1976.25 Spiritus
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Ci possiamo figurare Dio
come un grande demiurgo, un essere cosmico. Nel centro della figura si
legge la centralità di questo Essere, nella sua testa una spirale, un
pensiero elaboratore di mondi, nel suo incesso una potenza che procede
verso l’oscurità trasformandola in luce. E' il contrario di quello che
ho espresso in tanti quadri come l'anelito ad andare dall’oscurità alla
luce: io sono l’oscurità e vado verso la luce, come qualunque creatura
fa, anche ogni insetto. Mentre qui l'Essere divino si muove in direzione
opposta, cioè viene dalla luce, che è il suo essere, e va verso l’oscurità,
rischiarandola. Fanno lo stesso gli astri del cielo che descrivono le
loro orbite nell'oscurità del cosmo e portano la luce. |
1980.05 Poseydon
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Altre volte, come qui per
esempio, questo Essere misterioso viene rappresentato come un’altra divinità,
la figura del quadro la chiamo Poseidon, la divinità del mare. Nella Bhagawad
Gita, il meraviglioso testo vedico, Krishna, che era appunto la personificazione
di Dio, dice: "Io sono il vigore di un soldato, sono il sorriso di una
fanciulla, il dischiudersi di un fiore, un pesce del mare, sono l’acqua,
sono il cielo… " Cioè, Dio è tutto e, in questo caso, è rappresentato
come un essere marino. La sua testa è compresa in una spirale che è strutturata
come la chela di un granchio. |
1981.06 Jerofante
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Altre volte ci immaginiamo
Dio come un essere onnipotente, assolutamente astratto, fuori dal nostro
mondo, oppure come un mago, uno ierofante, una cifra misteriosa, oppure
come un essere che parla, che emette la parola, il Verbo. |
1983 Natività
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...oppure come una nascita:
in questo caso, pensiamo al Sé, al nostro essere interiore, che nasce
dall’anima umana, perché è vero anche che, se da una parte è l’anima umana
che cresce, evolve fino ad identificarsi nel Sé, da un’altra è il Sé che
nasce in noi. Dio ha creato l’uomo, ma si può anche pensare il contrario,
cioè che è l’uomo che, in qualche modo, crea Dio dentro di Sé, o almeno
che la consapevolezza di Dio nasce in noi.. |
1983.01 Arcano 2
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Nella storia di Proserpina,
abbiamo parlato anche di Plutone, il dio infernale che in fondo è l’equivalente
del dio luminoso, cioè la parola “dio” e la parola “diavolo” sono da tanti
punti di vista uno il rovescio dell’altro, ma anche la stessa cosa, perché
è l’oscurità che si trasforma in luce e la luce che si spegne nell'oscurità.
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1984.08 Apollo
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Questa invece è un’immagine
divina legata all’idea della barca, una barca che galleggia nel mare cosmico,
ma anche nel mare della nostra esperienza…ho dipinto questo quadro, che
ho chiamato Apollo perché ero sull’isola di Delo, che era proprio a lui
consacrata. |
1989 Black Osyris
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In quest’altra immagine
il dio si fa creatore: come dice la Bibbia, lo spirito andava sulla distesa
delle acque, come il braccio azzurro della figura che procede in un gesto
creatore davanti al dio. Questo dio ha un volto nero. Non voglio avventurarmi
in ipotesi scientifiche su buchi neri o cose del genere, ma questo concetto
di oscurità è relativo al fatto che l’uomo proietta sempre se stesso:
può proiettarsi in un’immagine radiosa, gioiosa, onnipotente, quasi come
una sua gratificazione, mentre, se ha il coraggio di vedere la propria
ombra, può proiettare Dio nella sua stessa oscurità. Sembra blasfemo,
ma è così: basti pensare che il cosmo è oscuro in tutta la sua inconcepibile
estensione, ma è da questa che viene la luce. |
IL SE E L'ANIMA
