emozioni, degli impulsi distruttivi, mentre l’intelletto è esploso in un iper-sviluppo della ragione, della tecnologia, risultandone una società di massa, con la sua brutalità e il suo livellamento nel numero. La scissione dell’uomo non può che dar luogo alle città assurde in cui viviamo, così come è evidente che solo nella ricomposizione di questa frattura può esserci l’inizio di una nuova e vera civiltà.
Il discorso sulla città che vorremmo realizzare comincia quindi con uno sguardo alla vita interiore, alla sua scissione, alla sua ricomposizione a somiglianza di un organismo naturale equilibrato come la pianta. Il libro procede però oltre questa analogia, poiché la città conosce anche aspetti di vita paragonabili più all’animale che al vegetale e, procedendo, più all’uomo che all’animale, per assurgere talvolta all’espressione di ciò che è al di là dell’uomo o ne è l’espressione più alta. Non si pone per questo l’uomo come ideale astratto, ma si riconosce nella famiglia la prima cellula della società, così come le case sono cellule della città. Lo studio di queste analogie può essere molto fruttuoso. La struttura stessa del nostro organismo, il suo processo di sviluppo dall’embrione alla nascita, ci portano a pensare idee nuove sulla città, idee che non hanno nulla in comune con le ideologie o le astrazioni che hanno fuorviato gli studi urbanistici. C’è un’intuizione feconda che percorre tutto il libro, che è quella di leggere non solo la città, ma la civiltà e l’universo stesso, in armonia e analogia con l’uomo, il suo organismo, le sue età, lo sviluppo del suo pensiero, una finalità trascendente che appare non solo come scopo della sua evoluzione ma come ragion d’essere della sua vita e di quella dell’universo intero. La città a immagine e somiglianza dell’uomo significa appunto questa connessione, che è anzi una identità.
Il sito di Milano, fra il Ticino e l’Adda (stato attuale) |
| Seconda parte
Come un’anima si incarna in un corpo, così il principio che si è delineato, fatto di pensieri, di intuizioni, di un senso religioso della vita, decide di scendere in una realtà concreta per sperimentarne la trasformazione a sua immagine, e per far questo ritorna idealmente agli inizi in cui Milano era un incrocio di cammini campestri nel mezzo della pianura, da cui il suo nome Mediolanum. Ne è nata una tipica città radio-centrica,
con una morfologia simile a quella di una pianta o anche di una tela di ragno, con tante strade radiali e circolari. Anche quando il primitivo villaggio è divenuto una città Romana, anzi la capitale stessa dell'Impero nel suo ultimo secolo, questa impostazione urbanistica non è stata modificata.
Essa è rimasta poi la stessa anche nei millecinquecento anni successivi, dalla cerchia Romana alla cinta dei Navigli, alle mura Spagnole, alle circonvallazioni della città attuale, e infine alle autostrade tangenziali che la circondano oggi.
Gli urbanisti del nostro tempo hanno considerato per lungo tempo questa conformazione come una banalità e magari un errore da correggere, mentre Vittorio Mazzucconi, ponendosi all'ascolto non solo della forma.
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