tu. Questo qualcosa può essere oggetto 
          di intuizione sul piano economico, su quello scientifico ecc. perché 
          fa parte del mondo e del lavoro reale, però questa stessa strada, 
          se riesci a orientarti in un senso spirituale - e l'ispirazione è 
          questo orientamento - ti può portare alle più alte sfere. 
          L'intuizione ti conduce per mano dall'intuire un buon affare fino alla 
          grandissima opera d'arte e oltre.
          
          Silvia G.
          Non guardare però solo al breve tratto della vita di un uomo, 
          ma all'intero percorso, dai primordi fino ad arrivare ad oggi, in cui 
          si parla addirittura della particella di Dio. (brusii) Io penso che 
          tanto il sentimento quanto la materialità e anche la spiritualità 
          portino alla stessa cosa.
          
          Vittorio M.
          Certamente
          
          Paolo S.
          E' la relazione fra le persone che porta a questo progresso.
          
          Giulio R.
          La relazione fra le persone e l'intuizione ne sono le chiavi. Gualtiero 
          continua a insistere che questa intuizione non può nascere se 
          l'artista non fa, non lavora ...
          
          Vittorio M.
          Ma insomma ... è come se tu dicessi: ma guarda, per costruire 
          un edificio occorrono delle fondamenta, senza fondamenta non si può 
          ecc. ecc . Lo sappiamo tutti, però tu continui a insistere che, 
          oltre alle fondamenta, non c'è null'altro. No, esiste anche il 
          resto, eccome, ed è solo in virtù di questo che ci interessano 
          le fondamenta. Quando Dante fa la Divina Commedia, parte dalla realtà 
          del suo tempo e costruisce in rima, verso dopo verso, lo stupendo edificio 
          della sua interpretazione, ma questa segue un'ispirazione, un intento 
          spirituale altissimo. Sulla stessa base un altro avrebbe detto delle 
          banalità.
          
          Giulio R.
          Io parlerei anche di un altro aggettivo, che è l'emozione. L'intuizione 
          si associa all'emozione. Se ci allarghiamo al discorso sulla relazione, 
          intuizione e emozione sono fondamentali
          
          Vittorio M.
          Non per nulla, vedi che nel mio schema, intuizione e eros sono simmetrici. 
          E' l'eros che porta l'emozione, la passione, il fuoco, anche se l'intuizione 
          che colloco in uno dei gradini più alti, come la porta della 
          conoscenza superiore, sublima questo fuoco.
          (pausa)
          Nessuno dice niente? E' vero che è da saggi ascoltare e non parlare, 
          ma non bisogna neanche essere troppo saggi...
          
          Piera G.
          Penso a Kandisky, allo spirituale nell'arte, quel libro stupendo che 
          ha scritto e che è assolutamente in linea con quello che hai 
          detto. Lui vede proprio questa dimensione come l'alternativa a una civiltà 
          che è tutta strutturata sul discorso della ragione e della scienza, 
          a fronte di un'arte non più valida come valore assoluto...è 
          molto, molto interessante questo dibattito.
          
          Giorgio F.
          Secondo me, la cosa su cui riflettere è il tentativo di trovare 
          questo equilibrio fra sentimento e ragione. In diverse epoche si è 
          vista la prevalenza dell'uno o dell'altra, i classicismi teoricamente 
          hanno dato piùimportanza alla ragione, però ci sono stati 
          esponenti che hanno cercato di riequilibrare questa tendenza.
          Canova parlava della bellezza secondo ragione ma le sue sculture temperano 
          la freddezza del neoclassicismo con una sensibilità emotiva. 
          Altre volte, come nell'arte romantica, in cui l'accesso alla dimensione 
          più emotiva, al sentimento, ha aperto una finestra sull'assoluto, 
          c'è stato chi ha portato un contributo più razionale. 
          Alla fine, in realtà, io credo che ci sia un equilibrio da trovare 
          fra ragione e sentimento, fra spirituale e materiale. Certo, il saper 
          vedere è anche un saper fare, è sempre connesso, anche 
          la stessa nozione di stile - la parola stile viene da stilus, lo strumento 
          per scrivere - ci riporta a qualcosa di materiale attraverso cui ognuno 
          può esprimere un suo contenuto. Allo stesso modo, nella scienza, 
          questa famosa intuizione è un saper vedere, che viene dall'esperienza 
          pratica, ne coglie magari degli aspetti che altri non avevano saputo 
          vedere, ma che può anche trascenderli.
          
          Vittorio M.
          Con queste osservazioni del tutto ragionevoli, chiudiamo la serata.
          C'è chi chiede però quale sarà il programma dei 
          prossimi incontri. Con tutte le riflessioni che ho fatto sul tema del 
          seminario, avrei potuto scrivere un libro.... ma non sono riuscito a 
          individuare un percorso preciso e suddiviso in tappe, con una scaletta 
          temporale, perché per me tutto è compenetrato e tutto 
          costituisce un insieme vivente, proprio come l'albero di cui abbiamo 
          parlato. In esso non si può dire: oggi facciamo crescere un ramo, 
          domani invece una radice o una foglia, ma è l'albero tutto intero 
          che deve crescere, nell'insieme e in ogni sua parte. Per cui io mi aspetto 
          che anche il nostro seminario cresca grazie ai contributi di ognuno 
          di noi, in modo altrettanto spontaneo e vivo. Grazie.