La lezione che dobbiamo imparare nel nostro cammino è però di vedere Dio
non solo nel cosmo ma in noi. Prima di arrivarci, vediamo adesso l'Essere
sublime non come un'entità astratta e Una, ma nella sua relazione con
la nostra anima. Senza voler ripetere tutto quello che è stato dello sull'anima
vista al femminile, la evochiamo ancora in qualche immagine sotto l'aspetto
della sua relazione con il Sé. |
1979.04 Il proconsole
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La prima immagine indica
una separazione. Dall'originaria unità divina (espressa nel quadrato della
figura) si stacca l'anima come un frammento, come se fosse la terra staccata
e allontanata dal Sole. Nello stesso modo, la donna si stacca dall'uomo,
come dice anche la bibbia. |
1981.11 Creazione
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Un'altra immagine della
Creazione è quella di Dio che crea l’anima umana, piccola ma fatta a sua
immagine, mentre la terra la riceve come un seme, che nutrirà poi con
la sua vigoria |
1979.17 Il cielo e la terra
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Qui il Sé è già più vicino
a noi, è come un fratello maggiore, o un giovane uomo che ama e protegge
la sua donna. All'interno del volto del giovane si intravede il profilo
di un vecchio, il padre, una rappresentazione non lontana dall'intuizione
cristiana del Padre che è nel Figlio, e della vicinanza a noi di questo,
come un fratello. Va da sé che tutti questi quadri hanno radice in esperienze
personali, che vengono trascese in questa interpretazione, per essere
lette come diverse forme del rapporto del Sé con l’anima. |
1979.04.14 La morte del Signore
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Anche questo dipinto, ispirato
da un grande dolore, può essere letto come un rapporto del Sé con l’anima.
Il volto reclino del Cristo è avvicinato al volto volto femminile della
madre, che potrebbe però essere anche l'anima. Gesù è morente, come anche
noi moriamo, ma la nostra anima anela al Cristo che è il suo vero essere
e che va al di là della morte. |
1992.05.10 Il Sé e l'anima
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Il Sé è visto come una figura
maschile di grande forza, mentre l’anima femminile sorge da questa forza,
dal suo gesto e sembra voler tornare a lui, quasi cieca e smarrita. Non
è forse l'immagine della nostra anima, del suo essere creata da Dio e
del suo anelito a ritornare a Dio, attraverso lo smarrimento della condizione
umana? |
1989.01 L'artista
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Anche qui il Sé crea l'anima
umana, come un artista crea la sua scultura e, così facendo, si fonde
con essa. |
1990.04 L'anima e il corpo
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Nella vicenda dell'anima
che si separa dal corpo, si vede che essa porta con sé una testa d’oro,
ossia la vera vita che, al di là della morte, è un tesoro spirituale.
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1994.03.13 Benedizione
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Abbiamo già detto che, quando
un uomo ama la sua donna, in qualche modo la crea. Guardando adesso l'immagine
su un altro piano, è il Sé che crea l'anima umana. |
1994.03.17 L'angelo e il fiore
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Il Sé, che è inconscio in
noi come la figura scura del quadro, si manifesta nella nostra incarnazione,
di cui prende cura come l'amante dell'amata, e anche nella sua trasformazione
in angelo nella vita spirituale al di là della morte.. |
1999.07 Non più il giardino dell'Eden
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In questo dipinto, di cui
abbiamo parlato lungamente nell'ultimo incontro, il rapporto fra il Sé
e l'anima è espresso, in seguito a un grande dolore personale, come una
separazione, in cui il Sé è al di là del muro che ci separa da lui come
dalla vera conoscenza e dall'amore... |
IL SE IN FIERI
Un altro filone di lettura è il Sé in fieri, cioè nel suo farsi, e anche
di questa interpretazione presento qui alcune immagini, che in parte abbiamo
già visto. Se immaginiamo che il Sé, ovvero Dio sia in noi, possiamo dirci
che deve essersi massicciamente ridotto, per poter entrare in qualche modo
nel nostro piccolo involucro, nella nostra piccola esperienza. Se, all’idea
che noi ci facciamo di Dio come di un essere sublime, meraviglioso e irraggiungibile,
sostituiamo il concetto di un Dio che è in noi e attraverso di noi, lo sarà
quindi anche attraverso la nostra sofferenza - basta pensare a Gesù Cristo
in croce - e perfino attraverso le nostre mutilazioni. |
1978.47 Il Vello d'oro
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Quindi, se volessimo rappresentarci
come Dio, dovremmo riconoscere di essere amputati, perché non abbiamo
la testa di Dio, non ne abbiamo le gambe, non ne abbiamo....cioè il nostro
stato umano è quello di un'amputazione rispetto ad un’interezza, alla
divina unità. |
1980.12 La Caduta
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Qui leggiamo il Sé in un
modo non meno drammatico: la Caduta, come fosse quella di un essere angelico,
come poteva essere Lucifero, che abbandona l’unità primordiale con Dio
e precipita nell’oscurità. Nel quadro lo vediamo addirittura calcinato
dal fuoco divino, smembrato, questo è un braccio, questa è una gamba…e
si vede anche il fulmine, che lo colpisce nel cuore. Potrebbe essere una
metafora della nascita della materia, in quanto caduta dallo spirito,
ma ci si può chiedere: non avevamo forse identificato il Sé con Dio, e
ci troviamo invece adesso di fonte all'immagine di un angelo caduto? Noi
siamo in effetti caduti con lui e, insieme a lui, dobbiamo risalire,.
Quando Dante parla della risalita dall'inferno subito dopo aver visto
Lucifero precipitato a testa in giù, non diceva una cosa molto diversa.
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1982.12 Il Sé sommerso
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Si vedono invece qui diverse
immagini del Sé "sommerso". La vita umana è un naufragio - ne vedete nel
quadro il relitto - nonostante le illusioni che possiamo farcene ma, al
di sopra del naufragio, c’è un qualcosa che si eleva, come in una aurora
brumosa. Quindi l'essere spirituale in noi, che è sommerso, si affaccia
alla luce e si prepara a sorgere come un sole, perché questo essere è
proprio il nostro sole interiore.. |
1988 Anima dormiente
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Si vedono invece qui diverse
immagini del Sé "sommerso". La vita umana è un naufragio - ne vedete nel
quadro il relitto - nonostante le illusioni che possiamo farcene ma, al
di sopra del naufragio, c’è un qualcosa che si eleva, come in una aurora
brumosa. Quindi l'essere spirituale in noi, che è sommerso, si affaccia
alla luce e si prepara a sorgere come un sole, perché questo essere è
proprio il nostro sole interiore.. |
IL VECCHIO SAGGIO
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1981 Kundalini
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Si vedono invece qui diverse
immagini del Sé "sommerso". La vita umana è un naufragio - ne vedete nel
quadro il relitto - nonostante le illusioni che possiamo farcene ma, al
di sopra del naufragio, c’è un qualcosa che si eleva, come in una aurora
brumosa. Quindi l'essere spirituale in noi, che è sommerso, si affaccia
alla luce e si prepara a sorgere come un sole, perché questo essere è
proprio il nostro sole interiore.. |
1999.04.25 La fanciulla e il vecchio
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In questo caso il saggio
è rappresentato come una pietra, una scultura, che è fra le braccia dell'anima.
E' come se l'anima avesse in sé questo essere che, oltre ad essere sinonimo
di saggezza, richiama anche con la sua immagine qualcosa di molto antico.
Il Sé è antico, è profondamente arcaico, è nel profondo del nostro essere,
come una roccia indistruttibile. Non dobbiamo immaginarlo solo come una
meta, un raggiungimento futuro, ma proprio nel senso di ritrovare il nostro
essere profondo e antico, anzi eterno. |
L'ANGELO |
1976.22 L'angelo
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Un'altra versione, che noi
diamo dell'idea del divino, è quella dell'angelo. L'angelo può essere
concepito in tanti modi. Qui lo identifichiamo nel rapporto fra il materiale
e lo spirituale, il femminile e il maschile, e fra tutto quello che nel
nostro mondo è sinonimo di dualità, per vederla tendere a un'unità con
un movimento ascendente, fino al ricongiungimento in essa. Nello stesso
tempo, è da questa unità che la dualità discende. Questa è l'armonia del
tutto. La testa dell'angelo, se vogliamo immaginarla così, è come una
spirale trascendente, un fiore, un volto sublime... |
1977.13 Il lavoro spirituale
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In noi stessi questa unione
non si opera però in un modo così armonico, ma attraverso il rapporto,
che è spesso un confronto, una lotta e non un'unione, fra le due parti
di noi: quella materiale e quella spirituale. "Il lavoro spirituale",
il quadro che è stato assunto come logo della Fondazione, la esprime con
un angelo che, con un raggio di luce, cerca di liberare l'uomo dalla ferrea
corazza in cui egli stesso si è rinchiuso. |
1978.37 L'angelo e la bestia
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Il rapporto fra una parte
divina in noi e la parte che è invece animale è invece espresso in quest'altro
quadro .. In noi c'è proprio questa specie di mostro, ci sono tutti questi
animali, di fronte a un essere spirituale che giunge con una vibrazione
di amore e di luce. |
1989.03 L'angelo e il masso
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Qui l'angelo cerca di parlare
a questa specie di sasso come se gli infondesse la vita, plasmandolo per
farlo diventare un uomo. Si vede che comincia a enuclearsi una testa,
appena abbozzata, una gamba...Non è forse dalla materia dei sassi che
un po' alla volta è nata la vita organica, con la lunga evoluzione che
porta all'uomo? Il quadro allude però a un'altra e dura pietra, quella
della nostra anima sorda e inerte. |
1989.07.01 L'angelo parla all'uomo
dormiente
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Qui l'angelo cerca di parlare
a questa specie di sasso come se gli infondesse la vita, plasmandolo per
farlo diventare un uomo. Si vede che comincia a enuclearsi una testa,
appena abbozzata, una gamba...Non è forse dalla materia dei sassi che
un po' alla volta è nata la vita organica, con la lunga evoluzione che
porta all'uomo? Il quadro allude però a un'altra e dura pietra, quella
della nostra anima sorda e inerte. |
1992.04.07 Il Se che parla all'anima
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In questo quadro, su cui
abbiamo già parlato a lungo, l'anima non rifiuta il rapporto con l'angelo
ma anzi si volge verso di lui...purtroppo però non riesce a vederlo, perché
non ha occhi, ha il volto offuscato. Anche questo potrebbe essere il nostro
ritratto. |
1997.08.22 La Crisalide
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Un ritratto più complesso
è infine questo, in cui il rapporto con l'angelo si enuclea nei diversi
piani del nostro essere. C'è un piano inferiore, quello del nostro corpo
- immaginiamo che si trovi in una tempesta, in una notte oscura - in cui
noi avanziamo con fatica: vedete la nostra gamba che si tende nello sforzo.
Al di sopra c'è un corpo azzurro, che è come la crisalide di quello che
saremo. Può essere il corpo vitale, delle nostre emozioni, quello che
impropriamente chiamiamo anima. Questa forma evolve poi in un altro corpo,
quello mentale, che è come una spirale, in sintonia (o almeno dovrebbe
esserlo) con l'armonia cosmica.. Al di sopra c'è infine un più alto livello,
in cui il cielo non è più azzurro ma di una luce dorata, e si apre infine
l'ala bianca .dell'angelo. Ci sono quindi quattro livelli, il livello
fisico, il livello emotivo, il livello mentale, e infine il livello spirituale.
Non ci si deve fare un'idea troppo razionale di questi stadi e della loro
successione - noi siamo tutto nello stesso momento - ma coglierne il significato
e condividerne l'orientamento verso la parte più elevata di noi stessi,
ossia verso l'angelo che noi, in realtà, già siamo. |
IL TESTIMONE
Tutti questi sono modi di immaginare un essere che sembra andare al di là
dell'esperienza ordinaria, pur celandosi nella nostra stessa radice, e che
prende tante forme, dal Dio onnipotente all'angelo e ad altro. C'è poi un'altra
versione, che è quella che ha dato il titolo a questa serata,: quella del
"Testimone". Questo essere non solo è celato nel nostro cuore, come dicevamo
prima, ma è anche staccato da noi, ci osserva. Noi viviamo molte storie
nella nostra vita, ma il testimone ne è separato, pur essendone il vero
protagonista. |
1989.11.20 I misteri dell'amore 1
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Lo si vede molto in questo
quadro, di cui abbiamo parlato lungamente. Fra il disfrenarsi dell' erotismo
e delle passioni (come si vede nel quadro), c'è questa centralità dell'essere
che guarda, che registra, e che siamo noi. Non è uno spettatore esterno,
un guardiano, un sorvegliante: è la nostra natura profonda, che però ci
appare come staccata perché noi siamo staccati, viviamo un'esperienza
materiale frammentaria, come tizio, caio, sempronio, Roberto, Vittorio,
...Luisa, credendo di essere solo questo, e invece siamo solo delle manifestazioni
temporanee, accessorie, funzionali,di questa centralità. |
1990.06.09 Il nuotatore
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Questo quadro dà un'altra
immagine di questa centralità. Oltre all'angelo, che a dire il vero sembra
coinvolto nella nostra vicenda, il vero protagonista ne è il vuoto, che
è in effetti la vera realtà. |
IL COMPAGNO
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1999.09.08 Il Sé e la persona 1
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Un'altra lettura, un po'
più confortante, se volete, è quella del compagno. L'uomo ha sempre un
volto oscuro ma si sovrappone a lui un altro volto, molto più grande e
luminoso. E' uno spirito, un dio? E' la sua vera individualità. Avevamo
detto prima che Dio si nasconde, ma la verità è forse il contrario: siamo
noi che ci nascondiamo, di fronte a Dio e di fronte a noi stessi. |
1999.10 Il, Sé e la persona 3
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In questo si esprime un'idea
già presente in quadri precedenti: quella di un dio che, come fa un artista,
plasma la nostra effigie, la ama, la fa sua. La sua opera è la nostra
personalità, una delle tante personalità in cui egli non solo si esprime
ma, nel senso profondo della parola, si incarna. |
1999.10 Il compagno segreto
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Dio è quindi come un artista
ma soprattutto è il nostro compagno segreto. L'uomo non lo riconosce e
neppure si accorge di essere così legato a lui da costituire in effetti
la stessa persona. |
IL CRISTO
Non si può dire che questo sviluppo sia una cosa facile, razionale, da
realizzare seguendo un metodo, perché esso passa attraverso un dramma,
una rivoluzione interiore. L'espressione maggiore di questo dramma, nella
storia umana, è quella che incontriamo nella Crocifissione. |
1991 Crocifissione (part.)
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Nel quadro che la rappresenta,
abbiamo indicato in altri incontri che l'immagine che si dà del Cristo
crocifisso, inchiodato alla croce, è quella di un Cristo che, dalla croce,
apre le braccia quasi con esultanza. Dall'oscurità in cui Egli si trovò
nel momento della morte e ci troviamo anche noi nella nostra vita, si
apre in un gesto di liberazione e di apertura. |
1999.07.25 Lettura Dantesca (part.)
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Questo quadro è ispirato
alla Divina Commedia ed è composto da tre grandi tele, come sono tre i
canti del poema. L'ispirazione è molto libera. Nel primo quadro, si associa
infatti l'Inferno alla cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre,
in cui si vede l'inizio del dramma umano. Nel secondo la navicella guidata
dall'angelo, con cui si apre il Purgatorio, diventa la grande barca in
cui tutta l'umanità va verso il proprio destino. Nel terzo si interpreta
infine il Paradiso, ma in che modo? Con una realizzazione interiore che
è un "arrendersi" a Dio. Non è certo con una conquista intellettuale,
con una scienza, che noi possiamo giungere a questa realizzazione, ma
con un processo di sviluppo interiore. Il Se è sempre in noi ma lo è come
un seme latente. Perché germogli noi dobbiamo diventare il Sé, dobbiamo
diventare Cristo, accogliere Cristo in noi come la nostra esperienza centrale.
Allora, in questo quadro in cui si narra tutta la vicenda umana, dai tempi
di Adamo ed Eva a questa barca in cui tutta l'umanità transita - quante
cose vi succedono, si vede anche una madre che allatta il suo bambino
- si giunge all'evento conclusivo: quello espresso dalla figura di un
uomo che cade dalla barca. Qual'è il senso di questa rappresentazione?
Ognuno di noi cade dalla barca della vita quando muore e, cadendo, in
qualche modo si arrende. E' un processo che accade nel momento della morte,
ma che dovrebbe realizzarsi anche mentre siamo vivi e coscienti, perché
è proprio nell'arrendersi totalmente a Dio la nostra possibilità di accogliere
Dio in noi. La figura del quadro ha le braccia aperte, esattamente come
il Cristo di cui parlavamo prima. Il gesto che chiamavo, anche se un po'
impropriamente, un gesto di esultanza, è in realtà il gesto supremo della
realizzazione spirituale. Il sacerdote apre le braccia nello stesso modo
quando prega. Non è il gesto di una volontà, di un'ambizione, di un possesso,
ma è il gesto di arrendersi alla volontà di Dio perché, a questo punto,.
uno ha capito che la volontà di Dio è la nostra stessa volontà, è il succo
del nostro essere, di cui non ci rendiamo conto solo perché siamo accecati
dall'ignoranza, che ci porta a far prevalere le nostre piccole volontà
sulla volontà cosmica. |
1999.11 Il cammino (Resurrezione)
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Questo quadro ci porta alla stessa
tematica, anche se in altra forma. Anche qui si racconta tutta la storia
dell'umanità, anzi dell'intera evoluzione. Si vede addirittura un dinosauro,
poi una folla di gente che lungo gli evi, lungo tutta l'evoluzione cammina,
cammina, e giunge a un certo momento all'evento cruciale della croce.
Nel quadro c'erano delle grandi sbarre, ad esprimere la chiusura della
condizione umana, ma ne sono rimasti dei frammenti, anzi uno solo, che
è la croce. Si vede una delle figure nell'oscurità che è in ginocchio
davanti alla croce, si vede anche che quando esce da questa adorazione
è già cambiata, è stata dipinta in rosa perché ha ricevuto vita, grazia
da questo straordinario evento Poi, fra tante figure, ce n'è una terminale,
un uomo sdraiato che potrebbe essere il Cristo deposto, e infine questa
stessa figura che solleva il busto e dirige un braccio verso l'angelo.
Il quadro è stato dipinto in fasi successive. Nella prima edizione, l'incontro
con l'angelo era rappresentato in modo molto sereno, come se fosse facile
far entrare in contatto la parte materiale di noi e la parte spirituale.
Col tempo è invece diventato molto più drammatico: il volto dell'uomo
che cerca e invoca l'angelo è l'espressione stessa del dolore più assoluto,
dell'oscurità in cui noi ci dibattiamo. Quante volte abbiamo rappresentato
l'angelo come un essere che vuole parlare a noi, mentre l'uomo era rappresentato
come se guardasse dall'altra parte. Poi c'è stato un momento in cui il
principio spirituale e quello materiale, quello divino e quello umano,
erano uno di fronte all'altro, ma questa volta era l'uomo che aveva il
viso coperto e che non riusciva quindi a vedere. A questo fatto di non
potere e non riuscire a vedere, segue adesso l'interpretazione del quadro,
in cui l'uomo non rifiuta il divino ma anzi tende ad esso con tutte le
sue forze, ma questa volta, apparentemente, è il divino che guarda |
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dall'altra parte. C'è quindi
una totale incomunicabilità? Io ne darei una lettura migliore....tutta
la storia umana, questa lunghissima evoluzione nel dolore - noi non ce
ne rendiamo conto abbastanza, ma tutta la nostra storia è fatta di persone
che hanno perso i loro cari, che hanno perso se stessi, ogni speranza,
che hanno scoperto di essersi dedicate a qualcosa di completamente illusorio
- giunge alla necessità di una consapevolezza: Emergendo da questa esperienza.
finalmente un uomo incrocia il divino, il suo prossimo passo è di diventare
l'angelo, "Quello", come dicono gli induisti. Quindi non è che l'angelo
guardi dall'altra parte. Il prossimo passo dell'uomo è di diventare questo
essere di luce, che è quanto dicevamo prima, parlando di Psiche assunta
fra gli Dei. Nell'ottica pagana questo passaggio sublime avveniva come
il coronamento di una storia di amore, sia pure con moltissime sofferenze.
Nell'ottica cristiana, esso avviene invece con un travaglio interiore
che non sembra aver più nulla a che vedere con la bellezza, con l'eros.
Sono diversi piani, che io non vedo però distanti ma, al contrario, profondamente
uniti. L'eros è l'amore a livello vitale, istintivo, emozionale, ma Do
è l'amore in un senso sublime e Cristo è proprio il messaggero dell'amore
per eccellenza. Quindi siamo sulla stessa linea, anche se Il titolo del
quadro "Resurrezione" ci dà d'altra parte tutto il senso della vicenda
umana che, attraverso l'amore e il dolore, la vita e la morte, deve giungere
alla vita eterna. La figura oscura del quadro, che si solleva dalla morte
per incontrare l'angelo è in realtà il Cristo che risorge. Il suo braccio
si incrocia con quello dell'angelo, come a sancire la "nuova alleanza",
il patto l'accordo vittorioso che pone fine alla morte. Ne vediamo poi
la trasformazione in angelo luminoso, accanto alla stessa croce che è
ormai diventata un simbolo di luce. |
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Ecco, questa è la storia che voluto raccontarvi.
Negli incontri successivi - mi pare che ce ne siano ancora un paio - vedremo
come questo cammino, che è un cammino interiore, deve poi uscire
dalla sua interiorità per donarsi anche come progetto di vita,
di costruzione. Deve essere non solo una rifondazione del nostro animo
ma della città dell'uomo, e questo ci riporterà un momento
all'architettura, non per i suoi valori specifici ma come simbolo del
progettare, del fare. Quando si incontra la luce, bisogna infatti saper
anche agire e cercare, nei piccolissimi limiti delle nostre possibilità,
di trasformare non solo noi stessi ma il mondo.
Detto questo, ne possiamo parlare adesso con un po' di dibattito. Per
esempio, io ho molto insistito sull'idea del Sé, dell'Atman dentro
di noi. Qualcuno di voi non la condividerà, altri magari non ne
hanno mai sentito parlare, si parla spesso in modo generico della nostra
anima, e in modo altrettanto generico di un Dio che si trova chissà
dove, o di Gesù Cristo, ci si fanno delle immagini. Ma questa idea
che Dio è in noi e che è la nostra vera realtà quanto
vi convince?
Non è certo una mia invenzione personale, ma è il fondamento
di tutte le religioni, anche se va talvolta riscoperto sotto le sovrastrutture
culturali che l'hanno col tempo celato. Nelle religioni orientali tale
fondamento è più visibile e condiviso, mentre nel cristianesimo,
si è piuttosto portati a collocare Dio su un piano nettamente distinto
da quello umano, salvo ritrovare in Gesù Cristo una possibilità
di mediazione. Ci soccorre però San Paolo, quando afferma di non
vivere più come persona, come personalità ma che in lui
vive Cristo.
E' questo il clou della questione, il centro dell'esperienza umana, che
abbiamo chiamato anche il Sé. Abbiamo messo in evidenza che Egli
vive in ognuno di noi, anche se nell'oscurità, oltre a sembrare
talvolta sommerso, amputato o nascosto dietro delle false apparenze. E'
quindi questo il senso del cammino umano: nello svelare il Sé interiore,
nell'identificarci sempre di più con lui, che vuol dire anche conquistare
la speranza, la certezza anzi dell'eternità della vita. Sono solo
le nostre piccole vite personali che hanno un termine, mentre la vita
eterna, che Gesù ha sempre promesso, è proprio quella di
riconoscere la nostra divinità. Dio è eterno, lo Spirito
è eterno, e lo siamo anche noi in lui.
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